Sotto il Campanile 25 Novembre

Pubblicato giorno 23 novembre 2018 - NOTIZIARIO

 

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II Domenica di Avvento
25 Novembre 2018 – Foglio n. 49
Vi battezzerà in Spirito Santo

“Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Mc 1, ).
Sono le prime parole del Vangelo di Marco. Annunciano il venire di Dio. Una novità sorprendente. Non il re, nemmeno il sommo sacerdote, neanche l’imperatore. Dio stesso viene tra la sua gente. I grandi di questo mondo si impongono all’attenzione con la ricchezza, il potere. Vivono nel lusso, nell’agiatezza, non badano a vizi e divertimenti. Dio, invece, viene nel silenzio, in umiltà, come un uomo qualsiasi, povero. Solo i “poveri” lo riconoscono. A Natale sono i pastori ad ascoltare il lieto annuncio. Si alzano a notte fonda per andare a Betlemme e vedere “un bambino avvolto in fasce deposto in una mangiatoia”, il Verbo di Dio fatto carne.
Quando Giovanni il Battista ci chiede di “preparare la via del Signore”, ci invita ad essere poveri. E noi lo siamo. Basta rientrare in noi stessi, scendere dalle nuvole sognate e dai firmamenti di cartapesta per ritrovarci nella nuda povertà dello spirito, soli, persi, impauriti. Non possiamo poggiare su noi stessi. Non troviamo sicurezza né stabilità nelle nostre cose ed esperienze. Dietro tutte le maschere la voce profonda del cuore ci dice che siamo mendicanti, figli di quella stirpe che non ha di che bastare a se stessa, uomini e donne dalla problematicità illimitata, dall’animo inquieto, affamato, con lo sguardo fisso nell’alto, a braccia stese.
L’uomo cerca Dio. Nel fondo della sua esistenza opera con forza un infinito bisogno di trascendente, che desta e sostiene tutti i suoi desideri. Un legame sottile e indistruttibile lo unisce all’Assoluto. Quando si apre al “mistero” insondabile, a ciò che è più grande di sé e sfugge al suo controllo, trova un barlume di luce. Ne va della vita, del suo senso, della speranza, della gioia, della pace. L’alternativa è solo l’angoscia. E l’uomo diventa un enigma indecifrabile.

“Viene dopo di me colui che è più forte di me; io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”.
Pensavo a queste parole e le ripetevo al capezzale di Davide, mentre gli tenevo la mano. Eravamo soli nella stanza dell’ospedale. Un arresto cardiaco gli aveva procurato gravi danni cerebrali ed ora viveva in stato vegetativo all’età di 54 anni. Mi venivano alla mente le lunghe discussioni, le serate piene di gioia negli anni della giovinezza, l’intelligenza acuta e intuitiva, le lunghe camminate, le ore in piscina, il nostro giornalino ricco di “provocazioni”, la morte improvvisa del papà, gli studi all’università, la laurea, la professione, la famiglia, … .
Gli parlavo. Avevo tante cose da dirgli e il tempo non mi mancava. Non so se mi stava ad ascoltare. La mente forse no, ma il cuore sì. Ne ero convinto. Mi pareva che ogni tanto mi stringesse la mano o muovesse le palpebre. Avevo davanti a me l’infinitamente grande: un giovane, un uomo, un papà di famiglia eccezionale; e l’infinitamente piccolo: una vita spezzata, non più autosufficiente, bisognosa di tutto, di un sorso d’acqua, un po’ di cibo, una carezza. Qual è il senso di tutto questo? Perché è andata così? Ne valeva la pena? E quando anche l’ultimo soffio si sarà spento, che ne sarà, che cosa resterà, dove andrà la straordinaria ricchezza della sua umanità? La vita è meravigliosa.

Ricordo che un giorno Davide mi disse: “Quando Dio entra nella carne dell’uomo e vi abita, la rende splendente”. Conoscevo bene il suo cuore. Sapevo che nascondeva tante domande, inquietudini, era perennemente in ricerca, ma aveva una grande ammirazione per la fede ed era affascinato da Gesù. La sua esistenza era stata bella e così era sul letto di sofferenza. In lui vedevo il Crocifisso, l’immolazione, il dono, l’amore più grande, il fuoco inestinguibile dello Spirito che faceva risplendere di luce quel corpo ormai in declino, dal quale non mi sarei mai staccato. Mi dava vita, calore. Mi riempiva l’animo. Sentivo venir meno le amarezze e le paure. Ero invaso da un mare di pace e tanta quiete interiore.
“Vi battezzerà in Spirito Santo”. Noi siamo piccoli, fragili, deboli, poveri. Ma Dio ci rende grandi. Il suo amore in noi compie meraviglie e alla fine anche il dolore, la morte stessa – il caso serio dell’esistenza – diventeranno una sorgente zampillante di vita.

don Franco Colombini