Sotto il Campanile 14 giugno BUONE VACANZE

Pubblicato giorno 13 giugno 2020 - Avvisi, NOTIZIARIO

 

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Domenica II dopo Pentecoste
14 Giugno 2020 – Foglio n. 117
Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano
Summerlife: inizia l’Oratorio Estivo
Buone vacanze!

La notizia che durante il Giubileo della Misericordia Papa Francesco aveva telefonato ad alcuni detenuti condannati a morte non mi lasciò indifferente, avendo fatto per undici anni il cappellano del carcere. So per esperienza che non è facile parlare agli ergastolani, tanto più a chi è in attesa della pena capitale. Ciò che si sono detti non è dato sapere. Rimane chiuso nel segreto dei cuori. Forse le loro parole si sono subito spente e lacrime silenziose sono cadute a purificare un passato di dolore e violenza. Magari nella confidenza si è accennato al “dopo che verrà”, sono state sussurrate le ultime volontà da lasciare ai parenti, agli amici, alle persone care, è emersa la nostalgia di un amore perduto. Oppure il nastro della memoria si è inceppato proprio lì, al momento di confessare o negare il delitto, che ha spalancato per sempre le porte del carcere.

Ciò che conta è il gesto di Francesco, che ha gridato al mondo l’alta dignità di chi ha sbagliato e paga con la pena i crimini commessi. Cristo ha abbracciato la croce da innocente per raggiungere i colpevoli e stare con loro. È venuto anche per i malati nell’anima, gli scartati, che non credono più nemmeno nel perdono di Dio. Ci ha detto che il Padre soffre la loro lontananza. Li cerca, li insegue, li ama. Sono suoi figli. A noi ha raccomandato di volerci bene, nonostante il male e i torti ricevuti, perché siamo fratelli. “Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (Mt 5, 43-44). Il Papa ha rivelato il grande cuore di Dio e della Chiesa.
Nel mio impegno in carcere ho trovato grande aiuto nell’esempio di San Giuseppe Cafasso, il prete simbolo della santità sociale piemontese, il buon samaritano del 1800, con San Giuseppe Benedetto Cottolengo e San Giovanni Bosco. Diceva di volere “essere sacerdote al servizio di Dio, totalmente ed unicamente”, frequentando gli ultimi tra gi ultimi, i malati incurabili, le prostitute, i carcerati, i condannati a morte, che chiamava “i miei santi impiccati”. Si dice che ne abbia accompagnati sessantotto al patibolo. Non so se a tutti è stata data la grazia di credere, sono convinto però che la vicinanza di un prete amico abbia aperto l’animo al Mistero più grande, dove sperare e trovare conforto. L’amore purifica, libera, porta in alto, lontano dal buio, dove tutto è luce, trasparenza, quiete, pace, gioia.
Nella nostra coscienza sappiamo di aver sbagliato tante volte. C’è sempre qualcuno che ci ricorda che siamo stati cattivi. Lo abbiamo fatto soffrire. Far vincere l’amore: è quello che ci chiede oggi Gesù. L’amicizia non può finire. Nel male diventa più bella, vera, luminosa. Noi siamo come gli equilibristi. Viviamo in bilico tra colpa e speranza. Ogni giorno dobbiamo allenarci insieme per imparare a rubare il cielo. Come ha fatto il buon ladrone.
Domani il nostro Oratorio aprirà le porte ai bambini e ai ragazzi dopo i mesi di chiusura
forzata a motivo della pandemia. Il significato è sempre quello: un campo per giocare,
un’amicizia da condividere nella gioia spensierata, un’offerta formativa nel periodo delle
vacanze, uno sguardo alle mete più alte dello spirito dove l’animo umano si rispecchia
nella bellezza infinita. Quando la scuola non c’è e il sole picchia, il tanto tempo va sfruttato
in un divertimento sano e costruttivo. L’esperienza dice che ogni storia, rovinata dal
male, affonda le radici nel’incubo della solitudine. Saremo i primi ad accogliere i ragazzi
dopo il lockdown, a recuperare la vita comune, a ricominciare da dove ci siamo lasciati.
L’Arcivescovo nella Messa Crismale del 28 maggio in Duomo aveva esortato tutti a
“leggere il territorio, le risorse disponibili e le condizioni da curare perché non ci siano
trasgressioni delle normative e non ci siano ragazzi e adolescenti abbandonati”. Lo
stiamo facendo grazie al coinvolgimento di maggiorenni, giovani, adulti, adolescenti
16nni e 17nni. Sono il segno dell’amicizia fedele di Dio. Gesù è un compagno di viaggio.
Con Lui la vita diventa più bella, si riempie di umanità. Ci affida il mondo da amare e
edificare nel bene. Una scoperta che decide il destino. È l’augurio per chi inizia questa
magnifica esperienza.

Questo sarà l’ultimo numero dell’informatore parrocchiale. Poi ci lasceremo per ritrovarci
al termine dell’estate, sperando in un tempo migliore, senza le ristrettezze imposte
dal contagio. Le fasi, che abbiamo attraversato, somigliano alle nuvole nere d’autunno.
Annunciano la pioggia, ma non si sa quando e come. Nei mesi scorsi abbiamo perso in
un attimo le più elementari libertà. Il delirio di onnipotenza, legato ai progressi scientifici,
e la convinzione di poter avere il controllo su tutto sono rovinosamente franati. L’intero
sistema economico-sociale è rimasto destabilizzato. Paura, smarrimento, solitudine,
incertezza. Ci siamo ritrovati in un mondo, che non avremmo mai pensato, e abbiamo
visto che cosa sa fare il cuore dell’uomo, quando è messo alla prova. Il personale
delle strutture sanitarie ha offerto una testimonianza eccezionale di cure e di amore.
Nella mente rimane scolpita l’immagine dell’infermiera accasciata sulla tastiera dopo
ore in corsia senza risposo, ma anche quella di chi, dietro il dispositivo di protezione,
ha portato il sorriso con gli occhi e ha trasmesso fiducia agli ammalati, in tempi in cui
era negato persino il conforto dei propri cari. Operatori e volontari, impegnati sui vari
fronti, non si sono risparmiati lavorando con capacità di organizzazione, conoscenza,
passione, positività. I nostri giovani sono stati disponibili ad ogni ora a portare spesa e
medicinali nelle case. Le famiglie dei poveri, assistiti dalla Caritas, non hanno patito la
fame, per la tanta solidarietà. Il contagio ha fatto venire alla luce un esercito di testimoni
di vicinanza e di umanità.
La condizione, per affrontare con passo sicuro la nuova traversata in una terra incognita,
è non perdere l’animo buono, che ci siamo ritrovati dentro. Non sono più i giorni degli
eroi. Ora tocca a noi. Esistono tanti rischi, ma abbiamo l’obbligo di ricominciare con
fiducia, credendo nella parte migliore di noi stessi, nei valori del dono e della gratuità, in
un nuovo stile di quotidianità, capace di speranza.
Dei mesi del lockdown mi sono rimasti impressi gli sguardi. Occhi stanchi, affaticati,
impauriti. Ma anche pieni di speranza, capaci di sorridere. Mendicanti di cielo. Occhi vivi
alla ricerca di altri occhi, con cui guardare avanti, nella stessa direzione, spinti dal desiderio
di ricostruire. Il domani dipende da questi sguardi indimenticabili. Ci dicono che
il virus dell’egoismo si vince con l’amore e la scintilla di bene, accesa dalla pandemia,
può cambiare il mondo.
Buone vacanze.

 

don Franco Colombini