Sotto il Campanile 19 maggio 2019

Pubblicato giorno 19 maggio 2019 - Avvisi, NOTIZIARIO

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V Domenica di Pasqua 19 Maggio 2019 – 

Foglio n. 74 “Nessuno tra loro era bisognoso” (At 4, 34)

 

Tra una settimana ci verrà chiesto di scegliere chi guiderà l’Europa e la nostra città nel prossimo quinquennio. È una grave responsabilità individuare persone idonee, preparate, di retta coscienza, desiderose di rimboccarsi le maniche al servizio del bene comune. I cristiani – e gli uomini e le donne di buona volontà, che accetteranno questo mandato – saranno chiamati ad essere presenti nella storia come profeti. Non sono i tappabuchi o il pronto soccorso per le emergenze.

Sono l’ “anima del mondo” per il bene di tutti, portatori di una grande visione e di una forte speranza. Oggi si viaggia a due velocità: c’è la città della finanza, dell’economia, del lavoro, della moda, del turismo, dell’operosità, dell’accoglienza. E c’è un’altra città, quella delle ombre, soprattutto a livello sociale. La città delle periferie – che è sbagliato definire sempre degradate – ma che chiedono risposte e soluzioni. C’è la città dell’immigrazione, delle nuove povertà, della precarietà del lavoro, dell’emergenza abitativa, della rabbia e della collera per non ricevere attenzione. La storia è ancora tutta da scrivere, ognuno con i suoi mezzi e le sue responsabilità, con convinzione e determinazione, con lealtà e trasparenza, senza demandare ad altri, lamentarsi, rimpiangere stagioni passate, invocare leader onnipotenti e indiscutibili. Tocca a noi. Se saremo protagonisti, l’albero della vita potrà ancora fiorire e produrre frutti.

Mi vengono spontanee alcune riflessioni.

1. Governare il Paese significa servirlo e curarlo come se lo si dovesse riconsegnare in ogni momento: ai “liberi e forti” di oggi dico di lavorare insieme per l’unità, fare rete, condividere esperienze e innovazione. “Il denaro deve servire e non governare”, suole dire Papa Francesco. È un punto talmente importante da determinare il destino dell’Europa. Il suo futuro è a rischio non per la minaccia populista, ma a causa della ferrea ostinazione dei poteri finanziari a mantenere le politiche monetarie avulse da quelle sociali. La via per “rammendare” è costruire una “coalizione per la domanda interna”, capace di comporre gli interessi dei più deboli in un quadro di solidarietà, apertura, cooperazione. Inaugurando una nuova fase di sviluppo e di speranza, la Casa Comune Europea tornerà ad essere una comunità di popoli, come la sognano e la vivono i ragazzi di Erasmus, quando insieme cantano, studiano, pregano, condividono culture e tradizioni, si scambiano con soddisfazione i risultati delle ricerche. “C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante” (Ql 3, 2). Il Libro di Qoèlet dice che c’è un tempo per ogni cosa. Il nostro non è il tempo di lottare per il potere, ma di dare un futuro alle prossime generazioni.

2. Il saggio amministratore è attento alle vibrazioni morali e spirituali profonde della comunità, sa ascoltare la voce della gente e il grido dei poveri. Oggi c’è molta indifferenza fino alla durezza e poca compassione. Nessun cambiamento civile e politico sarà possibile senza ricostruire questo patrimonio di pietas umana. Ci commuoviamo per la sofferenza dei gatti e dei cani (e lo dobbiamo fare), ma stiamo dimenticando come si deve piangere e reagire quando leggiamo che Omar è morto in mare con la sua pagella cucita nella tasca e il piccolo Alan è stato lasciato senza vita sulla spiaggia dalle onde del mare. Sono convinto che per ben governare non serve andare a lezione dal “Principe” di Machiavelli, ma imparare da Gesù, che nel cenacolo propone il precetto dell’amore: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 13, 34). Questo insegnamento fa nascere  una nuova famiglia, “dove nessuno è bisognoso” (At 4, 34). Scatena una rivoluzione sociale, come quella del Cardinale Konrad Krajewski, Elemosiniere del Papa. Si è calato nella stanza della centralina elettrica di un palazzo romano occupato, per ripristinare la corrente che mancava da molti giorni, ignorando il divieto d’ingresso e i cartelli di pericolo. 485 persone, fra cui 100 bambini e diversi malati, al buio. Niente bucato, senza luce la sera per mettersi a tavola o studiare, il cibo a marcire nei frigo, i cellulari scarichi e muti. È stato un gesto vistoso, una provocazione forte, uno schiaffo morale, un reato per la legge. Nello stordimento della società “don Corrado” – come lo chiamano i clochard – ha messo in pratica il Vangelo, ricordando che “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!” (Mc 2, 27). Esiste una legge di umanità superiore a tutte, quella dell’amore. Sarà questa a fare grande l’Europa.

3. Siamo invitati a scuoterci la pigrizia di dosso e ripercorrere l’avventura umana di chi nel passato ha costruito innumerevoli iniziative. Possiamo elencare le migliaia di cooperative agricole ed edilizie, le casse rurali, le mutue assicurative, le scuole, gli asili, le associazioni culturali e sportive, … . Il popolo è stato protagonista della sua storia. Un’esperienza che deve continuare. Quando l’Impero Romano stava crollando per le invasioni dei “barbari” – che, allora, scendevano dal Nord – i monaci Agostino e Benedetto videro l’inizio di un nuovo mondo, generarono opere, regole, scritti, monasteri, azioni che edificarono la Christianitas medievale. Oggi bisogna fare lo stesso. L’appello di cento anni fa ai “liberi e forti” deve dar vita a un movimento civile, profetico, capace di animare con la passione del cuore le opere, che si chiamano banche, imprese, scuole, università, comunità, cooperative, associazioni, … e inventarne di nuove da lasciare alle generazioni future. Le vicende intramontabili di don Camillo e Peppone, legate alla nostra terra lombarda, ci insegnano che, quando il grande fiume esonda, è tempo di cessare le polemiche e correre insieme a rafforzare gli argini.

don Franco Colombini