Sotto il Campanile 29 maggio 2022

Pubblicato giorno 28 maggio 2022 - Avvisi, NOTIZIARIO

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VII Domenica di Pasqua
29 Maggio 2022 – Foglio n. 187
Ascensione del Signore

L’Ascensione è una grande festa. Il Nuovo Testamento insiste tanto su questo episodio. San Luca ne parla alla fine del suo Vangelo e all’inizio degli Atti degli Apostoli. Gesù Risorto “fu elevato in alto e una nube lo sottrasse agli occhi degli apostoli” (At 1,9). Diventò

invisibile, ma non scomparve dalla storia umana. Inaugurò una nuova e definitiva presenza in mezzo a noi,

percepibile con gli occhi della fede, alla luce dello Spirito, fonte di gioia perenne (cfr Lc 24, 52-53). Non più
in un preciso posto del mondo, ma signore del tempo
e dello spazio, accanto a ciascuno, senza alcuna divisione e distinzione, oltre ogni nostra solitudine.
Tante volte i Vangeli raccontano di Gesù che pregava con gli occhi elevati al
cielo. Uno sguardo che sospirava di nostalgia, cercava l’abbraccio del Padre,
desiderava perdersi nel suo amore infinito per ritrovarsi nella pienezza della
comunione divina. Bramava ricongiungersi all’origine, dalla quale era venuto,
ritrovare le radici, il senso ultimo della sua esistenza. Come ogni figlio Gesù
anelava al Padre! Con l’ascensione “tornò a casa”, entrò finalmente nel suo
cielo, in un rapporto pieno e definitivo.
Guardando a Lui, imparo a tenere gli occhi elevati in alto, verso Dio, evitando
di rinchiudermi in orizzonti piccoli e banali. “Se siete risorti con Cristo, cercate
le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle
cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è
ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita,
allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria” (Colos 3, 1-4).
E adesso? Il Vangelo possiede ancora la forza di attrarre e sedurre? Come
può resistere la fede in un mondo secolarizzato, che tende a escluderla e a

renderla insignificante? Esiste ai nostri giorni un popolo cristiano? Tanti inter-
rogativi con i quali si misura la Chiesa e su cui discutono teologi, sociologi,

intellettuali. Nell’indifferenza del momento conosco persone assetati di Dio e
di una proposta che parli al cuore. Cercano esperienze e luoghi contagiosi
per lo spirito, come il santuario di Oropa, in provincia di Biella, da secoli meta
di pellegrinaggi e oggetto di una diffusa devozione popolare alla Madonna,
dove anche noi siamo stati martedì 24 maggio.

Mi ha colpito il lungo manto che riveste la sacra immagine, realizzato in occa-
sione del quinto centenario dell’Incoronazione della Madonna Nera nel 2020,

cucendo insieme pezzi di tessuto di ogni genere, abiti di nozze, tute da lavoro,

grembiuli da cucina, lenzuola, giacche, gonne. Sono arrivati da ogni parte del

mondo, accompagnati da una breve spiegazione. Mi sono commosso nel leg-
gerle. Qualcuna mi è entrata nel cuore.

Scrivono: “Ci ricorda la prima accoglienza a cui abbiamo detto di sì e il desiderio
di avere un figlio nostro. Dopo 11 anni di Matrimonio, figli naturali non ne sono
arrivati, ma abbiamo aperto la casa ad altri e siamo grati per la pienezza di vita

che viviamo e per la nostra storia”. “È un lembo del taschino della mia unifor-
me da poliziotto, dove ho sempre tenuto la tua immagine, ricevendo grande

protezione. Grazie”. “Rappresenta il mio cammino di giovane sposa e madre,
il tuo prezioso aiuto di quando mio marito fu licenziato ed ero a casa con due
bambini. Ti abbiamo invocato con fede e, mentre doveva andare a un colloquio
in un’azienda, la macchina si è bloccata ed è stata la sua fortuna: l’incontro con
una persona ha risolto questo problema in meglio. Grazie, Vergine Santissima”.
“Rappresenta la fatica del nostro papà durante le ore di lavoro nel turno di notte
per mantenere dignitosamente e con amore la sua famiglia”. “Questo pezzo di
stoffa ha un valore affettivo molto grande: fa parte del mio abito da sposa e conta
già 53 anni. L’ho conservato come una reliquia, perché per me ha significato il
formarsi di una famiglia”.
Un fascino che permane! Storie, preghiere, suppliche, ringraziamenti. Ogni
frammento di tessuto è un messaggio silenzioso, apre squarci commoventi di
vita, testimonia un rapporto speciale con Maria, racconta di una fede viva, parla
di un irresistibile desiderio di Dio, vibra di pace interiore. Tutti cercano la luce. Il
manto della Madonna è segno di protezione, unisce l’umanità, ricuce le divisioni.

Quel martedì mattina, salendo alla casa di Maria, nel cuore delle montagne biel-
lesi, mi sono ritrovato nel Mistero dell’amore più grande. Accanto a me, dentro

l’animo, avevo tante persone che vivono lacerazioni profonde e la nostra società
frantumata e senza pace. È stata la mia ascensione.
La presenza di Maria, una creatura invasa dall’amore di Dio, trasformata dalla
grazia, che diffonde a piene mani con il tocco dolce della maternità, è un evento

di bellezza Mi riesce facile aprirle il cuore. Una confidenza che imparai da bam-
bino. Ricordo una statuina. Ero in partenza per il Seminario. Avevo 11 anni. La

macchina aveva già il motore acceso. All’improvviso una intuizione, una ispira-
zione inaspettata dello Spirito. Corsi via. Nessuno sapeva dove. Andai a compe-
rare una statuina della Madonna in porcellana, che ho ancora con me. La misi

nello stipetto a vegliare sul mio cammino. Ogni sera, quando lo aprivo, prima
di andare a letto, mi incontravo col suo sguardo e pregavo. L’immagine di una
presenza discreta, delicata, che mi accompagna, me la porto dietro da allora,
rafforzata dall’idea, ereditata dalle pagine della mistica, che è lei a tenermi per
mano e portarmi verso l’alto, sempre più in alto, alle altezze di Dio.

don Franco Colombini