Sotto il Campanile 12 Giugno 2022

Pubblicato giorno 11 giugno 2022 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

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Domenica della Santissima Trinità
12 Giugno 2022 – Foglio n. 189
Il Signore ci aspetta per farci battere il cuore

La festa della Santissima Trinità è una sosta di contemplazione. Ripropone la bellezza di un mondo che mi precede, mi appartiene, mi attende. Come andare in montagna e camminare nel silenzio. Raggiunta la vetta, in alto, mi lascio andare. Mi perdo nell’Eterno, nell’Infinito, nel Bene sommo, nell’Amore senza tempo, nella Pace assoluta. Dimentico il passare delle ore. Si affievolisce la voce della città e il richiamo della valle fino a scomparire nel fruscio del vento o nell’ultimo raggio di sole. Mi sento invaso della gioia del Cielo. Gesù ha parlato di Dio con tenerezza indicibile. Lo ha raccontato, dispiegando con passione, il mistero che lo abitava dentro. Ha rivelato la presenza del Padre nel Figlio come una cascata d’amore, che investe il mondo, senza giudicarlo. “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, lui ce lo ha rivelato” (Gv 1, 18).
Mi viene alla mente il dialogo notturno con Nicodemo. Fu una rivelazione sorprendente. Solo Gesù poteva parlare in quel modo. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Gv 3, 16-17). Emerge nitido il volto di un Dio che sfora, tenta, rischia, si getta nell’oceano umano, sbilanciato, fuori di sé, proteso verso di noi, incapace di esistere per sé solo. È Padre, Figlio e Spirito Santo, Trinità, Persone che si amano. Non uno, più uno, più, uno, che fa tre. Ma uno, per uno, per uno, che fa sempre uno. Dio è Amore.
Ricordo in “Decalogo 1” – lo straordinario capolavoro di Kieslowski – una scena del bambino protagonista. Mentre giocava al computer, all’improvviso si fermò e chiese alla zia, per la quale nutriva un affetto profondo: “Com’è Dio?”. La zia lo guardò in silenzio, gli si avvicinò, lo abbracciò, gli baciò i capelli e gli sussurrò: “Ora come ti senti?”. Pawel, che non voleva più sciogliersi da quell’abbraccio, alzò gli occhi e rispose: “Bene. Mi sento molto bene”. E la zia continuò: “Ecco, Pawel, Dio è proprio così”. Un abbraccio.
Domani inizierà l’Oratorio estivo. I ragazzi arriveranno a centinaia, verranno accolti con affetto, chiamati per nome, coinvolti in modo creativo, spinti a scoprire i propri talenti, invitati a metterli a servizio di tutti. L’Oratorio diventerà casa, chiesa, cortile, campo. Regalerà occasioni di vita, emozioni nuove, amicizie sincere, incontri unici. Vivranno la gioia irrefrenabile di giocare, cantare, ballare, pregare. Sperimenteranno la tenerezza di un Dio, che si fa vicino. Una chiamata per tutti. Un abbraccio fraterno. Laboratorio di una nuova umanità. Profezia della comunità buona. Profumo degli amici di Gesù. Voglia di futuro da far battere forte il cuore. Un tempo meraviglioso per Sotto il campanile
Domenica 12 Giugno 2022
“buttarsi nella vita”, recuperare serenità e speranza, nello spirito di don Bosco: “Uno solo è il mio desiderio: quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità”.
