Sotto il Campanile 25 Dicembre

Pubblicato giorno 24 dicembre 2021 - Avvisi, NOTIZIARIO

scarica ==> sotto il campanile 25 dicembre 2021

 

Natale del Signore
25 Dicembre 2021 – Foglio n. 165
“Il Verbo si fece carne e venne d abitare in
mezzo a noi” (Gv 1, 14)

Da bambino mi piaceva stare davanti al presepe, guardare la capanna, i pastori, ascoltare le pive, le dolci melodie natalizie. Mi colpiva soprattutto la mangiatoia per la povertà e l’assenza di ogni tratto meraviglioso. Era un’immagine a me familiare. D’estate la riempivo di erba e d’inverno di fieno, quando andavo in stalla ad
aiutare il nonno a dare da mangiare alle mucche.

Provavo tenerezza e gioia sapere che il Bambino, adagiato in essa e avvolto in fasce, era “il Salvatore, Messia e Signore”.

Non avvertivo distacco e differenza alcuna. Lo consideravo uno di
casa, una persona cara, un amico, un fratello. Il mio cuore si riempiva della
sua presenza. Sentivo di volergli bene. Ero felice. Non sapevo ancora che
quella nascita era la più grande rivoluzione mai avvenuta nel mondo. Con
Gesù, Dio venne ad abitare la terra, pose la sua tenda in mezzo a noi. Da
grande imparai a memoria le parole di Padre David Maria Turoldo e compresi
quello che la semplicità di un fanciullo aveva sempre saputo: “Eri tu il mistero,
la radiosa notte che racchiudeva il giorno, che avrebbe rivestito di carne la
luce e dato un nome al silenzio”

“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama”.
Così cantarono gli angeli la Notte Santa. Ricordo che vicino a Gesù stavo
bene. Avevo il cuore caldo, tranquillo, in pace. L’amore mi prendeva da ogni
parte. Morivo dalla voglia di spendermi per gli altri. Non vedevo l’ora di cre- scere e poterlo fare. Sognavo il futuro. Disegnavo l’avvenire. Prendevano
corpo in me le decisioni più importanti. Mi dispiaceva allontanarmi dall’incanto
di quei momenti. Temevo di ritrovarmi nel buio e nel freddo della notte. Il fuoco
emana tepore, ristora, genera benessere, invita al riposo. Così è Gesù. Porta
via la negatività dell’anima, guarisce da una patologia mortale che deprime lo
spirito e sporca la storia, riempie di pace e di una gioia inspiegabile. Scompa- re il male. Sovrabbonda la grazia della misericordia.

La tentazione di potercela fare da soli è sempre in agguato. Pensiamo di esse- re in grado di autoaffrancarci dalle cattiverie, che ci portiamo dentro, e diven- tare artefici della nostra felicità, costruttori di un mondo più giusto. Purtroppo
non è così. Il Natale resta sempre bello, esplosivo di una carica inattesa, se
ci si affida completamente a Colui che il Padre ha mandato come Salvatore.

I pastori ritornarono al gregge, dopo essere stati a Betlemme, e non erano più
quelli di prima. La pace, che viene dal Bambino Gesù, è l’ombra terrena della
gloria invisibile di Dio. Il suo amore universale risplende nella fraternità, che lega
gli uomini e le donne in un unico cuore. Sono ancora le parole di Padre David
Maria Turoldo a interpretare il mio animo:“Andrò in giro per le strade sorridendo,
finché gli altri diranno: è pazzo! E mi fermerò soprattutto coi bambini a giocare in
periferia, poi lascerò un fiore ad ogni finestra e saluterò chiunque incontrerò per
via, stringendogli la mano. E poi suonerò con le mie mani le campane della torre
a più riprese finché sarò esausto, e dirò a tutti: pace! Ma lo dirò in silenzio e solo
con un sorriso, ma tutti capiranno”.
“Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori andarono
senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella
mangiatoia” (Lc 2, 15-16). Nella carne del Verbo vedo l’umanità intera, i poveri,
i piccoli, gli esclusi. Ogni esistenza diventa santa e sacra. Suscita amore, attenzione, premura, vicinanza. Attira in maniera irresistibile. Una delle più belle e intense descrizioni del Natale l’ho trovata in Dietrich Bonhoeffer, morto nel campo
di sterminio di Flossenburg, il 9 aprile 1945: “Dio non si vergogna della bassezza
dell’uomo, vi entra dentro. Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò
che non è considerato, l’insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto;
dove gli uomini dicono”perduto”, lì egli dice “salvato”; dove gli uomini dicono no,
lì egli dice sì”.
In questi giorni mi vengono alla mente le immagini dei bambini coinvolti nelle
peggiori assurdità degli adulti: carestie mal gestite da governi corrotti, guerre dimenticate, famiglie in fuga da povertà insopportabili e ammassate alle frontiere,
conflitti, persecuzioni, abusi di potere, negazione dei diritti umani, istruzione proibita, lavoro minorile, sfruttamento della criminalità organizzata, monopolio culturale, degrado sociale, … . Gesù nel presepe mi suggerisce la bontà come strada
da seguire. Mi svela il suo volto in ogni fratello sofferente e bisognoso. Mi chiede
di portare fiducia e speranza a chi attraversa la fatica di un lavoro scomodo,
una relazione infranta, una delusione inaspettata. Propone di cambiare le priorità, le direttrici, i comportamenti. Invita a perseguire il bene comune, a cercare
soluzioni concrete, a mettere la persona al centro dell’economia, della politica,
della cultura, della Chiesa stessa. Pone domande impegnative e inquietanti sulla
sorte dell’umanità. Mi stimola a incarnarmi nella storia, libero da compromessi e
paure, disposto a pagare con la vita la libertà e la dignità di ogni essere umano.
Effonde la luce per guardare in alto, sognare, aiutare gli altri a farlo. Solo così un
altro mondo sarà possibile.
In questo Natale mi piacerebbe regalare a tutti la statuina di Gesù Bambino, il più
grande rivoluzionario di tutti i tempi, con le parole di Bonhoeffer: “Dove gli uomini
distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo
sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. Dove gli uomini dicono “spregevole”, lì Dio esclama “beato”. Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio, dove
pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, dove ci sentiamo
lontani da Dio come mai nella vita, proprio lì Dio ci è vicino come mai lo era stato
prima. Lì egli vuole irrompere nella nostra vita, ci fa sentire il suo approssimarsi,
affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza, della sua
grazia”. Buon Natale!

don Franco Colombini