Sotto il Campanile 13 febbraio 2022

Pubblicato giorno 12 febbraio 2022 - Avvisi, NOTIZIARIO

 

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VI Domenica dopo l’Epifania
13 Gennaio 2022 – Foglio n. 172
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Per compiere la volontà del Padre Gesù intraprese
un lungo viaggio dalla Galilea verso Gerusalemme,
ascoltando la gente, regalando misericordia, pazienza, amore. Un giorno gli vennero incontro die- ci lebbrosi. Secondo la Legge del Levitico, chi era
affetto da questa malattia doveva vivere fuori dal
villaggio, indossare vestiti strappati, tenere il capo
scoperto, gridare alle persone di non avvicinarsi.
Era l’immagine della ripugnanza. Ma essi, quando
si accorsero che stava passando Gesù, gridarono
forte: “Gesù, maestro, abbi pietà di noi!” (Lc 17, 13),
esprimendo il bisogno struggente d’essere riconosciuti, ascoltati, abbracciati. La loro voce è quella
dell’umanità di sempre, sofferente, ferita, piagata,
impotente di fronte ai mali del cuore che danno la morte, spesso camuffata
di bene.
Tredici lunghi secondi è durato l’applauso che l’Assemblea di Strasburgo ha
riservato al Capo dello Stato Francese, quando ha proposto di inserire l’aborto – insieme alla tutela dell’ambiente –

nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea. A giugno scorso una risoluzione non vincolante era
stata approvata a larga maggioranza e leggi favorevoli all’interruzione della
gravidanza ci sono ormai in quasi tutti i Paesi membri. Nessuno però si è per- messo di qualificare in modo così solenne la possibilità di sopprimere una vita
nel grembo materno, inserendola nella propria Costituzione. Forse una forma
di pudore o la flebile voce della coscienza hanno finora impedito di toccare un
simile traguardo.
La sapienza romana, da cui discende la civiltà giuridica del mondo, compendia il diritto in tre parole:

“Vivere onestamente, non far del male agli altri, dare
a ciascuno il suo”. L’aborto fa il male di un altro. Gli toglie la vita.

È una ingiustizia alla radice dell’esistenza. Cancella la sacralità intangibile di un figlio,
che decade senza motivo, e considera quell’essere, appena concepito, meno
di una persona, un ingombro, un intruso da sloggiare dal grembo materno.
Quell’applauso scrosciante e le gravi affermazioni del Presidente di turno mi
hanno amareggiato. In quel momento ho visto affacciarsi la banalità del male
con parvenza di legalità, mentre spettatori gaudenti assistevano alla morte
del diritto nell’incoscienza assoluta.
Garantire il “diritto all’accesso universale all’aborto sicuro e legale” mette un
brivido. Sposta il bersaglio sull’efficienza. Sopprimere un figlio ormai è cosa
scontata. Come realizzare la sua fine è il nuovo diritto da scrivere. Nessun

accenno al dolore, al tormento, all’inquietudine, alla sofferenza delle madri e dei
padri, per i quali non c’è considerazione. Serve un approccio contrario per calarsi dentro le ragioni che rendono difficile una maternità, suscitano nei genitori
pensieri di morte, mettono un bilico la vita di un figlio. Ci sono strettoie, angustie,
disagi, attese inappagate, ostacoli rimovibili divenuti insuperabili. Una maternità a rischio di rifiuto ha diritto a un soccorso efficace come l’accesso al cibo,
all’acqua, ai farmaci, all’assistenza sanitaria, alla casa. La morte è la strada più
comoda, facile, ingiusta, disumana. Scegliere la vita è più difficile, ma è amore,
conquista, civiltà.
La Carta fondamentale dell’Unione, approvata a Nizza nel 2000, proclama ed
elenca diritti e principi a tutela della vita, delle libertà, della dignità, dell’uguaglianza, della solidarietà, della giustizia in conformità

“alle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri”. Equiparare la possibilità di sopprimere un figlio alla
libertà di coscienza e di religione, al ripudio della tortura, della riduzione in schiavitù è una forzatura indigesta sul piano etico, religioso, antropologico o anche
solo di filosofia del diritto. L’animo umano è malato di egoismo, di onnipotenza,
di cinismo fino a giustificare la crudeltà della morte. Forse è proprio questa la
lebbra del ventunesimo secolo da cui dobbiamo guarire. Spero che la sapienza
ispiri pensieri nuovi e rimedi efficaci in chi deve guidare il cammino dell’umanità
verso quel miracolo di gioia che è la vita.
A breve il Parlamento sarà chiamato a sciogliere un nodo aggrovigliato su eutanasia, referendum sull’omicidio del consenziente e legge sul suicidio assistito.
Un capitolo essenziale del nostro futuro. Penso che sia giusto legiferare per
venire incontro alle esigenze dei malati in tutto l’arco della loro vita fino all’ultimo
istante. Non per approvare la “morte a richiesta”. La legge deve indicare una
traiettoria positiva, amplificare la possibilità di offrire ai pazienti una vita migliore, aiutarli a scoprire che essa ha sempre un senso, ascoltandoli, dialogando,
collaborando con le famiglie. Ippocrate fin dal terzo secolo avanti Cristo aveva
chiesto ai medici di giurare di non mettere mai fine alla vita delle persone. Ed
eravamo in tempi pre-cristiani.
Il dolore spaventa. In tutti c’è la voglia di sottrarsi alla sofferenza. La legge sulle
cure palliative facilita la presa in carico del paziente e dei suoi familiari, soprattutto quando vivere diventa difficile.

Nel momento del bisogno nessuno

va abbandonato. Il sostegno, la vicinanza, il supporto psicologico, le cure farmacologiche,
le nuove terapie, gli hospice, la riabilitazione sono il baluardo più efficace alla
solitudine e alla disperazione.
La sofferenza è l’argomento che i promotori del quesito referendario cercano di
far passare per abolire l’articolo del Codice Penale in cui si parla di omicidio del
consenziente. Ma una volta approvato il principio, mancando una legge del Parlamento,

si andrebbe verso una “deriva scivolosa” dai limiti indefiniti. Rendere
tanto facile dare la morte a persone fragili, malati cronici, soli, a volte con scarsa
capacità di rendersi conto della irreversibilità del danno aprirebbe la porta a mille
abusi.
“Custodire ogni vita” è la strada maestra da seguire per arrivare a soluzioni il più
possibile condivise, consapevoli che la vita è sempre una opportunità di felicità.
don Franco Colombini