Sotto il Campanile 25 febbraio

Pubblicato giorno 24 febbraio 2018 - NOTIZIARIO

 

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II di Quaresima
25 Febbraio 2018 – Foglio n24
Gesù incontra la donna Samaritana.
E Dio si fece madre, padre.
Ogni anno ascolto il Vangelo della Samaritana con grande commozione. Gesù si ferma al pozzo di Sichem, si finge stanco, affaticato, assetato, “perde tempo” con una donna infelice, giudicata male. Era considerata una poco di buono. Aveva avuto cinque mariti e viveva con un uomo, che non era suo marito. Desiderava il perdono, piangere sulla spalla di una persona comprensiva, ricevere una parola buona, un gesto di affetto sincero, pulito, vero. Aveva voglia di manifestare la purezza dei sentimenti del suo cuore, al quale più nessuno credeva. Gesù sì! Ed eccolo fermo con lei. Tutta la grandezza di Dio si rimpicciolisce nell’incontro con una donna che invoca pietà!
Non la rimprovera, non c’è disprezzo nelle parole che dice, ma solo dispiacere per la sua vita rovinata dal male ed ora piena di tristezza. A lei, che tutti evitavano, propone un’acqua nuova, che zampilla nel cuore, purifica, riempie di gioia.

Nel silenzio di due cuori, che si ascoltano, c’è tutta l’onnipotenza di Gesù. È “disceso dal cielo”, si è incarnato, è diventato uomo per cercare quella povera donna, da tutti rifiutata, e portarle la tenerezza di Dio. Potere, fasto, ricchezza, lusso, plauso, successo, popolarità … non appartengono a Gesù. La sua felicità è una donna perdonata, che ha inseguito nei villaggi sperduti della Palestina, a cui ha restituito la gioia di vivere.

“Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. … Si fa più festa in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti, che non hanno bisogno di conversione”( Lc 19, 10; 15, 7).
Oggi quella donna Samaritana siamo noi, i disperati alla ricerca di pace, tutti coloro che portano pesi sulla coscienza, chiunque soffre. In ogni cuore abitano paure, compromessi, infedeltà, angosce. Gesù sa e si avvicina. Col perdono, la misericordia, la tenerezza dei suoi sentimenti rinnova e ricostruisce ogni esistenza. Il nostro posto, come dice Papa Francesco, è in periferia, dove vivono gli sbandati, i drogati, gli alcolizzati, i carcerati, gli adolescenti ribelli e irrequieti, gli ammalati, gli anziani soli, i senza fissa dimora, i disoccupati, chi lotta per il proprio posto di lavoro … . La gioia della Chiesa è incontrarli, sostenerli, accompagnarli fino al pieno riscatto. Basta l’amore a rendere più bella la vita e a ridarle dignità.
Mi viene alla mente la salda tenerezza di Giovanni Paolo I, presto Beato. Chi non ricorda quel giorno, quando Carter, Sadat e il primo ministro d’Israele erano a Camp David , cercando una via di pace in Medio Oriente? La speranza nella riuscita di quel Convegno era forte, perché la gente, gli inermi specialmente, non ne potevano più. Il premier Begin faceva riecheggiare gli antichi – e mai interrotti – lamenti del suo popolo, che si sentiva ancora abbandonato da Dio, ma, nello stesso tempo, apriva al raggio luminoso delle parole di Isaia: “Può forse una mamma dimenticare il proprio bambino, così da non commuoversi per il frutto del suo seno? Se anche ci fosse una donna che si dimenticasse, io, invece, non ti dimenticherò mai” (49, 14-15).

Era il 10 settembre 1978 e Papa Giovanni Paolo I così pregava all’Angelus domenicale in piena sintonia corale:

“Anche noi, che siamo qui, abbiamo gli stessi sentimenti; noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. Sappiamo: ha sempre gli occhi aperti su di noi, anche quando sembra ci sia notte. È papà; più ancora è madre”.

Parole piene di tenerezza per il mondo, straziato dalle inutili stragi. Un inno a Dio, che si è fatto padre, madre, per prendersi cura dell’umanità. La Quaresima è un invito a non abbassarci alle cose che non saziano e deludono, ma alzare lo sguardo al cielo, per accorgerci che c’è un Dio che ci ama, ci cerca, ci viene vicino, ci parla, come ad amici, a figli, in una maniera unica nel suo genere, e desidera la nostra felicità.

don Franco Colombini