Dopo due anni di chiusure e limitazioni l’estate 2022 si preannuncia come una ripartenza. L’oratorio torna ad essere protagonista. Apre le porte ai ragazzi e ai giovani adolescenti, fin troppo segnati dal lungo periodo della pandemia. E adesso anche dalla guerra. Il nostro tempo appare liquido, incerto, vulnerabile. Qualche volta fa paura. Le società sono sempre più composte da “monadi” – persone sole, autoreferenziali, prive di legami forti –, che rimpiangono gli ancoraggi e le reti del passato. La caduta del muro di Berlino aveva aperto per la prima volta la prospettiva di un’unica umanità, dove sognare un mondo senza nemici né conflitti. E invece … . La globalizzazione, il virus, la pandemia, le guerre, le povertà ci obbligano a convivere con il rischio, le imprevedibilità della storia, una instabilità sempre maggiore. L’oratorio unisce, costruisce legami solidi, crea famiglia, rafforza. Insieme si è forti e si guarda al futuro con tanta voglia di aggredirlo.
Le migrazioni hanno cambiato in profondità la fisionomia delle città. In spazi stretti si concentrano diversità enormi di cultura, stile di vita, religione. La differenza abita la porta accanto, il mercato di quartiere, una corsia d’ospedale, un istituto penitenziario, le aule scolastiche, i servizi sociali sul territorio. Nelle periferie europee, da Bruxelles a Barcellona, da Parigi a Berlino, la condizione degli immigrati si è fatta faticosa sotto il peso di ricorrenti ondate di ostilità. La vera grande sfida è quella del vivere insieme. I nazionalismi permangono. L’impulso all’uso della forza per la soluzione dei problemi internazionali è fuori controllo. Piccoli scontri di civiltà si accendono spesso nei nostri quartieri. Dopo tanti anni e profondi cambiamenti urge educare alla convivenza pacifica. È cresciuto Il bisogno di luoghi dove insegnare l’amicizia e la fraternità. È questo il nuovo volto della pace. L’oratorio supera le distanze, elimina le frontiere, abbatte i muri. Ogni volto è simpatia, stupore, bellezza, spirito, dono.
Nei migranti, nei profughi, nei poveri, nelle persone fragili c’è tutto il dramma del mondo. Risvegliano quell’ “eterno dovere di restare umani”, di cui parlava Simone Weil. Il dolore stimola a riscoprire il “noi” che ci precede e ci fa dire che Dio è Padre. Papa Francesco non si stanca di ripetere che è impossibile essere “adoratori del Padre” senza essere “custodi dei fratelli tutti”. Dio rivela il suo volto di amore nell’ospitalità gioiosa, cattolica, che non esclude nessuno. L’accoglienza è kairòs, tempo di grazia, cura, vicinanza, attenzione, sostegno, tenerezza, benevolenza, compassione. Ci fa respirare con il cuore di Dio, ci coinvolge nelle speranze degli ultimi, ci libera da visioni ristrette, ci spalanca alle dimensioni del mondo. La comunità cristiana – l’oratorio in particolare – , quando è così, incarna il disegno di Dio sull’umanità intera. Agli animatori, raccolti in Piazza del Duomo, l’Arcivescovo Mons. Delpini disse la sera del 13 maggio: “Voi siete qui per stupire Milano, per dire che siete voi che costruirete il futuro”, come attori, protagonisti, amici, a fianco dei ragazzi, portatori di un amore unico, sorprendente, travolgente. Quello di Dio, che si avvicina in una amicizia fatta di gioia e di disponibilità al servizio. Saranno settimane di fuoco.
“La primavera comincia con il primo fiore, la notte con la prima stella, il fiume con la prima goccia d’acqua, l’amore col primo impegno”, così scriveva don Primo Mazzolari. E io aggiungo: con l’estate inizierà un’avventura straordinaria, destinata a lasciare un segno profondo. Sarà uno dei momenti più incisivi. Non sappiamo dove porterà. Va vissuta con coraggio, fiducia, passione, grinta, allegria, perché la vita è sempre più grande di quello che possiamo prevedere. Qui il Signore ci aspetta per farci battere il cuore.
don Franco Colombini
Auguri a don Emiliano, alle Suore, agli animatori, ai collaboratori.
CON L’ESTATE “SOTTO IL CAMPANILE” SI FERMA E RIPRENDERÀ DOPO LE VACANZE.