Sotto il Campanile 19 Maggio 2024

Pubblicato giorno 16 maggio 2024 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

 

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È Pentecoste. “Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra”. Mentre il cuore prega con le parole del salmo, l’animo si riscalda, prende coraggio, afferra i sussulti e i gemiti della sua presenza nel mondo. Nasce la speranza. Mi sembra di riascoltare le parole del Papa San Giovanni XXIII alla vigilia del Concilio Ecumenico Vaticano II: “Ci sono anime sfiduciate che non scorgono altro che tenebre. … Noi invece, seguendo gli ammonimenti di Cristo Signore, che ci esorta ad interpretare i “segni dei tempi”, fra tanta tenebrosa caligine scorgiamo indizi, non pochi, che sembrano offrire auspici per un’epoca migliore per la Chiesa e per l’umanità” (Humanae Salutis, 25 dicembre 1961).
In questo periodo di forte crisi, in piena guerra, il Cardinale Zuppi, a nome dei Vescovi d’Europa, ha espresso meraviglia di fronte a 27 Nazioni che, in questi ultimi 70 anni, “invece di litigare e ignorarsi” hanno scelto di “conoscersi e andare d’accordo”. È la strada che bisogna continuare a seguire, anche se l’avventura europea pare una lunga lista di contraddizioni e indecisioni con molte domande aperte.
Alla radice della costruzione comunitaria ci sono state grandi figure di cristiani, che, superando le profonde divisioni dei popoli, credettero in un destino comune. Adenauer, De Gasperi, Schuman e altri padri fondatori si lasciarono ispirare dalla fede per realizzare un disegno che non fosse un  negoziato di interessi contrapposti o un compromesso, ma il frutto di un cambiamento radicale di mentalità, di conversione, un metodo completamente nuovo, basato sui valori cristiani: il sacrificio, la comprensione, la fiducia, l’interesse comune. L’universalismo della Chiesa è stata la bussola che li ha orientati. .
Nel tempo tale spinta ideale si è persa a vantaggio di un’Europa mercantile, economica, commerciale. È diventata un prodotto di negoziati attorno al conflitto di interessi contrapposti, che l’hanno svuotata e impoverita, facendo perdere la fiducia ai suoi cittadini. È tempo di risorgere! L’Europa ha senso solo se propone al mondo un modello di vivere insieme e di vivere per gli altri. L’Europa ha
senso se è casa di pace.
Essa ha ancora tanto da dare. È ricca di umanesimo, cultura, ragionevolezza, capacità di dialogo, risorse. Dopo due guerre mondiali, può essere un paradigma di concordia e di solidarietà universale. Le tante diversità, che la compongono, dicono che è possibile realizzare la civiltà del vivere insieme, smentendo la globalizzazione omogeneizzante e la falsa dottrina degli scontri di civiltà e di religione, cause non secondarie dell’insorgere del terrorismo. Il suo modello sociale è un’alternativa a un’economia disumana, basata sull’interesse immediato e predatorio. L’Europa può dare risposte a un’Africa che cerca partner sinceri per il suo sviluppo integrale. Tra qualche settimana ci recheremo alle urne per scegliere coloro che scriveranno la storia degli anni futuri. È una grave responsabilità. Dovremo individuare uomini e donne che abbiano voglia di continuare sulla strada tracciata dai padri, con la ferma volontà di operare per il bene comune e costruire una comunità di destini e di valori, dove popoli diversi convivono – tutti uguali – nella fattiva collaborazione e nella pace, senza cedere a impulsi nazionalisti e localisti. Saremo chiamati anche a votare per i Sindaci e i Consigli Comunali. Sono tante le virtù richieste ad un buon amministratore.
Tra tutte non può mancare l’umiltà di ascoltare la gente, della quale si è servi e non padroni. Le sagge decisioni sono una risposta alla voce della comunità, vanno incontro alle frange più deboli, cercano il bene comune, non lasciano indietro nessuno, sono frutto di un dialogo rispettoso e paziente. L’arroganza del potere è una bestia sempre in agguato, sulla quale non si vigila mai abbastanza.
Nella luce della Pentecoste si può tornare a sognare la nuova civiltà dell’amore, come la chiamava San Paolo VI, un grande Papa dei tempi moderni. Il messaggio del Consiglio Pastorale Diocesano, introdotto dall’Arcivescovo Mons. Delpini, e la Lettera del Cardinale Zuppi ci aiutano ad arrivare preparati all’appuntamento elettorale.
UN VOTO DECISIVO: CHIAMATI A RIDESTARE IL SOGNO EUROPEO
