Sotto il Campanile 19 Gennaio

Pubblicato giorno 17 gennaio 2020 - Avvisi, NOTIZIARIO

 

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Domenica II dopo l’Epifania

19 Gennaio 2020 – Foglio n. 96

Fate quello che Lui vi dirà!

Nell’alba ancora buia di Parigi, alle 06 e 40, gli operatori dell’aeroporto Charles de Gaulle, trovarono alcuni giorni fa nel carrello di un Boeing 777 dell’Air France appena atterrato da Abidjan, Costa d’Avorio, un fagotto irrigidito dal gelo. Era un ragazzo nero di 14 anni. Si era arrampicato di nascosto sulle ruote dell’apparecchio, sperando di arrivare in Europa. Non è la prima volta che qualcuno tenta questa avventura per fuggire e lo si ritrova all’atterraggio stroncato dal freddo e dalla mancanza di ossigeno. Che a farlo sia stato un ragazzo di 14 anni, non era ancora accaduto. Un “passeggero irregolare” – comunicò la compagnia aerea – a causa di una “falla nella sicurezza”. Troppo poco per spiegare perché un adolescente possa tentare un’impresa così disperata. Il ragazzo non aveva documenti e i siti ivoriani non riportavano la notizia. Solo più tardi si verrà a conoscere la sua identità. Dalla Costa d’Avorio alla Libia ci sono 5mila chilometri. I migranti attraversano il Niger su camion sovraccarichi. Un viaggio massacrante fra i dazi, mercanti di schiavi, violenze, sete, fame, polvere e poi, se hanno la fortuna di arrivare, trovano le prigioni libiche ad aspettarli e le insidie del mare da affrontare. È possibile che, ascoltando nelle baraccopoli questi racconti, qualche ragazzo immagini di nascondersi nel carrello di un aereo, volare sopra il deserto e il Mediterraneo, toccare terra poche ore dopo nel cuore dell’Occidente, non sapendo che a 7mila metri di quota ci sono 50 gradi sottozero e non si respira. Ma a 14 anni appena, come si arriva a tanto di audacia? Mi piace pensare che quel ragazzo avesse voluto raggiungere una persona cara, magari il papà in fuga da un Paese dove quattro su dieci vivono sotto la soglia della povertà. Oppure andasse a cercare la mamma che, sedotta dai trafficanti, era partita sperando in un poco di fortuna. A 14 anni il coraggio di nascondersi sotto il pauroso ventre di un aereo, di tenersi stretti nel rombo del decollo e chiudere gli occhi per non guardare giù, lo si trova solo per rincorrere la tenerezza di carezze perdute. Immagino con commozione che in alto, nel buio del vano, sfinito, si fosse lasciato andare al sonno, felice di avercela fatta, sognando le braccia, di cui aveva nostalgia, e il calore del sole della sua terra. Era rigido come un passerotto, quando il Boeing scese sulle luci sfolgoranti di Parigi. La grande metropoli, certo, non si è fermata. Capita spesso che un clandestino perde la vita dal cielo. Uno dei tanti che abbandonano la propria terra o almeno ci provano. Ma questo era solo un ragazzo.

Pensavo a lui mentre leggevo il Vangelo delle Nozze di Cana. Mi venivano alla mente le infinite tragedie umane e mi chiedevo se non ci fosse un modo per evitarle. Trovai conforto nelle parole di Maria: “Fate quello che Lui vi dirà”. Gesù, invitato a una festa di matrimonio, fu sollecitato da sua madre a intervenire perché non venisse a mancare il vino. Con un miracolo pose fine a una situazione imbarazzante, che minacciava di degenerare in delusione e rabbia. Dio ci vuole felici. Purtroppo non sempre lo siamo. Il nostro cuore di uomini è come la giara piena di acqua. È insoddisfatto. Attende il vino buono, quello dello Spirito, che possiamo ricevere solo da Dio. L’amore porta gioia, ci sazia, ci fa gridare che la vita è una cosa meravigliosa. Erompe con prepotenza, corre in tutti gli angoli del mondo, dove c’è un uomo o una donna e li trascina verso un bene sempre più grande. Come il genio dell’artista compone materie grezze, colori, suoni fondendoli nella bellezza di un’opera d’arte, così l’amore ascolta tante voci, vede volti diversi, armonizza le peculiarità dei singoli e dei popoli per edificare un mondo di giustizia e di pace, che è il più bel quadro che vorremmo ammirare. Il giovane adolescente ivoriano ha aspettato invano di poter contemplare questo capolavoro. I grandi del mondo, responsabili della vita sulla terra, non si accorsero di lui. Non hanno tempo per ascoltare il grido disperato di chi ha fame e sete. Accecati dalla smania di potere e di soldi, pensano a farsi avanti, emergere, occupare spazio nello scacchiere internazionale, armarsi, essere temuti, sopraffare, devastare paesi e città, bombardare, abbattere aerei civili, uccidere cittadini innocenti e inoffensivi, che desiderano solo vivere in pace. I venti di guerra soffiano forti sull’umanità e oscurano il suo cielo. “Non hanno più vino!” è l’avvertimento accorato di Maria. Senza Dio non si va da nessuna parte. Oggi più che mai. La sua Parola crea persone nuove, disponibili a mettersi al servizio della comunità, a giocare la vita per la pace, lo sviluppo ecosostenibile, il bene comune, la speranza. Il paziente lavoro di chi ha a cuore il futuro degli altri e lo persegue con sacrificio e dedizione, farà nuova la terra. Credo sia questo il motivo che ha spinto Papa Francesco a dedicare alla Parola lo spazio di una domenica (la terza dell’anno; la seconda per noi ambrosiani), perché chi legge il Vangelo e la Sacra Scrittura mangia Gesù e beve lo Spirito Santo. Non è tempo di distrarsi, illudersi di vivere in un’isola felice che non c’è. Solo i folli ritengono che prima o poi non ci venga presentato il conto. È necessario vigilare, darsi da fare, rimboccarsi le maniche, pregare per non doverci domani svegliare in un incubo.

don Franco Colombini