Sotto il Campanile 13 Ottobre 2019

Pubblicato giorno 11 ottobre 2019 - Avvisi, NOTIZIARIO

 

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VII dopo il Martirio di San Giovanni 13 Ottobre 2019

– Foglio n. 82

Il Regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo Mese Missionario e Celebrazione della Cresima

Ho letto con attenzione le parabole del tesoro nascosto, della perla preziosa, della rete dei pescatori. Oggi queste parole sono rivolte a persone – come noi – capaci di realizzare successi, costruire business, non lasciarsi sfuggire alcuna occasione per portare a casa un guadagno consistente. Pensiamo che gli “affari” siano solo i traffici quotidiani, denari, case, beni di consumo, realtà della vita corrente. Il Regno non è considerato una cosa così importante da scatenare la ricerca e la voglia di possederlo. Gesù, invece, parla di un tesoro misterioso, meraviglioso, che cambia totalmente l’esistenza, la trasfigura, la fa nuova, la riempie di gioia, la rende una festa. L’invito esige obbedienza, distacco, totalità, fiducia. Ci scuote nel profondo e ci fa pensare: “Fate attenzione, perché voi per gli affari perdete “l’affare”, la chance fondamentale dell’esistenza, l’occasione unica e irripetibile della pienezza umana”. La proposta impegna. Non è sufficiente un po’ di religione, la Messa alla domenica, qualche preghiera, un pizzico di onestà umana. Bisogna dare il cuore a Gesù e tanti attaccamenti lo impediscono. Tutti siamo destinatari di queste parabole, perché troviamo nella vita e nello scorrere delle giornate tante cose che non possono stare con la serietà delle esigenze di Gesù. Ed eccoci arrivati ad Ottobre, il Mese missionario straordinario voluto da Papa Francesco per “risvegliare la consapevolezza della missio ad gentes e riprendere con nuovo slancio la responsabilità dell’annuncio del Vangelo”.

Dobbiamo avere la fierezza e la gioia di tenere Gesù Cristo al centro della nostra fede, gridarlo con le opere, raccontare la bellezza del Vangelo e della vita cristiana. Siamo missionari. Ogni credente è inviato al mondo distratto e gaudente per manifestare il volto pieno di amore e di misericordia, che Dio ci ha fatto conoscere in Gesù. La terra, dove siamo mandati, è quella che Sotto il campanile Domenica 13 Ottobre 2019 calpestiamo ogni giorno, dove studiamo, lavoriamo, amiamo, piangiamo, ridiamo; sono gli uomini e le donne che incontriamo in auto, in metropolitana, sul treno, tra gli amici, in spiaggia o lungo i sentieri di montagna; ovunque siamo in missione. Al termine dell’estate ho incontrato un ragazzo di 18 anni, appena rientrato da un campo di lavoro per giovani, organizzato dalla Caritas: gioco, preghiera, riflessione, silenzio, condivisione, teatro nelle piazze, … ; insomma fede, gioia, amicizia e vita si sono mescolati in un solo impasto. L’ho osservato e l’ho visto diverso, più libero, sereno, luminoso. Subito gli ho chiesto: “È cambiato qualcosa?”. Mi ha detto: “È stato bello, non volevo andarci, ero incetto, avevo paura, ma alla fine non sarei voluto più tornare a casa”. Fino a luglio non voleva sentir parlare di Chiesa, di preti, di momenti formativi, … poi l’incontro con giovani entusiasti di Gesù, con una passione educativa nel cuore, innamorati della vita, ha sconvolto la sua esistenza. Ora è un altro. Nella sua storia è entrato il Signore. Di quei ragazzi si può dire con S. Francesco: “O come sono belli e benedetti coloro che amano il Signore e obbediscono al suo Vangelo” (Lettera a tutti i fedeli). Sono i missionari del nuovo millennio. È l’auspicio della nostra comunità e l’augurio che facciamo ai ragazzi e ragazze che oggi pomeriggio riceveranno il Sacramento della CRESIMA.

Il crocifisso evangelizza, continua a parlare e a scuotere le coscienze. Basta guardarlo. Ogni tanto salta fuori qualcuno che vuole toglierlo di mezzo. Faccio fatica a comprendere i subdoli tentativi di eliminare dagli sguardi, dalle aule scolastiche, dai luoghi di sofferenza, dagli spazi pubblici Colui che non ha disdegnato il supplizio della Croce per tracciare la strada dell’amore universale. I crocifissi da togliere sono i poveri del mondo, i bambini sfruttati e affamati, i giovani che hanno bisogno di relazioni significative, gli abbandonati, i perseguitati, gli esuli, i malati non assistiti, i profughi, i migranti. Magari questi crocifissi, inchiodati nelle miserie, fossero al centro dei dibattiti quotidiani, delle contese ideali, delle prime pagine dei giornali, nelle azioni dei politici, negli insegnamenti scolastici, nella missione di tutta la Chiesa! I crocifissi la vita ce li pone davanti ogni giorno. Sono sempre con noi. L’Uomo in croce è Cristo, l’Amore infinito, che inquieta e scomoda. Più di qualcuno vorrebbe chiudere gli occhi davanti a Lui, non vederlo, perché gli ricorda che siamo niente, quando lottiamo solo per noi stessi, facciamo vincere l’egoismo, l’amor proprio, la brama di desideri e di ricchezza, l’autoaffermazione, il compiacimento personale. L’Uomo della Croce mette in crisi l’uomo di tutti i tempi nella sforzo titanico di illuminare il buio dell’esistenza con i piaceri e i vizi che rendono la sua notte più oscura e assurda. Guardarlo per sentirci chiamati all’amore e prenderci cura del fratello – bianco, nero, giallo, rosso – significa costruire un mondo migliore. È il sogno di Dio e di ogni uomo e donna di buona volontà. È il tesoro nascosto nel campo che tutti cerchiamo per essere felici.

don Franco Colombini