Sotto il Campanile 1 Ottobre 2023

Pubblicato giorno 29 settembre 2023 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

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IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI

FESTA DELLA MADONNA DEL ROSARIO

01 Ottobre 2023

Provocato da un dottore della Legge su quale fosse il più grande comandamento, Gesù declina l’amore con l’amare: “Amerai il Signore
Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. questo è il grande e il primo comandamento.

Il secondo poi è simile a quello: amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22, …).

L’amore nasce spontaneo.

Ce lo ritroviamo nel cuore e nella vita. Si diffonde come i raggi del sole. Non può essere fermato.
Lo vediamo ogni giorno in chi ci vuol bene. Bisogna ascoltarlo, scorgerlo là
dove Dio l’ha posto, anche nelle fenditure più segrete della nostra umanità
ferita. È commovente vedere l’amore che ci attraversa! Spesso nemmeno ce
ne accorgiamo. All’Amore – a Dio che è Amore – si risponde con l’amore.
il 30 agosto, nel corso dell’Udienza Generale, il Papa ha annunciato un aggiornamento sulla cura dell’ambiente per il 4 ottobre, Festa di S. Francesco d’Assisi: “In quella data ho intenzione di pubblicare un’esortazione, una seconda Laudato Si’.

Uniamoci ai nostri fratelli e sorelle cristiani nell’impegno di custodire il Creato come dono Sacro del Creatore. È necessario schierarsi
al fianco delle vittime delle ingiustizie ambientali e climatiche, sforzandoci di porre fine all’insensata guerra alla nostra Casa comune, che è una guerra mondiale terribile”. L’amore è una cosa meravigliosa. Genera artigiani di pace e di giustizia, che fanno bella la terra, dove Dio ha collocato l’umanità, di generazione in generazione.
La mostra, allestita dalle Acli e dai giovani nel Centro Parrocchiale, e lo scritto di Daniela Fassini, apparso sul quotidiano Avvenire, aiuteranno la nostra riflessione.
In questa domenica accogliamo don Frederic Maemba Liwoke come un dono mandato da Dio per la nostra comunità.
IL GRIDO DEI GIOVANI SUL CLIMA. PERÒ ADESSO ASCOLTIAMOLI!
Alcuni non li sopportano proprio, altri non li prendono in considerazione o ad- dirittura li deridono. Eppure, i giovani per il clima hanno fatto molto. Da quan- do nel 2018, per la prima volta, l’attivista svedese Greta Thunberg ha iniziato
a scioperare da scuola, ogni venerdì, per sedersi davanti al Parlamento con un cartello, che a lettere cubitali chiedeva nuove politiche contro il riscaldamento globale, l’onda verde dei giovani è diventata inarrestabile.
In molti hanno seguito le sue tracce, davanti a governi, comuni, piccoli palazzi
istituzionali. In tutto il mondo. Anche e soprattutto in quei Paesi dove è difficile
fare i conti con un clima che diventa sempre più caldo, con piogge torrenziali
che spazzano via interi villaggi, la siccità che si mangia le terre dei contadini e
le piccole isole da sogno che vengono inghiottite dall’innalzamento del mare. E
poi ancora ai summit globali, alle assemblee delle Nazioni Unite, davanti ai big
di tutto il mondo, capaci solo di dire “bla, bla, bla”.

Quelle tre sillabe urlate dall’attivista svedese, che hanno fatto storia, ma ancora una volta solo sotto il segno
della spettacolarizzazione.
Ecco, dopo solo 5 anni e con una rapidità che ha sorpreso persino gli stessi
scienziati, quelli che nel 2009 hanno ricevuto il premio Nobel per gli studi sul
cambiamento climatico, lo “spauracchio” dei giovani urlanti nelle piazze è qui
sotto i nostri occhi. Con le recenti ondate di calore, con gli incendi in Sicilia,
Puglia e Calabria, i ghiacciai delle Alpi che si ritirano e la superficie del Mediterraneo che è sempre più calda.

E proprio l’Italia, nel cuore del Mediterraneo, hotspot del cambiamento che fa paura, non può a questo punto restare a guardare.
È vero, adesso c’è la conoscenza. Sappiamo perché certi fenomeni accadono.
Grazie agli scienziati e ai ricercatori, ma anche e soprattutto ai nostri giovani,
che si sono lette pagine e pagine di trattati scientifici e le hanno sapute condividere con il resto del mondo. Non c’è scusa che tenga ormai davanti all’evidenza:
i giovani non solo vanno ascoltati, ma a questo punto le loro richieste devono
tradursi in fatti. Bisogna mettere a “reddito l’enorme impegno collettivo. Il loro
investimento di energie e passione civile. Perché è soprattutto sulla loro pelle
che si gioca la sopravvivenza su questo pianeta.
Siamo passati dal sit-in, alle azioni “non violente” ma molto irritanti e – a dire il
vero – poco impattanti, perché ogni volta si guarda al dito (il monumento preso
di mira) e non alla luna, (il clima), fino alle lacrime di Giorgia, la giovane che ha
condiviso la sua eco-ansia, la sua paura per il futuro legata al riscaldamento globale.

E lo ha fatto in modo così appassionato da commuovere anche il ministro
dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Per pochi istanti è sembrato che anche
il titolare del dicastero forse oggi più importante (perché lo è per tutte le attività
umane, per il nostro mondo produttivo e finanziario) si fosse convinto: che era
giunto il momento di agire. Se non azzerare, quantomeno ridurre il consumo
delle fonti fossili. Ma poi quella frase sibillina: la forza del dubbio. Quella “forza
del dubbio” che mette in forse il cambiamento climatico, il riscaldamento globale.
C’è ancora bisogno di spiegarlo? Devono continuare ad alzare la voce i nostri
giovani? Devono veramente ancora convincere qualcuno che qualcosa è cambiato e

rischia di esserlo in modo irreversibile per la sopravvivenza del pianeta?

Siamo fuori tempo massimo, ormai. Partiamo allora dall’Italia, da noi. Dove
ogni anno il caldo è concausa di morte per 18mila persone (siamo il Paese con
il maggior numero di vittime legate alle ondate di calore), ma anche dove lo
smog e l’inquinamento atmosferico della Pianura Padana sono a tali livelli record
di tolleranza da costringere a modificare i parametri della tolleranza europea.
Ascoltiamo i nostri giovani, ascoltiamo Giorgia, che piange e ci chiede di fare
qualcosa, senza deridere lei e i suoi coetanei per la loro preoccupazione. È un
tema che non dovrebbe essere considerato né di sinistra né di destra. Non è
troppo tardi. Abbiamo le conoscenze e i mezzi per agire
don Franco Colombini