Sotto il Campanile 26 Febbraio 2023

Pubblicato giorno 24 febbraio 2023 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

 

SCARICA == >>>  sotto il campanile 26 Febbraio 2023

I Domenica di Quaresima
26 Febbraio 2023 – Foglio n. 214
“Ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore” (Os 2, 14)

All’inizio della Quaresima il Vangelo secondo Matteo riferisce l’episodio di Gesù

“condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo” (Mt 4, 1).

Un’esperienza che ci invita nei quaranta giorni, che ci aspettano, a fuggire la quotidianità, abbandonare le consuetudini, entrare nel deserto della nostra esistenza, ascoltare le voci più profonde dell’animo, toglierci le finte maschere protettive, liberarci dalle false difese, incontrare con realismo la nostra nudità spirituale, curare le ferite che sono diventate parte di noi, abbandonarci al Dio della vita.
Ho un ricordo straordinario dei deserti della Terra Santa. Amo atterrare a Tel Aviv, scendere nel deserto del Negev, camminare tra le rocce e i crateri, lungo i wadi, le grandi valli formate dal corso delle acque invernali, risalendo fino a qualche sorgente. In ogni pellegrinaggio non tralascio di attraversare a piedi il deserto di Giuda, da Gerusalemme a Gerico, fino al Mar Morto e alla fortezza di Masada.
Una lunga sequenza di colline rocciose, che si rincorrono “come agnelli di un gregge” (Sal 113 A, 4), indorate dal sole, piene di anfratti e caverne, dense di mistero. La bellezza unica di questa terra mi prende tutto, mi entra nell’animo, giunge al cuore non appena mi fermo e mi metto in ascolto.
Uno dei termini ebraici che definisce il deserto è “midbar”, luogo senza parola.

È proprio l’esperienza del silenzio a stupirmi, affascinarmi, farsi memoria della lunga storia di un popolo che ha trovato qui la sua terra promessa e ha vissuto l’amicizia con Dio tra entusiasmi e infedeltà, fughe e ritorni, abbandoni e riabbracci. Il deserto mi parla con la forza della seduzione, mi tiene stretto, scopre ogni mia piega interiore, mi conduce dentro me stesso, mi costringe ad ascoltarmi e a prendermi sul serio. Quale paradosso!

Nel luogo del silenzio, dove l’incanto mi lascia “senza parole”, avverto la grazia di una voce che mi parla. Percepisco il fremito della vita, di quello che sono, dei tanti volti, delle gioie e dei dolori dell’umanità. Mi sento addosso il respiro di Dio, che vuole fare alleanza con me. Non sono solo. L’universo intero mi viene incontro. L’Infinito mi avvolge da ogni parte, mi fa compagnia, penetra nella mia carne. Mi succede anche quando cammino solitario per ore tra gli uliveti del Molise senza incontrare anima viva. Il vento mi porta la carezza dell’Altissimo e l’eternità mi si spalanca davanti.
Quanto è consolante avere il Signore vicino! Troppo spesso sento di essere quell’Adamo fatto di terra, friabile, fragile, inconsistente, nonostante tutti i tentativi di farmi grande. Mi viene spontaneo invocarlo, appoggiarmi alla fedeltà della sua forza,
confessargli la mia gratitudine con le parole più intense e piene di una dichiarazione d’amore:

“Ti amo, Signore, mia forza; Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo” (Sal 18, 1-3).

Il Papa San Gregorio Magno, narrando la vita di San Benedetto da Norcia, nel secondo Libro dei dialoghi riferisce che sul finire della vita: “il mondo intero, come raccolto in un unico raggio di luce, fu posto davanti ai suoi occhi”. Non si erano rimpiccioliti il cielo e la terra, ma il suo spirito si era dilatato.

La sfida dei tempi mi spinge oltre, per comprendere i movimenti profondi della storia, i cambiamenti in atto, le risposte che esigono. Per me credente l’interrogativo è come consentire alla Parola di Dio di operare un discernimento su quanto avviene  orientare il cammino, perché l’avvenire di Dio non mi trovi impreparato, distratto o, peggio, volto nostalgicamente al passato. Mi invita a interpretare il tempo per viverlo con responsabilità e speranza. Dio opera nella storia e la fede mi aiuta a riconoscere i segni della sua presenza, pormi dalla parte di coloro che operano la giustizia secondo le logiche del Regno, vincere la tentazione di ridurre i problemi e dilatare lo sguardo del cuore a misura delle promesse di Dio.

È in atto un terribile processo di commercializzazione. Il capitalismo con un cinismo di altissima precisione avanza prepotente, incurante dei tanti feriti e morti che lascia sul terreno. La Chiesa, soprattutto in Occidente, vive emarginata. Dio non è più considerato. È come se non esistesse. Gli unici paradisi che si cercano sono quelli fiscali o quelli ai quali si accede con le droghe e i vizi. Si è rotta la trasmissione della
fede e gli stessi Movimenti – che erano stati la primavera della Chiesa – perdono di attrazione sulle nuove generazioni. Nella memoria collettiva non sopravvive quasi più nulla di quelle antiche parole, che per secoli hanno indicato all’anima umana le coordinate, per contenere le altezze e le bassezze di ogni piccola e grande esistenza: parole come sacrificio, dono, peccato, redenzione, croce, perdono, amore, vita eterna.

È in questo mondo che i cristiani devono tornare con coraggio ed entusiasmo a portare lo sguardo di misericordia e di elezione di Gesù, l’unico che può raggiungere ogni angolo di umanità, toccare e sanare le esistenze ferite, risvegliare le coscienze intontite e addormentate, convertire il cuore di chi ha in mano le sorti finanziarie e politiche della società, mettere fine alla globalizzazione dell’indifferenza, istaurare
un’ecologia umana integrale, riportare il cuore dei padri verso i figli e dei figli verso i padri. Servono uomini e donne che vivano la passione evangelica di dare un volto umano al mondo, fatto di dignità, di giustizia, di fraternità, di pace in cielo e in terra.

Urge una nuova immaginazione del cristianesimo, superando la paura del rischio, dell’uscita dagli schemi conosciuti, del prendere l’iniziativa, del dare vita a un nuovo modo di essere e agire da credenti in questo cambiamento d’epoca. È il momento propizio di donare al mondo una Chiesa quale spazio disponibile a chiunque voglia incontrarsi con Gesù e sperimentare la gioia di credere.
Nel deserto la volontà del Padre mi indica il mondo verso il quale incamminarmi senza più tornare indietro.

Don Franco Colombini