Noi cristiani vorremmo essere cittadini di un’Europa protagonista nell’opera di pace e di sviluppo dei popoli, vorremmo coltivare e tenere vivo il sogno dei padri fondatori, per evitare che la cultura europea sia impostata sul mero individualismo, sugli imprevisti del mercato, sugli egoismi nazionali. Perciò sentiamo il dovere di vivere anche l’appuntamento elettorale di giugno con responsabile partecipazione. Per questi motivi ho accolto con favore l’idea del Consiglio pastorale diocesano di elaborare, nel corso dell’ultima sessione svoltasi a febbraio, il breve testo/appello rivolto a tutte le comunità cristiane che è riportato qui di seguito. Il Consiglio pastorale diocesano è un organismo consultivo composto prevalentemente da laici e rappresentativo dell’intero popolo di Dio: ha il compito, sotto l’autorità dell’Arcivescovo, di studiare, valutare e proporre conclusioni operative per quanto riguarda le attività pastorali della Diocesi. Il documento è stato approvato all’unanimità.
Ora è compito di tutti contribuire alla circolazione di tale documento e alla promozione di occasioni per approfondirne e svilupparne ulteriormente i contenuti: nelle parrocchie e nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali, e – perché no? – anche in contesti non ecclesiali ma in cui i cristiani sono attivamente presenti. Qualunque documento, seppure ben redatto, per arrivare
allo scopo non deve rimanere un foglio stampato, ma ha necessità di avere le gambe che lo fanno circolare e la faccia di qualcuno che ci crede in prima persona.
Mario Delpini, Arcivescovo di Milano L’Europa comunitaria nasce da un sogno. Un sogno di pace, giustizia, solidarietà con al centro il
valore assoluto della persona e della sua dignità. L’Europa non è, né può essere solo uno spazio economico. Oggi godiamo dei frutti di questo processo storico e politico: la pace, la democrazia, la libertà di sviluppo, il sistema di protezione sociale, ma nessuna di queste acquisizioni può essere data per scontata né garantita per sempre. L’esperimento” europeo è la costruzione di un luogo di incontro e dialogo tra popoli , culture, religioni differenti. Auspichiamo in particolare che l’Unione europea faccia proprio un compiuto senso di laicità che affermi e consenta l’effettivo pluralismo di ogni espressione culturale e religiosa anche nello spazio pubblico. Questa Europa ci appassiona, ne sentiamo il bisogno, il mondo ne ha bisogno, soprattutto oggi in un contesto internazionale segnato da conflitti, dalla rinascita di particolarismi, nazionalismi, populismi. Anche i giovani ci indicano una casa da abitare, una opportunità da cogliere, una promessa da compiere, un orizzonte per il quale spendersi. Il processo di integrazione europea è avanzato in questi 70 anni con fasi di accelerazioni e altre di rallentamento. Di fronte alle ultime prove l’Unione europea ha risposto in modo differenziato: ad esempio rigidamente nella crisi finanziaria del 2008, con forti ripercussioni sociali; in modo coraggioso, solidale ed efficace in risposta alla pandemia. In gioco c’è l’idea di Europa che desideriamo per il futuro. L’Europa infatti è un processo aperto che chiama in causa il nostro protagonismo e anche il nostro contributo critico, di fronte alle grandi sfide perché si possa costruire un’Europa coesa e maggiormente integrata. Le grandi transizioni in atto, che definiscono il “cambiamento d’epoca” che attraversiamo, chiedono la partecipazione e il contributo fattivo dei cristiani, fra queste: questione demografica, disuguaglianze da sanare, diritti da garantire, fenomeni migratori da affrontare insieme, ambiente da tutelare, rivoluzione digitale da governare, una politica estera di cooperazione e di pace sulla base del diritto internazionale. La comunità cristiana avverte la responsabilità di portare il proprio contributo a questo processo: è il patrimonio che va dai santi patroni d’Europa ai “padri fondatori”, all’intero magistero della Chiesa, fino all’impegno quotidiano, motivato e coerente, di tanti credenti che si spendono nella società e nella politica. Un patrimonio da riscoprire, vivere e testimoniare. Un messaggio di fiducia e di speranza che ha accompagnato sin dagli esordi il cammino verso l’Europa unita, improntata ai principi di solidarietà e sussidiarietà. Come comunità cristiana ci sentiamo chiamati a custodire e vivere nelle nostre realtà questo grande progetto assumendo alcuni impegni: costruire con tutti spazi di incontro e dialogo finalizzati alla edificazione del bene comune; organizzare incontri di conoscenza e approfondimento delle sfide che l’Europa ha di fronte a sé; valorizzare e rilanciare nei nostri territori il dialogo ecumenico e interreligioso. In questo senso l’esercizio del diritto-dovere del voto è una esplicita espressione del nostro impegno e della nostra cura per la “casa comune” europea. Per questo l’8 e 9 giugno ci sentiamo chiamati e invitiamo a partecipare alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Siamo tutti chiamati a ridestare il sogno europeo.
don Franco Colombini