Sotto il Campanile 1 Gennaio 2023

Pubblicato giorno 29 dicembre 2022 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

 

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Capodanno – Giornata Mondiale della Pace
01 Gennaio 2023 – Foglio n. 206
“Il Signore ti benedica e ti custodisca” (Num 6, 24-27)

La storia della nascita di Gesù è sempre nuova. Ogni anno la ascolto dai Vangeli e sempre percepisco che ancora non mi ha detto tutto. Nasconde segreti, suscita sentimenti, getta fasci di luce su un mistero insondabile, mi appare come un granello di Infinto tra la polvere del tempo, svela i tratti dell’Eterno. È il prodigio che avverto davanti al presepe e lo sentii forte la domenica prima di Natale, quando i nostri ragazzi lo proposero in maniera mirabile sul campo dell’oratorio.
Era stato un giovane mendicante, innamorato di Dio, a organizzare la prima rappresentazione dal vivo della nascita di Gesù nella povera contrada di Greccio, a notte di Natale dell’anno 1223.

Francesco voleva “vedere con gli occhi del corpo” il Bambino nato a Betlemme, “i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. Fece indossare alla gente di Greccio le vesti degli antichi pastori, dei Magi, di Giuseppe e di Maria. Fu il trionfo degli umili.

Ora qualsiasi borgo sperduto può trasformarsi “in una nuova Betlemme” e gli abitanti trovarsi davanti a una storia vera, la parabola universale dell’esistenza. Nel presepe vivente dell’Oratorio, tra i canti e le tante voci, ebbi l’impressione di vedere un Dio alla portata di tutti, che si può toccare. Era là, in una bambina appena venuta alla luce, sotto la capanna di paglia, vicino alle capre e alle galline, scaldata dal fuoco, tenuta con affetto tra le braccia dei genitori quasi a voler proteggere la fragilità della vita nuda di Dio. Provai tenerezza davanti alla gioia di Maria e Giuseppe (Elena e Luca).

Sentii nel cuore la pace di chi accoglie con fiducia quello che viene da Dio, anche se non sempre è comprensibile.
A loro si associarono i Magi, i pastori, gli angeli. Erano tanti i nostri ragazzi a interpretarli, tutti con gli abiti del tempo, desiderosi di correre da Gesù, impazienti di dire qualcosa e donare quel poco che avevano. Penso spesso alla lezione dei piccoli. Perché erano felici e cantavano di gioia? Che cosa videro i pastori nella notte santa? Che cosa mai contemplarono di tanto straordinario da allontanarsi colmi di gratitudine, lodando e ringraziando? Solo un Bambino, nato tra le privazioni di una stalla. Accolsero la grandezza del dono e niente più. Si inginocchiarono davanti al suo umilissimo apparire, pieni di stupore, come davanti allo sbocciare di un fiore.

Quel Bambino, spoglio di ogni forza, ci attirava, era entrato nella nostra vita, fatto carne della nostra carne, ci trasformava, prometteva un futuro di pace, instaurava la vittoria sul male. Attorno alla capanna stavano i bambini di 2 Elementare con l’abito bianco e il
nastro dorato sulla fronte. Tenevano il lume acceso come tanti angeli ad abbracciare Gesù, fino a raggiungere le dimensioni dell’infinito, oltrepassare i confini dell’amore. Guardandoli, mi vennero alla mente i versi di Fernando Pessoa: “Egli è l’eterno bambino, il Dio che mancava. Egli è l’umano che è naturale, egli è il divino che sorride e gioca. È per questo che io so con assoluta certezza che egli è il vero Gesù Bambino”.

Quella sera, in mezzo a un campo di gioco, animato da luci come tante stelle deposte nelle mie mani vuote, ebbi la sensazione di vivere
un evento capace di far sussultare il mondo e la storia. Ero io il vero presepe.

Ogni uomo e donna è il luogo in cui Dio nasce. I credenti appartengono alla stirpe degli appena nati. Quale che sia la nostra età o la stagione, che ci troviamo a vivere, la verità è che noi siamo fino alla fine una cosa al suo inizio.
Un nuovo principio, come il 2023 che si apre con un messaggio di pace. “Nessuno può salvarsi da solo”. Ce l’hanno insegnato gli anni difficili della pandemia.
L’intera umanità sta sulla stessa barca e affronta congiunta il mare della vita, nel bene o nel male. Viviamo il primo Natale di guerra in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre i troppi conflitti del mondo, ereditati dal passato, resta- no ancora aperti. Siamo nel vivo di quella “guerra a pezzi”, di cui da tempo parla Papa Francesco. Poco ascoltato. Essa porta dolore, morte, devastazione, fame,
freddo, povertà, miseria, fuga lontano da casa, esilio.
L’ordine e la tranquillità mancano pure dove i diritti vengono calpestati e chi li difende, sognando una società più giusta e libera, viene condannato a morte.

Nel buio dei nostri tempi risuona più forte che mai la voce della ragione e della sapienza: “Abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri”. Impegnarci per realizzare la fratellanza umana è sempre più necessario. Dentro le città va fatto risuonare il grido della pace, perché qualcuno finalmente si decida ad ascoltarlo, ridia speranza, cambi il corso delle cose, non rimanga spiazzato da eventi che sembrano
insormontabili, cerchi la risposta del “noi” e non quella dei tanti “io” in lotta tra loro.
Le generazioni passate riuscirono ad annullare la schiavitù. Ora serve un passo in avanti per abolire la guerra. Non è un’utopia, ma un sogno da realizzare. Ce la faremo, se ripartiremo nel 2023, rimettendo al centro la parola “insieme”, quella che rende tutti più forti. E più bello.

don Franco Colombini