Sotto il Campanile 24 Febbario 2019

Pubblicato giorno 23 febbraio 2019 - Avvisi

 

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Penultima dopo l’Epifania 24 Febbraio 2019 –

Foglio n. 62 “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (Mc 2, 17)

Ogni vita è sacra e inviolabile nel suo mistero

Un giorno Gesù “passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: ‘Seguimi!’. Ed egli si alzò e lo seguì” (Mc 2, 14). Una scelta rivoluzionaria! Quell’uomo – esattore delle tasse – , secondo la mentalità del tempo, era un “pubblicano”, un ladro. Gesù lo sceglie e va a mangiare con i suoi amici, sfidando la Legge, che proibiva di entrare nelle case dei peccatori. Non si cura delle critiche, dei giudizi di condanna, delle lamentele. A lui sta a cuore la persona umana, “l’uomo”, perché “non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati” (Mc 2, 17). Mi piace la libertà di Gesù. Mi aiuta ad andare oltre le valutazioni superficiali, per raggiungere il cuore delle persone, dove c’è sete di riscatto, buona volontà, desiderio di purificazione, energie da risvegliare, che possono scatenare un terremoto di bene. È lo stile di Gesù. Lo ha fatto con Levi, con il ladrone in croce, con Paolo sulla via di Damasco. E continua a farlo. È una grande gioia poter esclamare con l’apostolo delle genti: “Prima ero un bestemmiatore, un persecutore, un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità, che è in Cristo Gesù” (1 Tim 1, 13-14).

A queste parole ho sempre creduto. Soprattutto quando il mio ministero si svolgeva in carcere. Dietro le sbarre incontravo uomini e donne. In ognuno sentivo battere il cuore, pulsava una storia con ferite lancinanti e speranze disattese, vibravano sentimenti, si formulavano bilanci, nascevano propositi, scorrevano lacrime, si aprivano vie nuove. Non ho mai giudicato. Ogni vita per me era sacra e inviolabile nel suo mistero. Nascondeva un capolavoro, una bellezza che si sarebbe manifestata. Dio era l’artista ed io uno strumento della sua opera. Ho aspettato con pazienza, alcune volte per anni, che le cose potessero cambiare. Ma sapevo che il disegno di Dio si sarebbe compiuto, perché nessuno può resistere all’amore. Mi dispiace oggi quando qualcuno si sente giudicato, si allontana triste come se la comunità non fosse più la sua casa, critica parole mai dette e pensieri mai formulati, se non nella sua mente, dove si è condannato da solo. Toglie il saluto, abbassa gli occhi, guarda altrove, cambia strada. Mi piacerebbe se, per un istante, fissasse il volto di chi gli sta davanti. Sono sicuro che in esso vedrebbe tanta magnanimità, benevolenza, affetto profondo. Leggerebbe il desiderio struggente di incontrarsi, capirsi, ritrovarsi. Scorgerebbe la sofferenza di una lontananza ingiustificata, fatta di vuoto e di attesa. Si accorgerebbe dell’esistenza di un fratello, un amico, che non ha mai smesso di amarlo e non vede l’ora di riabbracciarlo e stringere a sé. Basta una parola, un gesto, un passo per bussare alla porta del cuore. Quando si ricevono, bisogna credere all’amore. Come lo è stato per Levi. Gesù non gli è passato accanto per caso. Lo ha cercato, si è fermato, gli ha parlato. Voleva proprio lui. Levi ha capito. Si è sentito amato. Quell’incontro ha cambiato la sua esistenza. È stato una liberazione, una rinascita, una resurrezione. L’amore scatena una vita nuova, sorprendente. Impossibile immaginare dove porterà.

Bisogna osare e confidare in tutto ciò che è amore. Spesso ho avuto paura a fare il primo passo. Mi tremava la mano a suonare il campanello di alcune abitazioni e annunciarmi o varcare la soglia di una cella. Temevo la reazione di coloro che stavo incontrando, magari per la prima volta. Chissà, forse sarei stato rifiutato, mi avrebbero trattato male o mandato via in cattivo modo. Invece no. Ero sempre atteso. Mi accoglievano bene. Potevano finalmente tirare un lungo respiro di sollievo, perché avevano trovato qualcuno a cui appoggiarsi, raccontare le proprie vicende, sfogarsi, porre termine all’incomprensione, camminare insieme. Uscivo contento e commosso. Quando ci si presenta disarmati, a cuore aperto, spunta qualcosa di nuovo, una bella amicizia, un legame forte come quello del sangue. La lieta notizia, il Vangelo, diventa una storia vera. Un incontro che cambia la vita. Nei cuori si nasconde molta solitudine. Se non viene disinnescata, esplode in disperazione.

Ha ragione la Bibbia, quando afferma nel Libro del Siracide: “Chi trova un amico, trova un tesoro” (Sir 6, 14). È Dio, che in punta di piedi si avvicina, avvolge con lo splendore della sua luce, chiama all’amore. Chi risponde – come Levi – diventa l’uomo più felice del mondo.

                                                                                                                               don Franco Colombini