Sotto il Campanile 14 aprile 2019

Pubblicato giorno 13 aprile 2019 - NOTIZIARIO

 

 

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Domenica delle Palme
14 Aprile 2019 – Foglio n. 69
I giovani sono “l’adesso di Dio”

Con la Domenica delle Palme inizia la Settimana Santa, la più importante dell’anno, nel-
la quale celebriamo i misteri fondamentali che salvano l’uomo: la morte e la resurrezione di
Gesù. La processione con le palme e gli ulivi ci fa rivivere l’ingresso di Gesù in Gerusalemme.
Gesù entra nella “Città Santa” per l’ultima volta.
Sente che “è giunta l’ora” di dare compimento definitivo alla sua missione. Percorre le strade
e sale al tempio da re, con segni chiari e precisi di regalità: il montare un asinello è riferito alla
storia di Salomone e più in particolare alla profezia messianica di Zaccaria: “Egli cavalca un
figlio d’asina”. La gente lo riconosce e lo acclama:
“Benedetto Colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele”.
Nello stesso tempo, però, l’ingresso di Gesù ha qualcosa di oscuro, di poco comprensibile:
entra in mitezza, con umiltà, senza esercitare il potere sovrano.
Non ha soldati, che lo accompagnano, né insegne di dominio.
Nella città di Gerusalemme sarà imprigionato, giudicato, torturato, ucciso. Entra in
maniera così semplice che – dice Giovanni – neppure i suoi discepoli capirono quello
che stava accadendo.
Gesù sembra scontentare tutti. Coloro che volevano la chiarezza trionfale della sua
manifestazione rimangono delusi e si accorgono che qualcosa non va secondo le
loro aspettative. Ma anche coloro che avrebbero voluto insistere sulla mitezza umile
di Gesù, si stupiscono, perché accetta gli onori di re. Il riconoscimento pubblico, so-
lenne, glorioso li sconcerta, li rende dubbiosi.
Ma questa è la strategia di Dio. Gesù si manifesta poco alla volta attraverso chiarezze
e oscurità, che vanno da noi valutate e accolte, per poterlo comprendere come egli
è: non un Messia secondo le nostre attese solo di chiarezza e di forza oppure solo di
mitezza e nascondimento. Gesù rappresenta la novità di Dio, il venire di un Dio diver-
so da come lo attendiamo, che ci chiama ad un tipo di esistenza nuovo e sconvolge
ogni nostro parametro.
La chiarezza e l’oscurità di Gesù si riflettono nella Chiesa. Essa nel suo modo di pro-
cedere ha la luminosità e la forza della parola, la capacità di promuovere l’impegno
civile, umano, sociale, politico, si fa anima della società nella quale vive. Ma è se
stessa anche quando si ritira in preghiera, si nasconde nell’adorazione, si prostra si-
lenziosa davanti all’Ostia Eucaristica, accetta l’umiliazione e la prova, subisce violenza
e persecuzione, viene abbandonata e derisa, conosce lo scandalo del male. Quando
unisce forza e debolezza, luce e oscurità, la Chiesa è vera, cammina come camminava
Gesù, rivela agli uomini la forza e la potenza di Dio, il suo farsi simile a noi, manifesta il
volto del Padre misericordioso, giusto, buono.
Ogni cristiano vive in se stesso il mistero di Cristo e della Chiesa. C’è il momento della
chiarezza e quello del nascondimento, l’ora dell’umiltà e quella della gloria. Ci sono i
giorni dell’azione generosa e impegnata e quelli della contemplazione e della preghie-
ra. Agli applausi delle folle seguono gli insulti di chi si allontana e ferisce. Nei giorni della
Settimana Santa ci verrà data la chiave di questo atteggiamento misterioso. È Gesù.
Nella sua passione e morte c’è l’estremo limite della mitezza, della debolezza, dell’u-
miliazione. Nella resurrezione e nella gloria appare la potenza irresistibile della Parola,
che attira e affascina.
Noi stiamo in questo mondo col desiderio di seguire Gesù. Il nostro compito è di essere
comunità cristiana non diversa da quella che è stata la sua presenza in mezzo a noi. La
Settimana Santa ci aiuterà, attraverso la commozione del cuore, a trovare la giusta via
perché questo cammino di Gesù continui ancora oggi nella Chiesa, in noi, sulle strade
del mondo.
La domenica delle Palme coincide con la Giornata Mondiale della Gioventù. I ragazzi/e
d’oggi sembrano fragili, deboli, non temprati dalla fatica e dal sacrificio. Sono i figli della
civiltà dei consumi, che vogliono tutto e subito. Eppure possiedono tantissime energie
positive. Sono capaci di costruire una relazione autentica e profonda con Dio. Con la
loro sete di trasparenza senza compromessi aiutano la Chiesa a rinnovarsi e a purifi-
carsi. Si mobilitano per un mondo più pulito e giusto. L’adolescente Carlo Acutis, addi-
tato qualche giorno fa da Papa Francesco come esempio di santità dell’era internet, è
l’icona di una gioventù meravigliosa. Riposa da qualche giorno ad Assisi nella Cappella
della “Spogliazione” di San Francesco. Nella sua giovane età – morì a Monza nel 2006
a 15 anni per una leucemia fulminante – non rinunciò alla bellezza di una vita ricca di
stupore per le meraviglie della natura, fino all’ebbrezza della più moderna tecnologia
informatica. Un genio. Ma immise in tutto questo il sapore del Vangelo. Se ne servì per
comunicare il bene, per costruire nel mondo del web una rete di solidarietà, per additare
la meraviglia eucaristica, la sua “autostrada per il cielo”. È stato un cantore della vita e
del bene. Ha fatto della gioventù “una gioia, un canto di speranza, una beatitudine”, che
ha affascinato. Così sono i giovani. Assomigliano a quelli di Gerusalemme che in Gesù
hanno visto il mondo nuovo e gli sono corsi incontro festosi ed entusiasti, fidandosi e
senza perdere tempo. A loro è chiesto di puntare in alto, di non avere paura a cercare
amore, intensità, passione nella propria vita, perché la bontà di Dio sa più di risalite che
di cadute, di riconciliazione che di proibizione, di nuove opportunità che di condanne, di
futuro che di passato. E io sono sicuro che ce la faranno e ci stupiranno, perché sono
“l’adesso di Dio”.
don Franco Colombini