Sotto il Campanile 2 Aprile 2023

Pubblicato giorno 31 marzo 2023 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

 

SCARICA ==> sotto il campanile 02 Aprile 2023

VI Domenica di Quaresima delle Palme
02 Aprile 2023 – Foglio n. 219

La risurrezione di Lazzaro fu l’ultima goccia, che fece salire alle stelle l’ira dei capi dei sacerdoti e dei farisei: “Avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava Gesù, lo denunciasse, perché potessero arrestarlo” (Gv 11, 57). Gesù, sentendo che la sua ora era vicina, cercò una casa amica dove rifugiarsi. Si isolò dalla folla e andò a Betania da Lazzaro, Marta e Maria. Aveva bisogno di cuori comprensivi, fraterni, buoni, a cui aggrapparsi e trovare ristoro, come tutti noi, quando l’esistenza si fa buia.

Mi riempie di tenerezza e commozione vedere un Dio “triste fino alla morte” (Mc 14, 34), con l’animo a pezzi, povero, mendicante
di affetto, stare alla porta e bussare (Apc 3, 20). Il Vangelo non registra parole.

Posso immaginare un lungo abbraccio con Lazzaro e le sorelle, un sussulto interiore, una commozione intensa, un abbandono fiducioso, perché “la dolcezza di un amico rassicura l’anima” (Pr 27, 9).

A Marta bastò vedere in faccia Gesù per capire che doveva fare qualcosa. Preparò una cena per la gioia di averlo in casa, ringraziarlo, consolarlo. Forse le era giunta all’orecchio la voce che il Maestro era braccato e si sentiva in pena per lui. La sua fu un’ospitalità eucaristica, che accoglie l’umanità provata, si fa carico della stanchezza e dell’angoscia dello spirito. Così dovrebbe essere ogni Messa.
Se non avviene, è lo stesso mistero di Gesù a svanire e a sfuggirci di mano.

“Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12, 3). Un gesto spontaneo, imprevedibile, al di là di ogni calcolo e misura. Impossibile imbastire un ragionamento logico per capire. Il cuore è così. Non lo si può fermare. Maria mi lascia senza parole, assorto, stupito. Mi fa assaporare la fragranza di un profumo nuovo, mai sentito, che si espande nella storia, e la vastità di un amore senza confini. Una gratuità che non mi appartiene e mi coinvolge.
La casa di Betania fu una Pentecoste. Lo Spirito riempì di forza Gesù, che senza esitare né guardare indietro entrò nella Città Santa cavalcando un asinello, sfidando i poteri del mondo e portando a compimento la sua missione di Redentore.

Il mistero pasquale avanzava in tutto il suo splendore.

Una villetta bianca, in una giornata splendente di primavera, con davanti le tute bianche dei Ris. Una immagine che mi è rimasta impressa. I Carabinieri, chiamati dai vicini, trovarono una signora di 64 anni, morta sola, forse per cause naturali, da
almeno dieci giorni. Le stanze erano invase da un ciarpume asfissiante. Portato via il corpo della donna, i vicini si domandavano che fine avesse fatto l’anziana madre, novantenne, sparita da mesi. I Carabinieri ritornarono per cercarvi un indizio. Una
gran fatica in quei locali zeppi di cartacce. Un tanfo insopportabile, che si faceva sempre più forte vicino a un vecchio armadio. Aprirono le ante sigillate con lo scotch e su uno scaffale trovarono un grosso pacco, avvolto nella plastica. Dentro c’era
la madre, morta da mesi, ormai mummificata. Chissà, forse nella mente malata di quella povera donna, accumulatrice di rottame, la stessa madre era qualcosa da cui non poteva in alcun modo separarsi! Un attaccamento morboso alle uniche cose che
possedeva.

I quaderni di scuola, un ingiallito abito da sposa, centinaia di bollette, pile di giornali, lattine di cibo scaduto, bottiglie, biglietti di Natali passati da tempo … , tutti frammenti di una esistenza crollata, a cui era disperatamente attaccata. Un black hole, un
buco nero, il buio, il nulla in mezzo alla città. Una casa gonfia di relitti, spazzatura, roba rotta, madre e figlia decedute. Quale desolazione! Nessuno si accorse. Non un vicino che, per oltre dieci giorni, andò a cercarli e a bussare. Un silenzio assoluto.
Chiudere la porta, sprangarla, non basta a far salvo nessuno.
La morte di Francesco Pio fu un assurdo delitto, avvenuto nella notte tra il 19 e 20 marzo a Maimone per un povero, costosissimo paio di scarpe. L’assassino le adorava, lo facevano sentire grande. Senza di esse il suo piccolo mondo andava In frantumi. Il padre era un camorrista. Prima di essere ucciso, aveva accoltellato la moglie nel cui grembo c’era proprio lui. Il fratello si trova in carcere per tentato omicidio. In famiglia gli è stato insegnato che la tolleranza, il rispetto, la prudenza, la fratellanza, il perdono non sono valori. Per contare ed essere adulati, si deve ricorrere alla violenza, vendicare le offese, superare la paura, ostentare forza, sicurezza, disprezzo, punire ogni sgarbo senza pietà. Un mondo maledetto, un buco nero, che fagocita, macina, stritola, ammalia. È urgente correre ai ripari prima che qualcuno si invaghisca di nuovo di un paio di scarpe e di una pistola, sul cui altare sacrificare la
vita altrui e la propria libertà.

Davanti a queste vicende infelici, la storia di Dismas, il “testimone dell’ultimo momento”, mi rinfranca il cuore. Sul Calvario, ai piedi del Crocifisso, le tante miserie della vita, gli errori, la debolezza, gli ostacoli sono diventati grazia, speranza, perdono, gioia senza fine. Il buon ladrone è l’icona di chi alza lo sguardo a Dio e incontra la Luce. “Ricordati di me, quando sarai nel tuo Regno”. Tutto rinasce, quando si dà voce a quella scintilla d’amore, che abbiamo dentro e facciamo tacere. Purtroppo a questo frammento di speranza si oppone Gestas, l’altro condannato. Nell’ora più buia della Croce non vide il Signore della vita accanto a sé e morì bestemmiando.
Ogni giorno Dio ci viene vicino e bussa alla porta del cuore. Tocca a noi accoglierlo o lasciarlo fuori, credere al suo amore infinito o morire disperati.

don Franco Colombini