Sotto il Campanile 23 Ottobre 2022

Pubblicato giorno 21 ottobre 2022 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

 

scarica ==> sotto il campanile 23 Ottobre 2022

 

Prima domenica dopo la Dedicazione
Giornata Missionaria Mondiale
23 Ottobre 2022 – Foglio n. 196

“Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28, 19)

Oggi risuona forte la parola di Gesù: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi fino alla fine del mondo” (Mt 28,19-20).
È la domenica del mandato missionario. La Chiesa di Milano, crocevia di molte genti, che provengono da ogni parte del Globo, si sente chiamata ad accoglierle e ad andare ad annunciare il Vangelo ai confini del mondo. La nostra piccola comunità è diventata un caleidoscopio di etnie, culture, religioni. Porta su di sé le storie spesso drammatiche di tanti giovani, famiglie, bambini in fuga dalla fame, dalle malattie, dalla povertà, dalla guerra. Un segno tangibile dello Spirito, che ci invita ad aprirci all’incontro, all’ascolto, al dialogo. A non avere paura.
Per uscire dalla pigrizia e dallo scoraggiamento, abbiamo bisogno della sana inquietudine di Gesù, della sua infinita passione d’amore, che gli ha permesso di dire: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra e quanto vorrei che fosse già acceso!” (Lc 12, 49).
Questo entusiasmo lo percepii 60 anni fa, quando l’11 ottobre 1962 si aprì il Concilio Ecumenico Vaticano II. Frequentavo la seconda media. Quella mattina non facemmo lezione, ma in ogni classe i professori, incollati alle immagini in bianco e nero della televisione, scrutavano con noi il futuro, che ci veniva incontro.
L’Europa allora era bambina. Aveva compiuto da poco cinque anni con la firma dei Trattati di Roma. Italia, Francia, Belgio, Lussemburgo potevano ancora definirsi Nazioni “cattoliche”, ma anche le forti presenze luterane di Germania e Olanda non attenuarono l’attenzione per quell’evento straordinario, se non altro per la caratterizzazione ecumenica dell’assise e per l’inedita partecipazione ai lavori di numerosi “fratelli separati” in veste di osservatori. Il numero dei Vescovi della “Comunità economica europea” – così allora veniva
chiamata – era molto elevato, quasi un quarto del plenum, che si riuniva nel- la Basilica di San Pietro. Commovente fu vedere sfilare Vescovi e Cardinali “neri”, “rossi”, “gialli”, “con gli occhi a mandorla”, provenenti da ogni continen- te. Eravamo bambini e respiravamo la pace, l’abbattimento delle frontiere, l’unità, la fraternità tra i popoli. Stava per nascere un mondo nuovo. Lo sentivamo e ci credevamo.
A distanza di 60 anni l’Europa “adulta” dei Ventisette sembra aver scordato quella data. Forse oggi la Chiesa ha perso seguaci e potere, ma non la voce e la statura morale. Con la guerra in Ucraina e con i timori crescenti di un’escalation nucleare, i Capi di Stato Europei farebbero bene a ricordare che cinque giorni dopo, il 16 ottobre ’62, si aprì fra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica la drammatica crisi dei missili a Cuba. Per due settimane il mondo ebbe davanti lo spettro di uno scontro atomico. Il Papa San Giovanni XXIII giocò un ruolo fondamentale
nel convincere Kennedy e Kruscev a fermarsi. “Noi chiediamo a tutti i Governi di non rimanere sordi a questo grido dell’umanità e di fare tutto quello che è nel loro potere per salvare la pace”, scrisse al leader del Cremlino. Appena due giorni dopo, arrivò al Presidente Usa la famosa lettera con la proposta di compromesso, che dissipò ogni incubo.
Oggi al posto di Roncalli c’è Papa Francesco. Ogni giorno lancia appelli accorati e umili suppliche ai belligeranti. Si rivolge a tutti i Governanti della Terra, perché aprano e incoraggino una prospettiva di dialogo, per porre fine alle stragi, alle devastazioni nell’Europa Orientale e nel mondo. Sembra incredibile, ma non ho ancora visto un solo “eurocrate” dell’Unione fare eco alla voce del Papa , spen- dersi con gesti concreti, “rischiare per la pace”.
Le bombe russe sulle città ucraine mostrano nella carne e nel sangue delle vittime quanto è sempre apparso evidente alla ragione. Non ci saranno vincitori.
Solo il partito della guerra a oltranza canterà vittoria. L’unico modo per opporsi a questa degenerazione, che prosegue da mesi e minaccia l’uso dell’atomica, è dare vita e forza politica al partito della pace. Non sono un politologo, ma senza idee nuove il conflitto durerà a lungo e produrrà disastri colossali. Tutti sappiamo che la guerra non era inevitabile. Conosciamo chi è la vittima e chi è il carnefice.
Ma ripeterlo senza fare nulla è una droga che intontisce. È arrivata l’ora darsi una scossa. Le antiche Nazioni Europee devono riprendere il ruolo che la Storia ha loro assegnato. Fuori di qui sarà un disastro.
Il pericolo, certo, c’è, se è vero che un anno dopo Cuba, Kennedy fu ucciso da un complotto (al quale il complesso militare-industriale americano non fu estraneo) e, dopo un altro anno, anche Kruscev perse il potere. La causa della pace fra i popoli li ricorderà per sempre. E quelli di oggi? Chissà …!
La Giornata Missionaria Mondiale ripropone all’umanità l’eterno annuncio, di Gesù, “Principe della Pace” (Is 9, 5-6). Per troppo tempo è stato dimenticato.
Il delirio di onnipotenza e la tracotanza della libertà sfrenata, che rende lecito anche ciò che è male, hanno preso il posto della fede. Ma Dio non si stanca.
La sua parola, ricca di amore e carica di speranza, giunge al cuore e ci invita a ritornare: “Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme.
Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, … . Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti, il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra (Zac 9, 9-10).
don Franco Colombini