Sotto il Campanile 22 marzo 2020

Pubblicato giorno 20 marzo 2020 - Avvisi, NOTIZIARIO

 

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Domenica IV di Quaresima
22 Marzo 2020 – Foglio n. 105
Tutto è grazia!

Un giorno Gesù si avvicinò a un uomo cieco dalla nascita, che conduceva una vita di stenti, in povertà, chiedendo l’elemosina, bisognoso dell’aiuto di tutti. La gente si teneva lontana, convinta che portasse impresso nel corpo il marchio indelebile del castigo di Dio. Immagino quante volte si sarà rivolto a Lui con il grido di Giobbe: “La mia faccia è rossa per il pianto e un’ombra mortale mi vela le palpebre, benché non ci sia violenza nelle mie mani e sia pura la mia preghiera. I miei amici mi scherniscono; rivolto a Dio, versa lacrime il mio occhio” (Gb 16, 16-17.20).
Gesù si avvicinò con benignità e aprì i suoi occhi alla luce. Il dono inaspettato della vista restituì a quel povero uomo la gioia di vivere e scatenò una ondata di polemiche incomprensibili. Fu la reazione di chi non voleva vedere. L’autosufficienza religiosa, l’idolatria della scienza e della tecnica, il delirio di onnipotenza, la pretesa di possedere la verità assoluta a immagine di se stessi rendono l’uomo cieco anche oggi. Non vede l’evidenza. Pensa di bastare a se stesso, di essere in grado di spiegare l’enigma del suo mistero, di poter dare un futuro al mondo con le sole forze che possiede. Forse, senza ammetterlo, coltiva l’assurda pretesa di superare il limite invalicabile della morte.

Chi ha gli occhi ben aperti sulla realtà si accorge che non è così. Abbiamo bisogno di un Messia, che ci può salvare, cambiare il cuore, donarci la vita nuova, regalarci lo Spirito dell’amore, illuminarci il cammino, rivelarci il senso della vita e il suo inestimabile valore, spalancarci agli orizzonti infiniti ed eterni, confortarci con il dono di una presenza che non verrà mai meno e per la quale abbiamo la forza di spostare le montagne: “Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20b). La fede è un cammino dentro e verso la luce. In Gesù. Con Gesù. Ed è straordinariamente bello.

L’esperienza del cieco nato si ripete ad ogni svincolo della vita. C’è sempre Gesù che ci aspetta. Ci viene a cercare. Ci offre un futuro al di là di ogni previsione. Parla al cuore come un amico fraterno. “Tu credi nel Figlio dell’uomo?”. Egli rispose: “E chi è Signore, perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Lo hai visto: e colui che parla con te”. Ed egli disse: “Credo, Signore” (Gv 9, 35-37).
La fede tutto rende nuovo. Nella Croce e nella Resurrezione il dolore, la paura, il disagio si illuminano di speranza. Sono le doglie della nostra rinascita. Ci fanno diventare più grandi, maturi, vogliosi di vivere, capaci di guardare in profondità per andare oltre. Ci arricchiscono di umanità, comprensione, fratellanza.

Anni fa alcuni ricercatori, vedendo la fatica con cui una farfalla fuoriusciva dal bozzolo, pensarono
di allargare il foro per favorirne la nascita. La creatura uscì più in fretta, con meno sforzo, ma non
volò. Le difficoltà, le sofferenze, le prove sono come il parto della farfalla. Vanno rispettati, accolti,
senza ragionarci sopra e commentarli. Hanno una funzione. Il dolore è il nostro maestro e noi
siamo i suoi allievi. La fragilità che ne viene può diventare la grande forza che spinge a trovare la
strada di casa, abbattere i muri che ci separano per ritrovarci nell’intimità di una famiglia: bianchi,
neri, gialli, rossi, uomini e donne di ogni razza e nazionalità. Tutti i colori, le tradizioni, le culture.
Ciò che è diverso è bello. Insieme, per sconfiggere le malattie, la fame, la sete, la miseria, la povertà,
l’ignoranza. Senza guerre, prepotenze, invasioni, imperialismi, sopraffazioni, spargimenti
di sangue. Sostenendoci a vicenda. Verso nuove conquiste per il bene dell’umanità, una prosperità
condivisa, la scoperta di nuovi mondi, lo spazio … .

La vita per tutti è un ritorno a casa. Quando siamo nati, il buio del grembo materno ha ceduto il
passo allo splendore della luce. Poi il primo grido. La gioia di essere al mondo, tra le braccia di
chi ci aspettava e non vedeva l’ora di stringerci a sé.
E’ un’utopia sognare un mondo così? Credo di no. La stagione del virus, che stiamo combattendo,
pone le fondamenta di una nuova casa comune. E’ il momento in cui il Figlio dell’Uomo si
avvicina per sussurrarci all’orecchio di non avere paura, perché questa è l’Ora di guardare avanti,
al futuro.

