Sotto il Campanile 16 aprile 2023

Pubblicato giorno 15 aprile 2023 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

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II Domenica di Pasqua
16 Aprile 2023 – Foglio n. 221

Testimoni gioiosi del Cristo Risorto

Sono stato a Roma ad incontrare Papa Fran- cesco con i preadolescenti della nostra co- munità e dell’intera Diocesi. La professione di fede sulla tomba di Pietro li ha preparati al “rito di passaggio” e di ingresso nell’età dell’adolescenza, quando sarà loro chiesto una scelta di sevizio nella comunità. Abbia- mo condiviso tre giorni intensi di preghiera, fede, amicizia, incontro, cultura, arte. Il Papa li ha spronati con parole cariche di passione apostolica.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Dopo aver visto due settimane fa, lo slancio personale di San Paolo per il Vangelo, possiamo oggi riflettere più approfondita- mente sullo zelo evangelico così come lui stesso ne parla e lo descrive in alcune sue lettere.
In forza della sua stessa esperienza, Paolo non ignora il pericolo di uno zelo distorto, orientato a una direzione sbagliata; in questo pericolo era caduto lui stesso, prima della caduta provvidenziale sulla via di Damasco. Talvolta abbiamo a che fare con una premura mal orientata, accanita nell’osservanza di norme pu- ramente umane e obsolete per la comunità cristiana. “Costoro – scrive l’Apostolo – sono premurosi verso di voi, ma non onestamente” (Gal 4, 17)
Non possiamo ignorare la sollecitudine con cui alcuni si dedicano a occupazioni sbagliate anche nella stessa comunità cristiana; si può millantare un falso slancio evangelico, mentre si sta inseguendo in realtà la vanagloria e le proprie convin- zioni o un po’ l’amore di se stesso.
Per questo ci domandiamo: quali sono le caratteristiche dello zelo evangelico vero secondo Paolo? Mi sembra utile per questo il testo che abbiamo ascoltato in apertura (Ef 6, 11-18), un elenco di “armi” che l’Apostolo indica per la battaglia spirituale. Fra queste c’è la prontezza a propagare il Vangelo, tradotta da alcuni come “ zelo” – questa persona è uno zelante nel portare avanti queste idee, que- ste cose – e indicata come una “calzatura”. Perché? Come mai lo slancio per il Vangelo è collegato con ciò che si mette ai piedi? Questa metafora riprende un testo del profeta Isaia, che dice così: “Come sono belli sui monti i piedi del mes- saggero, che annunzia la pace; del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: Regna il tuo Dio!” (52, 7).
Anche qui troviamo il riferimento ai piedi di un annunciatore di buone notizie.

Perché? Perché chi va ad annunciare si deve muovere, deve camminare! Ma notia- mo anche che Paolo, in quel testo, parla della calzatura come parte di un’armatura, secondo l’analogia dell’equipaggiamento di un soldato, che va in battaglia: nei com- battimenti era fondamentale avere stabilità di appoggio, per evitare le insidie del ter- reno, perché spesso l’avversario disseminava di trappole il campo di battaglia e per avere la forza necessaria per correre e muoversi nella direzione giusta. Per questo la calzatura è per correre ed evitare tutte queste cose dell’avversario.
Lo zelo evangelico è l’appoggio su cui si basa l’annuncio e gli annunciatori sono un po’ come i piedi del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Non c’è annuncio sena mo- vimento, senza “uscita”, senza iniziativa. Questo vuol dire che non c’è cristiano se non in cammino; non è un cristiano, se il cristiano non esce da se stesso per met- tersi in cammino e portare un annuncio. Non c’è annuncio senza movimento, senza cammino. Non si annuncia il Vangelo da fermi, chiusi in un ufficio, alla scrivania o al computer, facendo polemiche come “leoni da tastiera” e surrogando la creatività dell’annuncio con il copia-e-incolla di idee prese qua e là. Il Vangelo si annuncia muovendosi, camminando, andando.
Il termine usato da Paolo, per indicare la calzatura di chi porta il Vangelo, è una parola greca, che denota prontezza, preparazione, alacrità. È il contrario della tra- sandatezza, incompatibile con l’amore. Infatti altrove Paolo dice. “Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore” (Rom 12, 11). Questo atteggiamento era quello richiesto nel Libro dell’Esodo, per celebrare il sacrificio della liberazione pasquale: “Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. è la Pasqua del Signore! In questa notte io passerò” (12, 11-22a).
Un annunciatore è pronto a partire e sa che il Signore passa in modo sorprendente; deve quindi essere libero da schemi e predisposto ad un’azione inaspettata e nuo- va: preparato per le sorprese. Chi annuncia il Vangelo non può essere fossilizzato in gabbie di plausibilità o nel “si è sempre fatto così”, ma è pronto a seguire una sapienza che non è di questo mondo, come Paolo dice parlando di se stesso: “La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1 Cor 2. 4-5).
Ecco, fratelli e sorelle: è importante avere questa prontezza alla novità del Vangelo, questo atteggiamento che è uno slancio, un prendere l’iniziativa, un andare per pri- mo. È un non lasciarsi sfuggire le occasioni per promulgare l’annuncio del Vangelo di pace, quella pace che Cristo sa dare più e meglio di come la dà il mondo. E per questo vi esorto a essere evangelizzatori che si muovono, senza paura, che vanno avanti, per portare la bellezza di Gesù, per portare la novità di Gesù che cambia tutto. “Sì, Padre, cambia il calendario, perché adesso noi contiamo gli anni prima di Gesù …” – Ma anche cambia il cuore: e tu sei disposto lasciare che gesù ti cambi il cuore? O tu sei un cristiano tiepido, che non si muove? Pensa un po’: tu sei un entusiasta di Gesù, vai avanti? Pensa un po’ …
Alla fine il Papa li ha salutati dicendo: “Cari ragazzi, vi auguro di vivere in pienezza il messaggio pasquale, sempre fedeli al vostro Battesimo e testimoni gioiosi di Cristo morto e risorto per noi”.
Ora aspettiamo che il seme cresca e porti frutto.
don Franco Colombini