Sotto il Campanile 28 marzo domenica delle palme

Pubblicato giorno 24 marzo 2021 - Avvisi, NOTIZIARIO

 

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DOMENICA delle PALME
28 Marzo 2021 – Foglio n. 144

Siamo arrivati alla Domenica delle Palme, l’inizio del la grande Settimana Santa. L’antico rito della Chiesa

di Milano la chiamava “autentica”, perché racchiude il mistero della gloria che scaturisce dalla croce, l’esalta-

zione di Gesù, la rivelazione dell’amore incontenibile del Padre. È la festa del Regno di Dio, che si manife-

sta. La liturgia ci esorta oggi ad acclamare Gesù come vincitore e re. Un invito che accogliamo ripetendo la

suggestiva processione con le palme e i rami d’ulivo per rievocare l’ingresso di Gesù nella Città Santa tra

il giubilo e l’entusiasmo della folla. Anche se non potremo camminare insieme, per contrastare l’insidia del

contagio, condivideremo la gioia e la festa.

Pregheremo per le nostre comunità senza pace, in lotta contro il virus implacabile che ci toglie il respiro della vita. Non dimentiche-

remo Gerusalemme, la Terra Santa e i luoghi dove imperversano l’odio e la distruzione

di guerre fratricide.
La domenica delle Palme ci chiama a portare a compimento il cammino della Quaresima.
Col digiuno e la penitenza ci siamo impegnati a mettere ordine nella vita, orientandola a
Dio, abbandonando i vizi, le pigrizie, le omissioni. Abbiamo ascoltato la voce dei poveri

con gesti concreti di carità. Ci siamo ricordati di loro, prendendo cibo e generi di pri-
ma necessità. Una gara di solidarietà, alla quale anche i ragazzi hanno partecipato con entusiasmo.

I bisognosi in parrocchia sono triplicati e fatichiamo a rispondere alle loro richieste.

Soprattutto abbiamo posto attenzione all’ascolto meditativo della Parola di Dio,

proposta dalla Liturgia delle Messe e dai Quaresimali della domenica. Abbiamo pregato
in famiglia al mattino e alla sera. Nei venerdì ci siamo messi in cammino, percorrendo
le tappe della Via Crucis. Adesso è giunto il momento di penetrare più in profondità nei
sentimenti e nel cuore di Gesù, dimenticando noi stessi, coinvolgendoci nel suo modo
di vivere la Passione, così da partecipare alla consolazione, che egli riceverà dal Padre
con la Risurrezione.
“Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme!” (Zac 9, 9). È bello

pensare che la Chiesa e l’umanità intera gioiscono, si rallegrano, vibrano di felicità, tri-
pudiano per il venire del Messia, mandato da Dio a salvare il suo popolo. Un re umile,

debole, giusto, vittorioso. Sa che verrà respinto e si affida a Dio con fiducia. Giudica con
amore e infinita misericordia, non secondo le apparenze umane. Porta a compimento
la volontà del Padre e per la sua docilità “dominerà da mare a mare e dal Fiume fino ai
confini della terra” (Zac 9, 10). Nelle parole del profeta appare la bellezza del disegno
divino. Intuiamo che suo Figlio realizzerà nella Passione ogni promessa, vincerà il dolore
e la morte, traendo il bene dal male.

Gesù viene nella nostra storia, piena di fatiche e di contraddizioni, per consolarci, farci cono-
scere la verità, aprirci a una vita nuova. Entra oggi in una terra silente e deserta, sommersa

dalla marea del Covid-19. È passato un anno ma rimane indelebile nell’animo l’immagine
dei camion dell’esercito che la notte del 18 marzo portavano via da Bergamo decine di bare.
Una lunga colonna funebre con genitori, nonni, amici, mai più rivisti. Siamo quasi daccapo.
Delusi per un traguardo che sembrava raggiunto. Esasperati dall’ansia dei vaccini. Riluttanti
al pensiero che la piaga non sia passata. Timorosi per un futuro che ci sfugge di mano.
A Bergamo, vicino all’ospedale Papa Giovanni XXIII, la prima trincea nella battaglia contro

