Sotto il Campanile 25 marzo

Pubblicato giorno 23 marzo 2018 - NOTIZIARIO

 

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Giornata Mondiale della Gioventù
Quando Gesù entrò in Gerusalemme, si scatenò un entusiasmo formidabile. Il popolo – soprattutto i giovani – gli andò incontro con canti di esultanza e grida di giubilo. Tutti sentivano nell’aria qualcosa di nuovo. L’entusiasmo penetrava nella carne, travolgeva la folla, diventava festa. Nasceva la prima Giornata Mondiale della Gioventù. Oggi si ripete lo stesso evento. Giovani e ragazzi accompagnano Gesù per la città con foglie di palma e rami d’ulivo. Sono gli uomini e le donne di domani, pronti a ricevere la fiaccola della storia futura.

“Si onora la gioventù chiedendole molto; la si disprezza chiedendole poco”.

Così scriveva nel 2004 l’intellettuale francese André Frossard, anticipando i continui richiami di Papa Francesco:

“Sognare alto. Non guardare la vita dal balcone. Non restare sul divano. Andare controcorrente. Essere protagonisti del cambiamento”.

Il mondo giovanile contemporaneo a prima vista appare piccolo, fragile, insicuro, fatto di persone dall’identità di basso profilo, protesa verso la sopravvivenza e non verso scelte coraggiose di vita. In realtà custodisce energie, speranze e forze inaspettate. La giovinezza è essa stessa una ricchezza, un vero tesoro nascosto nel campo, che bisogna scoprire. Sono sempre più numerosi i giovani che amano e cercano la pace, coltivano la solidarietà, vanno ad infoltire le schiere del volontariato. Alla crisi giovanile corrisponde spesso un indebolimento della proposta. I giovani non rispondono, perché nessuno li chiama. Al prossimo Sinodo dei Vescovi essi siederanno come protagonisti. La Chiesa ha bisogno di loro per muoversi verso il futuro. Possono fare molto, impegnandosi a mettere in fuga il mondo irreale, per far lievitare quello vero, che Cristo è venuto a redimere e a salvare.

Si può cambiare il mondo? La risposta è sì e la forza motrice sono i ragazzi stessi, che non rientrano nella categoria dei “giovani-divano”, tutti comodità e videogiochi. La loro presenza nelle parrocchie, nel volontariato, nelle Associazioni lascia trasparire la volontà di incidere nella storia e di essere “titolari in campo” nella difficile partita del cambiamento, vincendo la paura e originando la “nuova Pentecoste” di una generazione, che ha imparato a parlare la lingua della misericordia.
Misericordia come antidoto alla violenza e ai conflitti interiori. Misericordia come medicina per curare l’indifferenza di chi guarda gli eventi solo attraverso lo schermo (tivù, telefonino, computer, smartphone). Misericordia per costruire ponti ed abbattere muri. A Roma 2000 San Giovanni Paolo II diede ai giovani un mirabile mandato.

“Voi non vi rassegnerete” a un mondo inquinato dal male. Oggi Papa Francesco, di fronte al dramma di una “terza guerra mondiale a pezzi”, traccia la nuova direzione di marcia: “Noi non vogliamo vincere l’odio con più odio, la violenza con più violenza, il terrore con più terrore”. La risposta è un’altra e “si chiama fraternità, fratellanza, comunione, famiglia”. In una parola, misericordia. Essa stampa nell’animo i sentimenti di Dio, “che ci insegna a incontrarlo nell’affamato, nell’assetato, nel nudo, nel malato, nell’amico che è finito male, nel detenuto, nel profugo e nel migrante, nel vicino che è solo”.

Nel Sessantotto, al tempo della contestazione giovanile, era di moda l’aforisma di Bertold Brecht: “Beato il popolo, che non ha bisogno di eroi!”. Oggi, dove mancano esempi, che trascinano al bene, nascono modelli impossibili e assurdi, fino all’esaltazione degli pseudo campioni degli sport estremi, delle ronde di morte, delle fosse degli stadi, del sabato sera e perfino dell’horror-game “Blue Whale”, che avrebbe spinto al suicidio 130 adolescenti. Le ideologie “del nulla” sono false e deleterie. Uccidono l’uomo. Lo stesso si dice per il crollo degli ideali. Sulle loro macerie è nata la cultura del benessere, inteso come consumismo, denaro, ricerca del piacere fino a doparsi di droghe e di sesso. È ancora Papa Francesco nella Giornata Mondiale della Gioventù 2018 a indicare in Maria il faro da seguire: “Alla giovane Maria fu affidato un compito importante proprio perché era giovane. Voi giovani avete forza, attraversate una fase della vita in cui non mancano certo le energie. Impegnate questa forza e queste energie per migliorare il mondo, incominciando dalle realtà a voi più vicine. … Se ci lasceremo contagiare dall’esempio di Maria, vivremo in concreto quella carità che ci spinge ad amare Dio al di sopra di tutto e di noi stessi, ad amare le persone con le quali condividiamo la vita quotidiana. E ameremo anche chi ci potrebbe sembrare di per sé poco amabile. È un amore che si fa servizio e dedizione, soprattutto verso i più deboli e i più poveri, che trasforma i nostri volti e ci riempie di gioia”. E comprenderemo le parole di Isaia, quando dice di Gesù:

“Per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53, 5).

don Franco Colombini