Sino a quando il focolaio era confinato nella lontana Cina, l’unica nostra preoccupazione era che
vi rimanesse. Ora stiamo riscoprendo l’angoscia dell’ignoto, la paura di essere aggrediti da un
minuscolo e invisibile nemico, che potrebbe prenderci da un momento all’altro, senza distinzioni,
proprio come dice il Vangelo “Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato.
Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra lasciata” (Mt 24, 40-41).
Basta un microorganismo acellulare, cento volte più piccolo di un batterio, che, è ancor meno di
un granello di sabbia in rapporto alla “spiaggia” della galassia, a sua volta immersa in miliardi di
altre galassie, per stravolgere la vita del pianeta. Siamo fragili, deboli, ma grandi!

Scriveva Pascal: “L’uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma è una canna che
pensa. Non serva che l’universo intero si armi per schiacciarlo; un vapore, una goccia d’acqua è
sufficiente per ucciderlo. Ma se l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe comunque più nobile
di ciò che l’uccide, perché sa di morire e conosce il potere che l’universo ha su di lui, mentre
l’universo non ne sa nulla. Tutta la nostra dignità consiste, dunque nel pensiero, E’ da qui che
bisogna partire, non dallo spazio e dalla durata, che noi non sapremmo riempire. Impegniamoci
quindi a pensare bene: ecco il principio della morale” (Pens. 186).
La saggezza antica del filoso ci insegna l’umiltà. Ci invita a fare gioco di squadra, disposti a
perdere qualcosa dei nostri privilegi a favore degli altri. Lavoro, soldi, divertimento. In questo
momento che senso hanno? La fede ci dice che tutto è grazia, è dono. In noi sta nascosto un
segreto, un’anima che, quando viene ridestata, è lo spettacolo più bello che ci sia. Vengono a
galla il rispetto, la gentilezza, la solidarietà, la cura, la delicatezza, l’attenzione. Ogni germoglio di
vita ci è stato dato per essere felici, ma non è nostro. Quante volte i papà e le mamme guardano
i propri figli e tremano! Si accorgono che non appartengono a loro, ma a un progetto più grande,
quello di Dio. Anche sul viso della donna e dell’uomo che si ama aleggia la luce della Bontà che
ce l’ha affidato per averne cura. il Mistero abita in noi. Ascoltare la sua voce è entrare nell’Infinito
di Dio, dove tutto ha inizio e ogni cosa splende di luce divina.

don Franco Colombini


Madonnina” nei giorni tribolati del Coronavirus
O mia bela Madunina che te dominet Milan,
prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.
O mia Bela Madunina che te dominet Milan,
Mater dolorosa, Consolatrix afflictorum, conforta con la tua presenza
coloro che più soffrono nei nostri ospedali e nelle nostre case:
invoca ancora per tutti il dono dello Spirito Consolatore che ti ha consolato.
O mia bela Madunina che te dominet Milan,
Maria, Auxilium christianorum, sostieni nella fatica
i tuoi figli impegnati nella fatica logorante di curare i malati,
dona loro forza, pazienza, bontà, salute, pace.
O mia bela Madunina che te dominet Milan,
Maria, Mater amabilis, insegnaci l’arte di renderci amabili,
nei momenti dell’apprensione suggerisci le parole buone che incoraggiano,
nelle ore della solitudine ispira segni di sollecitudine per coloro che sono troppo afflitti,
la delicatezza e il sorriso siano una seminagione di simpatia,
nelle decisioni infondi sapienza,
nessuno sia così preoccupato per se stesso da difendersi con l’indifferenza,
nessuno si senta straniero, abbandonato.
O mia bela Madunina che te dominet Milan,
Maria, Virgo fidelis, incoraggia la perseveranza nel servire,
la costanza nel pregare,
la fermezza nella fede,
la nostra familiarità con Gesù ci aiuti a riconoscere Dio che è Padre,
a rifiutare le immagini di un Dio lontano, indifferente, vendicativo,
a credere nel Padre che dona il suo Spirito per renderci figli nel Figlio,
perché credendo abbiamo la vita, la vita eterna.
O mia bela Madunina che te dominet Milan,
Maria, Refugium peccatorum, Regina pacis,
abbraccia i tuoi figli tribolati,
nessuno si senta dimenticato,
non permettere che noi, in questo momento, ci dimentichiamo
di coloro che soffrono vicino e lontano,
per l’assurdità della guerra,
l’ingiustizia insopportabile della miseria,
lo scandalo delle malattie che si possono facilmente guarire,
la schiavitù delle dipendenze che il vizio, cercato e indotto, rende invincibili.
O mia Bela Madunina che te dominet Milan,
Maria, Causa nostrae laetitiae,
prepara i nostri cuori alla gioia,
perché la benedizione di Dio ci aiuti a essere protagonisti,
tutti insieme, da tutte le genti, con ogni lingua, dialetto, cultura e religione
di una storia lieta, solidale, semplice, operosa, fiera,
perché la nostra terra sia una terra in cui sia desiderabile abitare.
O mia bela Madunina che te dominet Milan,
prega, benedici, sorridi
in questa città, in questa Chiesa Ambrosiana, in questa terra
che si affida a te, ora e sempre.
Amen

Mons. Mario Delpini
Arcivescovo