Sotto il Campanile 21 aprile 2019 – Pasqua

Pubblicato giorno 21 aprile 2019 - Avvisi, NOTIZIARIO

 

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21 Aprile 2019 – Foglio n. 70
Ho visto il Signore! (Gv 20, 18)

La risurrezione di Gesù, che celebriamo quest’oggi, è la festa massima della Chiesa, un
evento di significato cosmico, che trasforma il senso della storia del mondo.
Tutta la realtà corporea è destinata a deperire.
Ogni inizio va verso la fine. La morte sembra essere il destino inesorabile di ogni vivente.
La risurrezione di Gesù introduce un processo nuovo. Dio interviene di persona, con amore, in
favore dell’uomo, per sottrarlo alla logica della decadenza e donargli il germe dell’immor-
talità. Nella resurrezione di Gesù riceviamo la certezza che il Dio della vita non ci lascia nella
tristezza della morte, anzi fin da ora opera in noi, se ci affidiamo nella fede alla sua potenza
misericordiosa.
Questa realtà esaltante per la storia dell’umanità ci viene data nella semplice familiarità di un
incontro personale, dove emergono i sentimenti e le emozioni più intense, che toccano il cuore.
Non c’è il frastuono, il baccano, la spettacolarità, l’ostentazione faraonica dalle dimensioni grandiose.
Non è
nello stile di Dio. La sua luce si manifesta nel silenzio, nell’umiltà del nascondimento,
lontano dalla curiosità degli occhi. Lì ci cerca e ci trova come è avvenuto per Maria
di Magdala.
Maria va alla tomba di Gesù e, trovandola vuota, piange disperata. È afflitta dal dolore
per la morte di una persona amica, che tanto aveva fatto per lei, le aveva insegnato a
vivere, cambiandole l’esistenza con la tenerezza e la comprensione. Siamo di fronte
a sentimenti nobili, elevati, ma che cosa ha a che fare la vicenda personale di questa
donna, che appena conosciamo, con il grande evento della resurrezione che cambia
la storia del mondo?
La domanda di Gesù a Maria mi aiuta a capire. È una voce che va dentro l’animo e
mi fa pensare: “Che cosa c’è dentro di te? Perché piangi? Che cosa ti turba? Quali
sono le tue speranze? Chi cerchi? Perché non sei felice?”. La domanda più giusta è
sempre la più semplice, quella che spesso non si pone mai, perché rimane nascosta
dietro a mille altre parole. Gesù Risorto, avvicinandosi a me questa mattina, mi porta
al cuore, dove sono io con me stesso e la verità della mia intera esistenza.
“Gesù le disse: Maria!”. Affranta dal dolore, nel pianto, nella tristezza, priva di ogni speranza, Maria di Magdala sente pronunciare il suo nome con amore da colui che era morto e ora è vivo, è davanti a lei, la chiama. In un incontro di gioia indicibile Gesù svela alla donna il mistero della resurrezione. A partire da questo momento Maria coglie nel suo intimo un totale rivolgimento della realtà, un modo nuovo di vedere e di capire le cose, l’apertura degli occhi e del cuore.
Nello stesso tempo le viene manifestato il significato universale, permanente di questo
messaggio. “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Gesù porta
in Dio la sua umanità, la nostra realtà di uomini, povera, fragile, debole, segnata dal
peccato, in ricerca, minacciata dalla morte. Con Gesù entriamo nella Trinità, nel fuoco
dell’Amore, nella nuova realtà di figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo e tra noi. Il mondo,
ogni nostra cosa, la vita quotidiana, il lavoro, la famiglia, la casa dove abitiamo, gli
strumenti della fatica, l’impegno di scuola, tutto è sollevato con noi in Dio, entra nella
sfera divina, illuminata dal dono di essere in Gesù figli di Dio. Nell’Amore, dove siamo
condotti, tutto diventa nuovo.
Questo racconto del Vangelo, in cui la gloria del Risorto appare attraverso la risposta ai
miei sentimenti e alle mie emozioni più profonde, non è l’unico modo del manifestarsi
di Gesù. Mi ricorda però la centralità della persona, il valore inestimabile di ogni essere
umano, considerato nella sua individuale singolarità. Ogni uomo è chiamato a vedere il
volto di Dio, venire avvolto dalla sua luce, costruire un legame di fiducia e d’amore, che
dura un’intera esistenza e la fa nuova.
A Gesù interessa il cuore, la persona, la sua vita, vuole toglierle i mali che l’affliggono,
renderla felice, aprirla agli orizzonti eterni, dove nulla va perso. Tante volte si è fer-
mato senza limiti di tempo con le persone. Ha fatto così con la Samaritana, Zaccheo,
Nicodemo, il cieco nato, Maria di Magdala, i discepoli in cammino verso Emmaus, …
. In quei momenti esistevano solo loro, erano la sua unica preoccupazione. Andavano
salvati! Gesù non è stato il Maestro delle grandi folle, anche se accorrevano a lui. È
stato l’amico per la pelle, colui che cercava il cuore, per riempirlo di bene. Incontrarsi
con Lui è rinascere.
In questo giorno di Pasqua mi viene ricordato che il mistero della persona è un punto
di riferimento essenziale. Anche quando sono in gioco grandi interessi e gravi problemi
– come il lavoro, la fame, la violenza, la difesa della vita nascente, l’abbandono della
propria terra – sarà sempre necessaria una profonda attenzione al singolo, all’indivi-
duo, all’uomo, alla donna, ai drammi e alle sofferenze che attraversa, ai timori e alle
paure che lo turbano, ai desideri e alle speranze che si porta dentro, alla sua storia in
cammino verso l’Infinito. Nella gioia dell’uomo, che vive, risplende la gloria del Risorto.
Oggi vorrei stringere la mano e pronunciare per ciascuno la buona parola della pace.
Buona Pasqua! La lieta notizia della vita che vince la morte raggiunga quanti credono
e sperano in Gesù risorto e tutti coloro che, pur non essendo credenti, cercano questa
grande speranza.
Don Franco Colombini