Sotto il Campanile 23 Gennaio 2022

Pubblicato giorno 22 gennaio 2022 - Avvisi, NOTIZIARIO

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III Domenica dopo l’Epifania
23 Gennaio 2022 – Foglio n. 169
Domenica della Parola di Dio – SS. Quarantore

“Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra,
Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li
spezzò e li dava ai discepoli e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono e furono saziai. Dei pezzi avanza- ti portarono via sette sporte piene” (Mt 15, 35-37).
Gesù sfamò una folla affamata. Manifestò la sua
gloria. Sentì compassione per la gente che lo seguiva da tre giorni in luoghi deserti. La stessa che
prova una mamma, quando stringe il suo bambino.
Sogna le cose più belle, vede la felicità davanti agli
occhi, vive per dargli un futuro. Gesù si commuove per me. Svela la sua alta considerazione nei
confronti della mia vita. Scava nel mio animo per
condividere desideri e speranze. Si impegna al mio
fianco fino al sacrificio supremo. Non mi lascia mai
solo. Il poco che sono e che sta nelle mie mani, per Lui è molto e conta tanto.
Può sembrare una piccola cosa, ma se la consegno al suo cuore, si trasforma
e cresce. Sono i miracoli dei santi. Hanno dato tutto quello che avevano, sfi- dando l’impossibile, sapendo di essere amati. E hanno compiuto meraviglie.
Si moltiplica solo ciò che si dona.
Molti uomini e donne, incalzati dalla voce di Dio, divennero protagonisti di sto- rie straordinarie e generarono nuovi cammini. Si mossero per fede. Abramo
partì al lume delle stelle, senza sapere dove andare, confidando in una pro- messa. Mosè, sfuggito alla morte in Egitto, ritornò sui suoi passi, obbediente
a un progetto che Dio gli aveva messo nel cuore. Hanno avuto il coraggio di
osare. La docilità ne ha fatto dei giganti. Quando il futuro sembra finire, Dio
“apre una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti” (Is 43,
16).
I protagonisti della storia sacra sono persone umili, semplici, fuggiaschi, gente fallita, perseguitata, rimessa in piedi dopo una sconfitta. Giuseppe, rinnegato dai fratelli, fu sbattuto in una cisterna e venduto come schiavo. Davide
non godeva grande stima. Faceva il pastore. Samuele lo unse re contro il
parere di tutti. Geremia conobbe la prigione, il disprezzo, l’odio dei potenti.
Amos fu preso di dietro al bestiame. Ruth era una donna straniera, Raab una
prostituta, Ester una popolana di straordinaria bellezza, Maria un’umile ra- gazza di Nazareth. I primi discepoli videro il Maestro in un giorno qualunque,
intenti a sistemare le barche per la pesca. A Zaccheo fu chiesto di scendere
dal sicomoro per ospitare Gesù nella sua casa piena di ladri.
L’intervento di Dio si fa sentire nelle crisi, nei fallimenti, sulla croce. La punta della speranza affiora nel cuore del male. Alla proposta di Dio Giona fuggì. Arrivò a
Ninive, sospinto da tempeste e naufragi, e cambiò la storia della città. Elia trovò
rifugio nel deserto, inseguito dai sicari di Gezabele. Sfinito, si lascò cadere sotto
una ginestra e si arrese alla morte. Per due volte l’angelo lo riscosse, lo invitò a
mangiare, a bere e a rimettersi in cammino, fino a raggiungere il Monte di Dio,
l’Horeb. Ai primordi della storia ci furono uomini che vollero costruire una torre
per arrivare in cielo. Non ci riuscirono. Abbandonarono l’impresa, si dispersero,
conquistarono i continenti, li popolarono, impararono che il cielo si raggiunge
con l’umiltà della fede e la diversità delle lingue è indispensabile per chi abita la
terra. Il mondo plurale prese forma attorno ad una montagna di mattoni, in un
giorno di crisi. I primi quattro pescatori seguirono Gesù, senza neppure chieder- si dove li avrebbe condotti. In piena incoscienza. Lasciarono le barche per un
sogno. Abbandonarono le reti, incantati dalle parole di un giovane Rabbi di Galilea, che aveva il potere di risvegliare la vita. Il nuovo nasce dove c’è coraggio,
fiducia, audacia.
Ma il più grande degli inizi avvenne in un’alba di primavera, dentro un giardino
appena fuori Gerusalemme, dove alcune donne si erano recate a rendere omag gio al corpo di un crocifisso, portando un vaso di unguenti profumati. Tra di loro
c’era Maria di Magdala. Un amore ostinato, più lungo della vita, obbligò Dio a
inventare risurrezioni. Quella donna, prima abitata da sette demoni, divenne la
prima testimone. La pietra, scartata dai costruttori, inaugurò il tempo eterno.
Ciò che mi affascina è la capacità di Dio di rovesciare le situazioni. Quando tutto
sembra finire e volgere al peggio, la speranza apre le ali e sorge il nuovo. Ci troviamo su un crinale della storia. I due anni di pandemia ci costringono a rivedere
il cammino, leggere il passato, cercare risposte per il futuro, lasciare alle spalle
odio e avidità, rinunciare all’ubris – quella tracotanza verso il divino, che nel
corso dei secoli si è trasformata in dominio assoluto sulla natura e sull’uomo – ,
dotarsi di un bagaglio più leggero, pronti a immaginare un mondo diverso.
Nel 165 e nel 251 dC due terribili epidemie portarono alla morte un quarto o un
terzo dell’intera popolazione dell’Impero. Pare si trattasse delle prime apparizioni
del vaiolo e del morbillo. I cristiani si distinsero per il modo di affrontarle. La carità
e l’amore crebbero a dismisura. Divennero norme di solidarietà quotidiana. San
Dionisio, vescovo di Alessandria, scrisse: “La maggior parte dei nostri fratelli,
senza avere alcun riguardo per se stessi, per un eccesso di carità e d’amore
fraterno, visitavano senza preoccupazione gli ammalati, li servivano meravigliosamente, li soccorrevano in Cristo”. Il loro esempio lasciò una traccia indelebile
nella diffusione del Vangelo e contribuì a rivitalizzare la società ben prima dell’Editto di Costantino. Mi piacerebbe fosse così anche oggi. La pandemia è come
una medicina amara. Serve a guarire i cuori, liberare le menti dai fantasmi della
frenesia, far nascere una umanità più unita e solidale, accompagnare la Chiesa
in una nuova epoca. David Sassoli ha interpretato bene i segni dei tempi e ha
indicato la strada: “La radicalità evangelica è più forte di una dottrina e interroga
nel profondo le nostre coscienze. Ci chiama ad essere fedeli nella quotidianità,
nell’incontro con l’altro, con chi è più debole e insieme ci sfida ad essere nella
storia con l’animo dei costruttori”. Ci troviamo a un nuovo inizio da intraprendere
con l’entusiasmo dei ragazzi che si affacciano alla ribalta della vita.
don Franco Colombini