CHIESA DALLE GENTI – Sinodo minore

Pubblicato giorno 20 marzo 2018 - Diocesi

Parrocchia S. Ambrogio V. e D.                                                                                18 Marzo 2018

Via Rimembranze 1

20090 Trezzano s/N  (MI)

 

CHIESA DALLE GENTI

La Comunità ha accolto con favore l’invito dell’Arcivescovo e ha cercato di decifrare il cammino che Dio sta

tracciando oggi per la sua Chiesa, calandosi negli eventi più significativi della storia contemporanea,

quali l’immigrazione di popoli provenienti da varie parti del mondo.

Abbiamo affidato a quattro gruppi parrocchiali il compito di riflettere, seguendo le schede della Diocesi:

il Consiglio Pastorale, la Caritas, l’Oratorio, la comunità delle Suore Nigeriane.

Con un incontro plenario abbiamo poi messo insieme le esperienze e i pensieri, unendoli in una unica sintesi.

Il lavoro è stato utile per leggere la nostra situazione di Chiesa e operare un discernimento pastorale.

Il Consiglio Pastorale ha constatato che la comunità cristiana è aperta ed accogliente verso gli stranieri.

Non pone barriere né fa ostracismo. È contenta di avere un volto variegato, anche se le presenze non sono di alta portata.

C’è piuttosto un po’ di paura e diffidenza da parte loro. Non si “buttano” nel nuovo che cercano, rimangono isolati preferendo i loro gruppi nazionali.

A tenerli lontani sono le diversità culturali, le difficoltà della lingua, i gravi tormenti subiti, le paure nascoste, la nostalgia dei legami spezzati.

Sappiamo di essere fratelli e sorelle in cammino, attratti dall’unico Mistero. Ci vuole pazienza e dare tempo al tempo.

Perseverando con fiducia e mantenendo il cuore aperto all’amicizia, diventeremo una sola famiglia. I nostri nemici sono la fretta e la delusione.

La ricchezza umana e spirituale, che gli stranieri portano dalle loro terre e dalle Chiese di origine, è un dono per l’intera comunità cristiana.

In oratorio i bambini sono di casa. Vivono con spontaneità. Giocano insieme senza badare ai colori della pelle, alle nazioni di provenienza, alla diversa religione.

C’è rispetto nei momenti di preghiera, quando ci si rivolge a Dio con fede e gratitudine. In questa convivenza fraterna vediamo il mondo di domani.

E comprendiamo che la bellezza del messaggio cristiano passa attraverso la bontà e la gioia di chi lo vive.

Alla Caritas si rivolge la maggior parte degli stranieri, bisognosi di aiuto, di essere presi per mano e accompagnati “dentro” il nuovo ambiente sociale.

La missione è difficile per la mancanza dei documenti, la scarsità del lavoro, l’impreparazione professionale e culturale, la carenza delle risorse.

Negli operatori c’è chiara coscienza che si sta giocando il futuro di uomini e donne, già molto provati, che Dio ama.

“Se l’ascolto di persone in situazioni di povertà e difficoltà richiede di per sé grande attenzione e prossimità, maggiormente lo richiede l’incontro con le persone,

che sono giunte nella nostra comunità ‘attraversando il mondo’ ”.

Si fa di tutto perché al Centro di ascolto gli stranieri, senza patria e lontani da casa, incontrino una famiglia che li accoglie, di cui fidarsi, dove ricevere affetto, sentirsi protetti e sicuri.  Il Vangelo passa attraverso la testimonianza della carità. Gesù è lì e si prende cura di loro. Non c’è bisogno di cercarlo. Si vede.

La presenza degli stranieri “è un bene anche per noi, ci interroga sul nostro essere persone, sulla nostra fede, sul nostro modo di accettare l’altro, sulla vita della comunità”.

La comunione fraterna è un dono e una responsabilità. C’è sempre qualcosa che divide e allontana.

Essere “Chiesa dalle genti” significa anche individuare ed abbattere le barriere che ci separano gli uni dagli altri.

La nostra – abbiamo detto – è una buona polenta, ma con molti grumi ancora da sciogliere.

In Parrocchia vivono tre Suore Nigeriane della Congregazione delle “Ancelle del Santo Bambino Gesù”.

La  comunità religiosa, che incarna la diversità nell’unità, è esempio e testimonianza di “Chiesa dalle genti”. Hanno avuto difficoltà di inserimento,

ma la “gente è contenta di averci”, dicono.  Questo è un bel segno.

 

Sono nate belle esperienze di comunione e amicizia:

  • Nella “Giornata dei poveri” abbiamo raccolto insieme i generi alimentari porta a porta per la Caritas,
  • la giornata si è conclusa con la cena in oratorio, dove alla stessa mensa sedevano famiglie di stranieri, famiglie italiane, adolescenti e giovani.
  • Nell’Eucaristia della domenica si è voluto sottolineare la paternità universale di Dio e la nostra fraternità con il “Padre nostro” recitato in più lingue
  • A Natale e Pasqua gli operatori Caritas e le famiglie degli assistiti (stranieri compresi) si scambiano gli auguri, portando ognuno qualcosa di proprio. Sono momenti umani, caldi, intensi, dove ci si sente a casa.
  • In un appartamento della parrocchia hanno trovato ospitalità quattro giovani “profughe” africane, seguite dalla Caritas Diocesana “Farsi prossimo”. C’è fatica di inserimento. Però, quando una di esse, ha perso il bimbo di appena quattro mesi, tutta la comunità se ne è fatta carico, è stata vicina condividendo il dolore. Nella Messa della domenica il piccolo Divine è stato ricordato con i canti delle loro terre, che hanno suscitato commozione.
  • In una catechesi per adulti abbiamo ascoltato la testimonianza di una di loro, che ha subito violenza dai guerriglieri, le hanno bruciato la casa con il fratello, sequestrato il figlio ancora bambino che non ha più rivisto.
  • In questi anni un giovane nigeriano si è fatto cristiano, a novembre un’altra ragazza della Costa d’Avorio ha iniziato il catecumenato

 

Sono tante piccole cose, che hanno aperto una nuova strada, dalla quale non è più possibile tornare indietro.