Sotto il Campanile 10 Aprile 2022

Pubblicato giorno 9 aprile 2022 - Avvisi, NOTIZIARIO

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Sesta Domenica di Quaresima delle Palme
10 Aprile 2022 – Foglio n. 180
L’arco di guerra sarà spezzato (Zac 9, 10)

Sei giorni prima della Pasqua Gesù si recò a Betania in casa di amici. Cercava pace, tranquillità, serenità. “L’ora” si avvicinava. Aveva voglia di tirarsi fuori dalla burrasca dell’incomprensione e dell’odio, ormai imminente. Lazzaro, Marta e Maria lo accolsero con affetto. Spesso gli eventi della vita ci stupiscono. Sorprendono. Racchiudono un mistero, che non si lascia afferrare. Come il gesto di Maria, la quale senza dir nulla, “prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12,3). Gesù si lasciò amare. Ne aveva bisogno. Penso che in quel momento abbia chiuso gli occhi e si sia perso nell’abbraccio del Padre. Ci sono ore nelle quali Dio è accanto senza dire una parola. La sua presenza si sente nell’aria, nella quiete dell’anima, nella vita che pulsa dentro. Una carezza, un sorriso, una parola buona, … sono il tocco dell’Eterno, che in punta di piedi si avvicina e parla al cuore stanco della sua creatura.
Giuda non comprese l’intensità del momento. Lo aveva già tradito. Aspettava il giorno giusto per consegnarlo ai Giudei. Ruppe il silenzio sostenendo la tesi del pauperismo per fare del bene. “Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?” (Gv 12,5). Una domanda piena di disprezzo verso Gesù e il suo messaggio d’amore. Capita sovente di assistere al triste spettacolo di gesti e parole evangeliche in caduta libera. Il perdono è confuso col lassismo. La misericordia la si oppone alla giustizia. La vicinanza umana viene interpreta come calcolo e interesse personale. Parole abusate, vuote. Dicono invidia, gelosia, superficialità, odio. Sentenziano una condanna severa e inappellabile. Coprono l’incapacità a stare stupiti davanti all’alta statura di chi semplicemente ama, consumandosi senza misura. Contento di amare. Come Maria, che coglie di sorpresa, si comporta senza ostentare alcuna spiegazione, libera, appagata dal sapere che Gesù la sta guardando ed è felice. I semplici capiscono il linguaggio del cuore e gioiscono. “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”.
Forse fu proprio l’amore di questa umile donna a dare slancio a Gesù e a sostenerlo nella decisione di abbandonarsi alla volontà del Padre. Il mattino seguente scese in fretta a Gerusalemme. Una gran folla, giunta in città per la Pasqua, gli corse incontro. Prese dei rami di palma e gli fece festa, gridando “Osanna, benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele”
(Gv 12, 13). Il Messia desiderato finalmente era giunto. Iniziava una nuova éra. L’umanità intera avrebbe conosciuto la benedizione di Dio, come era stato promesso. Il popolo ne era convinto, attratto dal suo sguardo amorevole, capace di cogliere la bellezza di ognuno e di compatirne la fragilità. Ancora oggi si posa così sulle genti del mondo, sulle varie culture e civiltà, su noi. In esso traspare il volto di Dio.
Gesù entrò nella Città Santa come un re cavalcando un asinello. Secoli prima il profeta Zaccaria lo aveva previsto: “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco a te viene il tuo re. … Farà scomparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti” (Zac 9, 9-10). Fu un ingresso trionfale, l’inizio della Settimana Santa, il culmine della sua vicenda terrena. Quanto vorrei che tutto questo fosse già realtà! Tutti desideriamo che i carri da combattimento e le armi non dettassero più legge in nessun angolo della terra e la guerra venisse ripudiata per sempre dalla coscienza civile e morale dell’umanità! il suo carico di morte e di devastazione, la scia di sangue, il prezzo sempre alto delle vittime innocenti, il triste corteo di donne e bambini sfollati senza terra né casa, gli strascichi di odio e di vendetta ci inducono a rifiutarla con tutte le nostre forze. Al Messia mite e umile di cuore noi oggi chiediamo la pace per il mondo intero, ripetendo il grido forte e solenne del primo Successore di Pietro in visita alla Comunità delle Nazioni Unite: “Mai più la guerra! Mai più!” (Paolo VI).
La sua fu una voce profetica, la stessa che continua a guidare la storia, come ricordò l’allora Card. Joseph Ratzinger nel 2000, all’indomani della rivelazione del terzo segreto di Fatima: “Non significa predire il futuro, ma spiegare la volontà di Dio per il presente e quindi anche indicare la retta via verso il futuro”. A ben guardare è questa la profezia che spinse Benedetto XV a denunciare nel 1917 la Prima Guerra mondiale come “inutile strage”, indusse Pio XII ad ammonire alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale: “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”, fece scrivere a Giovanni XXIII la Pacem in terris in piena guerra fredda, ispirò a Paolo VI di istituire la Giornata Mondiale della Pace, portò Giovanni Paolo II a definire la guerra del Golfo un’ “avventura senza ritorno”. Francesco si inserisce in questo alveo. Rivela una visione che riannoda passato, presente e futuro sotto lo sguardo di Dio: “Abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Ci consacriamo a Maria per entrare nel piano di pace di Dio per il mondo”. La storia dell’ultimo secolo, purtroppo, testimonia come la profezia dei Papi sia stata tragicamente ignorata dalle grandi potenze.
Siamo discepoli di un Maestro, che si è piegato a lavare i piedi. Ha tolto il peccato del mondo donando se stesso in sacrificio. Ha sanato i cuori feriti dall’orgoglio. Ha chiesto di amare i nemici e di fare del bene a coloro che operano il male. Ha invitato a rimettere la spada nel fodero. Ha chiamato beati gli operatori di pace. Ha perdonato i suoi persecutori. Ha indicato nel dialogo paziente e nel confronto anche serrato la soluzione di ogni controversia. Ha aperto una nuova strada alle istituzioni che con fatica perseguono la concordia tra i popoli e un ordine mondiale più giusto. Ci sollecita a offrire il nostro aiuto per ricostruire quanto una inaccettabile guerra sta distruggendo. Ci fa sognare un mondo diverso, per non condannarci da soli al declino e al tramonto.
don Franco Colombini .