Sotto il Campanile 27 Dicembre

Pubblicato giorno 26 dicembre 2020 - Avvisi, NOTIZIARIO

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DOMENICA DOPO NATALE –
S. GIOVANNI APOSTOLO ED EVANGELISTA
27 Dicembre 2020 – Foglio n. 131
Caro Amico ti scrivo

Caro Amico, ti scrivo. All’inizio di un nuovo anno mi rivolgo a Te per affidarti tutti quelli che amo.

Sono venuto nelle campagne di Bestazzo, davanti a tua Madre, nella cappellina delle Ravette.

Qui mi trovo bene. Mi sento libero. Sotto l’immensità del cielo e nell’abbraccio del vento gioisco di

quella sconfinata solitudine senza sentirmi solo. Il fluire del tempo mi da una acuta consapevolezza

dei momenti, delle ore, dei secoli. Eventi ed incontri costellano la mia esistenza, aprendola ad

un mistero più grande, dove nulla è casuale, ma  ogni cosa è parola, messaggio, presenza. Tienici
sul palmo della tua mano, come hai sempre fatto, anche quando i miei occhi non riuscivano a scorgerti.

Dacci bene a dismisura, sorrisi a non finire, amicizia per quanto possono contenere le mie braccia allargate.

Portaci agli occhi lacrime di tenerezza e di gioia. Allontana il male. Non abbandonarci nell’ora della

prova. Il nuovo anno spunti carico di buone promesse come il bagliore della luce annun-
cia il sorgere del sole e la fine della notte.

Caro Amico, ti scrivo. Il 2020 è stato un anno difficile, impossibile da dimenticare Ho
troppo in mente il silenzio nelle strade e le notti lacerate dalle sirene. Incertezza, paura,
ansia, insieme alla passione indomita di non poter rinunciare a vivere per paura di morire.
Una schiera di Milanesi con i capelli bianchi non c’è più. Sono quelli del 30, del 40, che
avevano visto la guerra e patito la fame, si erano rimboccati le maniche per ricostruire il
Paese distrutto dai bombardamenti e dagli stenti. Ci hanno lasciato prima del tempo. In
quelle ore difficili è esplosa una bontà mai vista prima. Ci siamo sentiti fratelli, legati gli
uni agli altri, solidali. I più deboli non sono stati lasciati soli. Nelle case dei poveri, prima
che il cibo finisse, gli alimenti arrivavano puntuali e abbondanti. Chi faticava nelle spese
ha ricevuto aiuti economici. La nostra comunità è stata una grande famiglia. Ci siamo
voluti bene. Abbiamo capito che nessuno può stare alla finestra, quando si lotta contro la

fragilità, qualunque sia la causa: un virus sconosciuto, le ideologie sbagliate, i conflitti so-
ciali, una economia ingiusta, le calamità devastanti, il clima in accelerato cambiamento.

Ora in fondo al tunnel pare di scorgere una fievole luce che alimenta la speranza. Osia-
mo immaginare che la pandemia e il lockdown finiranno, i ragazzi torneranno a scuola,

le città si rianimeranno, i malati in ospedale avranno accanto i loro cari, riprenderemo a
lavorare, mangeremo all’aperto, saliremo le montagne, nuoteremo nei mari, i bambini
giocheranno nei prati e riempiranno gli Oratori. Riavremo quella normalità, che ci appare
più bella che mai, e di cui non c’eravamo accorti.

Caro Amico, ti scrivo. Aiutaci ad amare la bellezza, l’arte, la poesia, la musica, qualsiasi
espressione dell’animo umano. Insegnaci la strada per giungere ai cuori e condividere i
sentimenti, le speranze, i dolori. Ogni esistenza è straordinaria, unica, inestimabile, carica
di mistero, una benedizione. Incontrarla è “trovare un tesoro” (Cfr Sir 6, 14). Fermaci stupiti
davanti all’incanto della creazione, la danza dell’aurora, la luce rosso dorata del tramonto.
Nel silenzio assoluto degli spazi sento il tuo passo venirmi a cercare, mi lascio andare, fino
a perdermi in Te e scomparire.

Caro Amico, ti scrivo. Rasserena gli animi inaspriti e delusi. Riaccendi il fuoco della passio-
ne, perché ognuno lavori con entusiasmo per il bene di tutti, dal politico al carabiniere, dal

muratore allo scienziato, dal prete all’insegnante, ai genitori. Urge una forte alleanza per
rinnovare la società, dove non si strepita, la violenza verbale cede il passo al dialogo, l’odio,

che cova vendetta, rispetta la vita, nessuno prevale sull’altro per l’appartenenza politica, l’i-
dentità sociale, le idee, il colore della pelle, la religione. Cia sia pace tra noi e buona volontà.

Caro Amico, ti scrivo. Conosco la forza del tuo amore e so per certo di non chiederti trop-
po. Ti prego di non fermarti a questo palmo di terra che è il nostro Paese.

Da’ una mano al mondo intero, azzurro e verde, meraviglioso, che stiamo rovinando.

Senza troppi disturbi, pensiona i capi di governo, che brandiscono l’economia come un’arma e parlano con un

unico pronome: “io-noi”. Gli altri non esistono, condannati ad affogare nella sofferenza della
fame e della miseria. Invisibili. Se osano uscire dalla disperazione, alla ricerca di un futuro
migliore, l’ordine è di respingerli, con ogni mezzo, rinchiuderli negli angusti recinti dei campi,
sepolti vivi e dimenticati. Ai proclami dei Grandi della Terra fa da tragico contrappunto una

quotidianità senza pace e la mattanza non risparmia neppure i bambini. Cancella dai voca-
bolari le parole: guerra, povertà, fame, sete, miseria, abbandono, solitudine.

Troppo dure da accettare.

Fa’ che le grandi potenze economiche, le multinazionali, riconoscano un primato più alto del profitto, quello dell’umanità. Ogni individuo vale l’intero universo e nessuno può essere scartato.

Riaccendi nei cuori la carità. Soffia la fratellanza nei petti. Tieni viva l’ansia della giustizia.

Ispira tenerezza per gli anziani, gioia nei bambini, coraggio agli ammalati.

Si avveri nei giovani il sogno di Gioele: “Tutti i vostri figli e le vostre figlie io li farò profeti ed i ragazzi vedranno cose che non hanno visto mai” (Gl 3, 1).

Ogni volto sia un amico.

Caro Amico, ti scrivo. Siamo poveri di fiducia per reggere l‘urto di questo tempo. Ci vuole
qualcosa che sfidi lo scetticismo, la rassegnazione, il cinismo, la paura. Mancano ragioni
forti. Il nichilismo è un nemico potente e sempre in agguato. Abbiamo bisogno di te, del tuo
Natale. Facendoti uno di noi hai vinto ogni distanziamento. “Il Verbo si fece carne e venne
ad abitare in mezzo a noi. E noi vedemmo la sua gloria” (Gv 1, 14). Un amore mai visto
prima. So che spetta a noi vivere questo nuovo anno, migliorare il corso degli eventi, senza
scaricare sugli altri le responsabilità, il lavoro, la fatica, gli insuccessi. A te chiedo la forza
per essere uomo, padre, fratello, amico, compagno di strada, prete. Solo questo ti chiedo.
Mio Amico. Mio Dio.

Nel cielo di un azzurro intenso non vedo una nuvola. Un lampo di sole ferisce la campagna
incendiandola di luce. Attorno c’è solo silenzio. E nel cuore una infinita gratitudine per tutto
ciò che mi è stato donato.

                                                                                                     don Franco Colombini