il flagello, è stato piantato un tiglio nel Bosco della Memoria, per non dimenticare. Lo stor-
mire delle foglie innalzerà al cielo e porterà nei cuori i nomi delle vittime. La preghiera, la saggezza,

l’umiltà abbatteranno i muri della divisione. Nell’unica famiglia umana ritroveremo

la gioia di volerci bene, aiutare, sollevare dalle miserie, regalare con l’amicizia un po’ di feli-
cità, rendere più sereno il mondo, che abitiamo. Ma quel tiglio suona per me come un invito

speciale a tenere gli occhi fissi su Gesù. Mi suggerisce di guardare i suoi gesti di mitezza,
pazienza, inermità, libertà, superamento di ogni paura, per farli miei. Così ha vinto il male
del mondo. Quante cose posso fare! Le strade dell’amore sono infinite. Mi portano ovunque.
Sento nascere impetuosa la voglia di ricominciare, inseguire le passioni, ritrovare le antiche
abitudini, inventare nuove strategie, guardare avanti. La mia fragilità è piena di “gioia e pace
nella fede” (Rom 15, 13), che ricevo dal Signore, insieme alla speranza, per diffonderla. È
come il risveglio a primavera. La società è così amareggiata, confusa, stanca, frammentata!
Suscita compassione. Senza saperlo cerca quel Gesù, che vede nelle nostre città un popolo
da amare e salvare.
Penso ai milioni di giovani, ragazze e ragazzi, con infinite aspirazioni, storie, culture, sogni,
progetti. La Domenica delle Palme coincide con la Giornata Mondiale della Gioventù. Tanti
in questi mesi si sono resi protagonisti e si sono fatti notare per gesti coraggiosi, altruistici,

solidali. Hanno posto resistenza allo sferzare delle intemperie. Una testimonianza di genero-
sità, che rappresenta “il futuro e la speranza in un anno, che rimarrà nella storia per i tragici

eventi della pandemia” (Pres. Sergio Mattarella). Tocca a loro scrivere le pagine bianche
della storia con lo slancio dirompente e a volte estremo dell’età giovanile.
Rosario Livatino aveva solo 37 anni, quando la Mafia lo uccise un mattino di settembre
del 1990 lungo la strada Caltanisetta–Agrigento, che ogni giorno percorreva per recarsi in
Tribunale. Lo chiamavano “il giudice ragazzino”, ma faceva paura. Quel giovane di Azione
Cattolica dalla fede pura, limpida, mite, intransigente non poteva essere corrotto e non si
prestava ad alcun ricatto. Nei suoi appunti lasciò scritto che è necessario “dare alla legge
un’anima, tenendo sempre presente che la legge è un mezzo, non un fine”. La giustizia,
la pace sociale, l’affermazione dei principi del Vangelo e della Costituzione, il bene della
persona, anche di chi ha sbagliato, rimangono gli alti obiettivi a cui tendere. Rosario li ha
testimoniati e difesi consapevole dei rischi che correva. Si fidava di Dio. Più volte nelle sue
agende ricorre la sigla S.T.D, Sub tutela Dei. Il sacrificio della vita ha smosso la coscienza

dei killer di mafia, disposti adesso “a farsi ammazzare, piuttosto che ammazzare”. Un mira-
colo della follia dei santi.

“I giovani sono come le rondini, sentono il tempo che cambia e volano verso la primavera in
fiore”, affermava La Pira. Un’immagine commovente. I sogni, le inclinazioni, le inquietudini,
le domande dei più giovani sono il domani. Annunciano il tempo nuovo, che è già iniziato,
da quando un altro giovane, chiamato Gesù, oltre duemila anni fa, entrò nelle nostre città
e dette inizio alla rivoluzione dell’amore. “Osanna! Benedetto Colui che viene nel nome del
Signore!” (Gv 12, 13). La Pasqua, la resurrezione, la vita, la liberazione stanno per arrivare.

don Franco Colombini