Sotto il campanile 26 novembre

Pubblicato giorno 25 novembre 2017 - NOTIZIARIO

 

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L’uomo d’oggi guarda con ottimismo al suo destino. Si sente forte. Un gigante. Domina gli spazi cosmici, esplora la superficie lunare, naviga tra le galassie, manipola la vita, stringe in pugno il futuro. Non vuole più avere incertezze e vivere nell’oscurità. Rifiuta di restare un enigma, che solo Dio può svelare. È convinto di trovare da solo la soluzione al cammino travagliato della storia ancora incompiuto, senza ricorrere a “salvatori” e messia. Il mito dell’uomo contemporaneo del ventunesimo secolo, però, nasconde la morte, dimentica la libertà malata e la fragilità dell’esistenza. Venti di guerra soffiano preoccupanti, l’odio razziale e religioso sparge sangue innocente, il profitto domina le imprese e toglie lavoro, la cattiva finanza ruba i risparmi di una vita, la ricchezza di pochi lascia affamati e assetati milioni di esseri umani, l’abuso delle risorse del pianeta distrugge la terra e la avvelena. La verità è un’altra. Nessun futuro può essere estraneo all’avvento di Dio. Quando l’uomo tenta di costruirlo da solo, lo rovina. Precipita in un baratro sinistro e anonimo. L’uomo contemporaneo deve spesso misurarsi con l’angoscia della solitudine. Un malessere oscuro, indicibile, estremo. Un miscuglio di noia, nausea, apatia, insoddisfazione, paura. Vorrebbe infischiarsene, non prenderlo sul serio. Esso invece è sempre lì, dentro il suo animo, cocciuto. Non si lascia estromettere. Non sa dire che cosa sia realmente. Un’angoscia tale che chi ne è preso si sente minacciato da niente e da tutto. Cerca di non pensarci, evade, si distrae, la soffoca nel baccano, magari facendo opere buone di volontariato. Ma essa è sempre lì. Interroga. Anch’essa attende l’avvento di Dio. Tante case nascondono la tristezza di un amore finito. Nato come un fuoco impetuoso, è andato via via spegnendosi. I figli in famiglia respirano il freddo, l’indifferenza, l’astio, se non addirittura la violenza. Appena possibile se ne vanno. La rabbia non poche volte degenera in ribellione. Tutte le lingue del mondo cantano l’amore, innumerevoli fiction lo rappresentano, le poesie lo raccontano, ma la verità è che l’uomo ha dimenticato “l’arte di amare” e adesso attende un Maestro che gliela insegni. L’uomo non può lasciar fuori Dio dagli orizzonti sconfinati del cuore e della storia. Lo aspetta e freme nell’attesa di vedere il suo giorno. Speranze e sogni si compiono in Lui. La gioia, la pace, la luce, l’amore sono i doni che porta nella nostra esistenza. LAETITIA, una giovane donna Ivoriana di 29 anni, è fuggita dalla miseria e dalla violenza delle tradizioni tribali della sua terra, per raggiungere un luogo dove costruire un futuro di serenità. L’ha trovato da noi. E oggi inizia il cammino catecumenale per diventare cristiana. Papa Benedetto XVI diceva con ragione: “L’Avvento è tempo favorevole alla riscoperta di una speranza non vaga e illusoria, ma certa e affidabile, perché ancorata in Cristo, Dio fatto uomo”. Mesi fa ci è stata segnalata una mamma disperata, sola, in povertà, con un bimbo nel grembo. Rischiava di non nascere. Ogni richiesta di aiuto cadeva nel vuoto. Senza conoscerla l’abbiamo aiutata. Ora Gabriele vive ed è la felicità dei genitori. Nella sua casa si è compiuta la parola del Signore: “Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e melodie di canto” (Is 51, 3). Ecco il messaggio della mamma. “AMICI DEL PROGETTO GEMMA, è un grande privilegio ringraziarvi per l’aiuto che mi state dando per me e per mio figlio Gabriele. Il 24 ottobre compie 8 mesi e sono molto felice, perché sta crescendo bene e pesa circa 11 Kg. Ha già messo due dentini. Mangia di tutto e prende ancora il latte da me. Non è stato ancora battezzato, già gattona e sta in piedi da solo. Non va ancora all’asilo. Il rapporto con il padre è buono e siamo felici di averlo con noi. Dice qualche parola, come: Papà, ciao, Dedé … . Vi ringrazio ancora di vero cuore. Le mamme che state aiutando”.

don Franco Colombini