Sotto il Campanile 24 Ottobre 2021

Pubblicato giorno 22 ottobre 2021 - Avvisi, NOTIZIARIO

scarica ==> sotto il campanile 24 Ottobre 2021

 

Prima Domenica dopo la Dedicazione
24 Ottobre 2021 – Foglio n. 156
“Andate in tutto il mondo” (Mc 16, 15)

“Noi non possiamo tacere quello che abbiamo viso e udito”. La prima Domenica dopo la Dedicazione coincide con la Giornata Missionaria Mondiale. La Parola di Gesù: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16, 15) risuona sorprendente e forte per i discepoli di ogni generazione.
Gli apostoli erano appena stati rimproverati per non aver dato ascolto ai testimoni della resurrezione e Gesù, nonostante la fragilità e la paura, non perse la fiducia. Li mandò nel mondo. Fin dalla sua origine la Chiesa è in uscita per annunciare il dono di Dio. Molti accolgono, altri rifiutano, altri restano dubbiosi. I discepoli non si stancano di bussare alle porte dei cuori e di ripetere le parole del Maestro, convinti che lo Spirito verrà loro in aiuto. La testimonianza della vita è la più bella conferma della verità del Vangelo.
“Scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno” (Mc 16, 17-18). Gesù non lascia soli i suoi. Li accompagna sulle strade del mondo. Condivide le fatiche e le speranze. Parla l’unico linguaggio dell’amore. La lotta contro il male è serrata, ma alla fine capitolerà. L’umanità intera vivrà della vita del Signore Risorto. E tutto diventerà nuovo (Apc 21, 5). Ci sarà “un nuovo cielo e nuova terra, perché le cose di prima sono passate” (Apc 21, 1.4). Noi deboli e timorosi possiamo già dire con San Paolo: “Tutto posso in Colui che mi fortifica” (Filip 4, 13), lasciando che la gioia trabocchi dai cuori.

Sono ancora tante le persone che a Trezzano ricordano don Levi Spadotto. È stato prete in Oratorio dal 1996 al 1999. Ora si trova missionario ad Haiti. Ci ha mandato una lettera, dove parla di sé. “Sono arrivato ad Haiti nel 2014 e dopo due anni vissuti con altri sacerdoti presenti in una parrocchia del nord-ovest dell’isola mi è stato dato l’incarico di fondare una nuova parrocchia in una zona molto povera ed estesa intorno al piccolo centro abitato chiamato Ka-Philippe, con 17 comunità da servire e animare. Il nord-ovest è la zona più povera e meno sviluppata dell’isola, dove la popolazione vive di sussistenza del poco che ricava dalle coltivazioni di mais, patate e fagioli, sempre in balia di cicloni o siccità. … Quando sono arrivato c’erano ancora gli echi e i segni del catastrofico terremoto del 12 gennaio 2010 con più di 250mila vittime. … Ero presente quando nel 2016 il Paese è stato devastato dall’uragano Matthew, che ha colpito duramente tutta la nostra zona . … Ora il terremoto del 14 agosto: una catastrofe con almeno due mila morti, migliaia di feriti e vittime rimaste senza casa e private di tutto. … La mia presenza vuole essere un segno di amore e di speranza nel nome di Gesù. Un modo per dire a questo popolo che non è solo nell’affrontare il proprio cammino verso una vita migliore. Un dono per la Diocesi di Port-de-Paix, la più povera fra le dieci che compongono la Chiesa Haitiana. La sua fede, messa alla prova da tante miserie, è una ricchezza da condividere … . Haiti è una finestra, che la grande Diocesi di Milano tiene aperta su questa parte povera del mondo, per mantenere una reciproca circolazione, fresca e rivitalizzante, dello spirito del Vangelo, che solo tra i poveri sprigiona tutto il suo profetico effetto”.

Tanti, come don Levi, sono partiti a portare in terre lontane la bella notizia di Gesù Risorto che vive in mezzo a noi e costruisce cammini di crescita, rendendo reale la promessa del Salmo: “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno” (Salmo 85, 11). La Chiesa è un piccolo seme che annuncia una grande storia. In Occidente la fede è stanca e pare vacillare sotto il peso del materialismo edonista. Mi ha colpito l’affermazione del Professor Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica: “Dio per me non è neanche un’ipotesi”. Una frase lapidaria, tombale, che sembrava dare ragione a chi nega l’esistenza di Dio o la ignora, mentre gli effetti disastrosi della sua “morte” ci lasciano esterrefatti e impotenti. Eliminando Dio, si bestemmia in molti modi l’umanità e, calpestando l’umanità, si ingiuria il nome santo di Dio. Ho apprezzato la precisazione successiva con la quale il Professor Parisi ha voluto chiarire il suo pensiero: “L’esistenza di Dio non può essere usata alla stregua di un’ipotesi scientifica”. Un’osservazione di capitale importanza, che mi sento di condividere.

“Provare Dio” con un esperimento di fisica è come pretendere di capire l’amore con una radiografia. Ogni metodo di conoscenza risponde a certe domande e non ad altre. La fede e la ricerca scientifica, pur nel rispetto della loro diversità, non sono due mondi separati. Nascono entrambe dal primordiale stupore dell’essere umano davanti alla realtà. L’approccio scientifico scopre l’ordine nell’immensa varietà dei fenomeni e l’uomo di fede si interroga sul senso delle cose. Il matematico e filosofo tedesco Gottfried Leibniz nel XVII secolo pose una domanda sempre attuale: “Perché esiste qualcosa invece del nulla?”. Le risposte spaziano dall’assurdo al sublime.

La comunità dei credenti è lieta di testimoniare la fede in Dio che dà l’essere a ogni creatura, trae dal nulla l’universo e lo ama in ogni istante, fino a donare Gesù, suo Figlio. Gli uomini lo hanno ucciso come un malfattore ma il Padre lo ha risuscitato dai marti. Ora vive nella storia e il suo Spirito di amore riempie i cuori. Siamo figli di Dio e “fratelli tutti”. Con Lui possiamo estirpare l’odio, costruire un mondo migliore, mantenere abitabile la “casa comune” che ci è stata affidata, vivere in pace. Se il dubbio ci assale, è bello continuare a cercare, sperare, amare, pregare come se Dio ci fosse, “etsi Deus daretur”. Ce lo ha insegnato Papa Benedetto XVI. Aiuta ad essere meno presuntuosi, più umili, migliori. E forse sarà proprio il Risorto a venirci incontro e a farsi riconoscere.

don Franco Colombini