Sotto il Campanile 15 maggio 2022

Pubblicato giorno 14 maggio 2022 - Avvisi, NOTIZIARIO

 

 

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V Domenica di Pasqua
15 Maggio 2022 – Foglio n. 185
“Li amò sino alla fine” (Gv 13, 1)

“Come io ho amato voi, così amatevi anche voi
gli uni gli altri” (Gv 13, 34). Nel tempo di Pasqua
risuona con insistenza l’invito a praticare l’amore secondo il cuore di Dio. Gesù ci ha voluto
bene in modo infinito. Al suo passaggio l’umani- tà pareva rinascere. Insegnò ad amare i nemici,
a non rispondere al male con il male. Provò una
infinita compassione per chi lo odiava fino a volerlo morto. Si chinò a lavare i piedi ai discepoli
– il compito dello schiavo – e lasciò questo gesto come ultima volontà. Don Angelo Casati, un
prete milanese, ha affidato a pochi versi di una
poesia la straordinaria bellezza del mistero di
Dio: “Dio non è nella rigidità. Dio non è nel trattenersi. Dio non è nel chiudersi.
È nello sbilanciarsi, che è lo sbilanciarsi dell’amore”.
L’amore è la pasqua di Gesù. La vita che risorge. Il passaggio di Dio che fa
nuove tutte le cose. L’amore è tutto. Soffia nel mondo e nella storia. I discepoli
si pongono al servizio della vita in ogni angolo della terra. Santa Gianna Be- retta Molla, della quale oggi si apre l’Anno Centenario della nascita, si lasciò
coinvolgere dalle movenze di una danza irresistibile e scelse di amare fino
alla fine. A lei è dedicata la nostra nuova chiesa. Siamo felici che una sposa,
una mamma, un medico protegge e guida il cammino della comunità.
Nacque a Magenta il 4 ottobre 1922 da genitori profondamente cristiani, entrambi terziari francescani. Era la decima di tredici figli, cinque dei quali morirono in tenera età e tre si consacrarono a Dio. Sin dalla prima giovinezza
abbracciò la fede con piena adesione. Dalla famiglia imparò ad accogliere la
vita come un dono meraviglioso di Dio, a pregare, a servire i poveri e le missioni, ad avere una fiducia illimitata nella Provvidenza. Amava le cose belle,
la musica, la pittura, le gite in montagna. Durante un corso di Esercizi spirituali, a soli 15 anni e mezzo, maturò la scelta decisiva della sua vita: “Gesù,
ti prometto di sottomettermi a tutto ciò che permetterai mi accada, fammi solo
conoscere la tua volontà”.
Nel novembre 1942, dopo la morte di ambedue i genitori, a poco più di quattro
mesi di distanza l’uno dall’altro, si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia
a Milano e poi a Pavia. Si laureò il 30 novembre 1949 e il 7 luglio 1952 si specializzò in Pediatria. In quegli anni lasciò campo libero al Signore. Partecipa- va alla Messa quotidiana, faceva visita al SS. Sacramento, recitava il Rosaio.
Si inserì nella vita della comunità parrocchiale di Magenta. L’oratorio delle
Madri Canossiane divenne la sua seconda casa. Si impegnò nell’apostolato
tra le giovani di Azione Cattolica. Si pose al servizio della carità come dama
della S. Vincenzo, visitando e aiutando gli anziani e i bisognosi.

Cercava la volontà di Dio, perché “dal seguire bene la nostra vocazione dipende
la nostra felicità terrena ed eterna”. Le lettere del fratello Padre Alberto matura- rono in lei la decisione di raggiungerlo in Brasile per aiutarlo nella gestione dell’o- spedale. Ma la sua fragilità fisica glielo impedì. L’8 dicembre 1954, in occasione
di una Prima Messa a Mesero, conobbe l’Ingegner Pietro Molla, direttore degli
stabilimenti della Saffa, dove lavorava mio papà. Nacque una intensa simpatia.
Si fidanzarono quasi subito. Si prepararono a ricevere il “Sacramento dell’amo- re” con un triduo, S. Messa e S. Comunione: Pietro nella chiesetta della Madon- na del Buon Consiglio a Ponte Nuovo e Gianna nel santuario dell’Assunta. Si
sposarono il 24 settembre 1955 nella Basilica S. Martino a Magenta.
Fu moglie felice. Il Signore esaudì presto il desiderio di diventare mamma e le
dette tre figli in breve tempo: Pierluigi, Maria Zita (Mariolina), Laura. Nel settembre 1961, verso il termine del secondo mese di una nuova gravidanza, Gianna
fu raggiunta dalla sofferenza e dal mistero del dolore. Si presentò un voluminoso
fibroma all’utero. Prima dell’intervento operatorio di asportazione all’ospedale
San Gerardo di Monza, supplicò il chirurgo di salvare la vita che portava in grembo e si affidò alla preghiera e alla Provvidenza. La vita fu salva. Gianna ringraziò
il Signore e trascorse i sette mesi, che la separavano dal parto, con impareggiabile forza d’animo e immutato impegno di madre e di medico.
Alcuni giorni prima di essere ricoverata “mi disse esplicitamente – ricorda il ma- rito Pietro – con tono fermo e al tempo stesso sereno, con uno sguardo profondo che non dimenticherò mai: Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna
esitazione: scegliete – e lo esigo – il bimbo. Salvate lui”. Secondo la medicina
del tempo, solo l’aborto poteva eliminare ogni rischio. Gianna conosceva bene
i pericoli cui andava incontro. La sua vocazione di mamma e di medico era di
assecondare la vita, non di mortificarla. La fede e la fiducia nella Provvidenza
fecero il resto. Si abbandonò nella mani di Dio.
Il mattino del 21 aprile, Sabato Santo, diede alla luce Gianna Emanuela per
via cesarea e iniziò il calvario. Si aggravò subito: febbre sempre più elevata e
sofferenze addominali atroci per il subentrare di una peritonite settica. “Gianna
– ricorda la sorella Madre Virginia, che, rientrata provvidenzialmente dall’India,
poté starle vicino – solo raramente svelava le sue sofferenze. Ha rifiutato ogni
calmante per essere sempre consapevole di quanto avveniva e presente a se
stessa. Non solo, ma per essere lucida nel suo rapporto con il suo Gesù, che
costantemente invocava”. “Sapessi quale conforto ho ricevuto baciando il tuo
crocifisso! – le disse Gianna – . Oh, se non ci fosse Gesù che ci consola in certi
momenti! …”.
Il fratello Ferdinando aveva accettato da Gianna l’incarico di avvisarla all’avvicinarsi della morte con una frase stabilita. Non ebbe il coraggio di farlo. Incaricò
Madre Virginia, che al momento opportuno le disse: “Coraggio Gianna! Papà
e mamma sono in Cielo che ti aspettano. Sei contenta di andarvi?”. “Nel movimento del suo ciglio – ricorda Madre Virginia – si poté leggere la sua completa
e amorevole adesione alla volontà divina, anche se velata dalla pena di dover
lasciare i suoi figli ancor tanto piccoli. Gianna, come il suo Gesù, si consegnò al
Padre”. All’alba del 28 aprile, sabato in Albis, venne riportata, come suo desiderio, nella casa di Ponte Nuovo, dove morì alle 8 del mattino. Aveva solo 39 anni.
Santa Gianna “donna meravigliosa, amante della vita, sposa, madre, medico,
professionista esemplare, offrì la sua vita per non violare il mistero della dignità
della vita” (Card. Martini), sull’esempio di Cristo che, “avendo amato i suoi, che
erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13, 1)

don Franco Colombini