Sotto il Campanile 10 giugno

Pubblicato giorno 9 giugno 2018 - NOTIZIARIO, Senza categoria

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Domenica III dopo Pentecoste
10 Giugno 2018 – Foglio n. 39
Festa dell’Oratorio e inizio dell’oratorio estivo

Dio ha creato l’uomo e la donna. Con questo gesto ha portato l’amore nell’universo.

Essi “non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mc 10, 8-9).

Nell’unità della famiglia vive l’amore di Dio che ci vuole felici. Appare il volto misericordioso, che abbiamo conosciuto in Gesù, quando ha perso la vita per noi. “Avendo amato i suoi, che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1).

Ogni casa è sacramento della Presenza di Dio. L’amore dell’uomo e della donna, santo e sublime nella sua umanità, è la dimora di Dio con noi.

La chiesa è la famiglia dei figli di Dio, che si amano con affetto fraterno, dove il più grande è il più piccolo e il servo di tutti. La primitiva comunità cristiana è il modello da imitare. I discepoli di Gesù “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera. Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo” (At 2, 42-47). La Chiesa è la presenza di Gesù Risorto in mezzo a noi nella famiglia dei suoi discepoli, riuniti nell’amore.

L’opera di Dio è raccoglierci, metterci insieme, unirci nella fratellanza, abbattere le frontiere, costruire ponti. Il potere e il denaro creano ingiustizia e oppressione, rendono gli uomini nemici. Per odio e supremazia si combattono e si trasformano in lupi, sbranandosi a vicenda.

Giovedì 31 maggio alcuni PELLEGRINI della nostra Parrocchia si sono recati alla MADONNA DEL BOSCO e a SOTTO IL MONTE a rendere omaggio al Papa della Pacem in Terris. In un momento difficile nella storia dell’umanità, a un passo dalla guerra nucleare, Giovanni XXIII offrì al mondo la sua ultima enciclica, indicando i fondamenti per costruire un nuovo ordine internazionale. Realizzò la sua missione di pastore universale, come quella di Gesù: “Riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11, 51-52). Il mondo è la casa di ogni uomo e donna, dove vivere liberi e in pace. Nella concordia splende il volto di Dio che è Padre.

La città è luogo di incontro, convivenza, aiuto e sostegno, amicizia, sicurezza. È la casa comune di chi la abita. Tutti ci conosciamo e ci chiamiamo per nome. Condividiamo i momenti della gioia, della fatica, del dolore. Ci diamo una mano per sostenerci a vicenda e migliorare la qualità della vita. Così faranno i nostri ADOLESCENTI nelle settimane estive di ORATORIO FERIALE, animando il tempo libero dei ragazzi con giochi, gite, escursioni, teatri. “ALL’OPERA!”, questo è il motto. “Essi dicono alla città di come noi siamo alleati del bene e del futuro di questa città e confidiamo che le istituzioni siano sensibili a questa possibilità di lavorare assieme per questa città, che ci sta a cuore, che vogliamo sia bella, serena, accogliente, capace di venire incontro alle necessità dei cittadini”. Così l’Arcivescovo Delpini si è rivolto ai Cresimandi a S. Siro.

E lui per primo ha dato l’esempio venendo a Trezzano lo scorso 25 Maggio in visita agli operai della RIMAFLOW, per testimoniare come costruire “la città felice: dove abita il silenzio, si seminano parole buone e si guarda tutto con uno sguardo benevolo”. È venuto senza sfarzo, in umiltà, come un padre, un fratello, un amico. Li ha ascoltati, ha visitato lo stabilimento con le attività occupazionali, è entrato nei cuori ricevendo le confidenze. Si è soffermato con ognuno con la giusta parola, che andava diritta all’animo. Un gesto – il suo – che invita la città a guardare, a non andare di fretta, a porre attenzione alla gente, che vive, lavora, spera. Attende una mano di solidarietà e di amicizia, una spinta e un aiuto per andare avanti, anche solo uno sguardo buono e rispettoso che infonde fiducia. Da Vicario Episcopale era venuto ad incontrarli quando erano in lotta per il posto di lavoro, ora è ritornato a incoraggiarli, a ONORARE LA DIGNITÀ DELLA LORO FATICA E LO SFORZO PER INVENTARE AZIONI NUOVE. Li ha invitati a non essere uomini e donne esaltati, che guardano al futuro sognando l’impossibile, né persone deluse, ripiegate su se stesse in un lamento continuo. Ha chiesto di costruire un cammino concreto, graduale, come una pianta che cresce. Non esiste la perfezione nelle cose. È possibile commettere errori di valutazione e progettazione, ma la buona volontà, la sincerità degli intenti, la responsabilità di portare a casa il pane quotidiano per i propri figli, la chiamata a migliorare la società lasciando qualcosa di positivo per chi verrà dopo di noi, offre la forza per rialzarsi, ricominciare, andare avanti sostenendosi a vicenda, di tappa in tappa, verso il bene comune. Nella fatica di chi ogni giorno si impegna per la giustizia vive lo Spirito del Risorto, che ci raccoglie in unità, ci fa casa, famiglia, rende nuova la terra. Padre, madre, figlio, fratello, sorella, … sono le nuove parole che Dio mette nei cuori. Ascoltandole, ci ritroveremo l’uno a fianco dell’altro, ci comprenderemo, lavoreremo insieme. L’amore è la chiave che risolve ogni problema.

don Franco Colombini

A tutti auguriamo BUONE VACANZE!
“Sotto il campanile” in questi mesi ci lascia e ritornerà con il mese di settembre