Sotto il Campanile 3 Aprile 2022

Pubblicato giorno 2 aprile 2022 - Avvisi, NOTIZIARIO

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Quinta Domenica di Quaresima
03 Aprile 2022 – Foglio n. 179
Io sono la resurrezione e la vita (Gv 11, 25)

Che cos’è la resurrezione? Ogni domenica af- fermiamo convinti nella Messa: “Credo la resurrezione dei morti”. Che cosa significa? L’apostolo Paolo, annunciando Gesù morto e risorto
all’Areopago di Atene, si era sentito dire con supponenza che su questo argomento l’avrebbero ascoltato un’altra volta (cfr At 17, 32). Lo presero in giro come un ciarlatano e l’invitarono
ad andarsene. La resurrezione di Lazzaro è la risposta più chiara alle nostre domande.

Esprime più di quanto le parole saprebbero dire, perché solo l’amore riesce ad andare oltre la morte.
“Parlare di resurrezione agli uomini è come parlare di farfalle ai bruchi”, scriveva Bruno Ferrero. Essa non è spiegabile. È un fatto straordinario e miracoloso, che va oltre le categorie dell’intelligenza e dell’esperienza.

È la conclusione di un incontro, una relazione straordinaria con il Signore, la sua amicizia senza fine. Si compiono pazzie per amore. Dio ha fatto questo, perché ci vuole bene.
Accanto a Lazzaro Gesù piange. Condivide il dolore delle sorelle e degli amici. Soffre la morte di una persona cara. Rivela il segreto di una nuova speranza: “Io sono la resurrezione e la vita” (Gv 11, 25). La sua presenza apre una
fessura che inonda di luce.
Lo scandalo del male e della morte ha da sempre inquietato le coscienze. In queste ore, bombardate dai venti della guerra e dalle grida strazianti e inascoltate delle tante periferie del mondo, la sofferenza degli ultimi giunge diritta
al cuore, lacerandolo. Mette paura pensare che la corsa forsennata agli arma- menti continua inarrestabile e la minaccia di un conflitto nucleare è sempre in
agguato. La scriteriata ed egoistica ricerca del profitto a tutti i costi è la causa della mercificazione della condizione umana. Nella deriva dei nostri giorni è
bene ricordarsi di quegli uomini e donne, che hanno realizzato una scelta di segno contrario, facendosi con la loro vita “Voce del Verbo”. Era il motto della
scorsa Giornata di preghiera e di digiuno in memoria dei missionari martiri, vere sentinelle del mattino. Cade ogni anno nel giorno in cui venne ucciso
l’Arcivescovo salvadoregno Sant’Oscar Arnulfo Romero, mentre celebrava l’Eucaristia.

La domenica prima in cattedrale aveva alzato la voce contro i militari che sparavano sui contadini e li derubavano delle loro terre: “Vale anche per voi il comandamento di Dio, che dice: Non uccidere!”.

Quel tragico evento ricorda il sacrificio di quanti lungo i secoli hanno immolato la vita, proclamando la Buona Notizia e affermando che il dono di sé è un segno formidabile dell’amore misericordioso di Dio.
Indimenticabili sono le mistiche parole di Paul Claudel: “Cristo non è venuto a spiegare il dolore, ma a riempirlo della sua presenza”. Ed essi sono rimasti
dentro, condividendolo fino alla fine. Hanno avuto il coraggio di osare. Si sono giocati per la causa dell’uomo. Il loro esempio è stimolo a continuare nel tempo
lo stesso impegno a servizio di coloro che vivono nei bassifondi della storia e sono vittime delle disuguaglianze nelle periferie geografiche ed esistenziali del
nostro povero mondo. Non serve andare lontano, perché i Sud del mondo sono tra noi. Le denunce di Romero contro la violenza e l’opzione preferenziale per i
poveri fecero di lui un vescovo scomodo, un martire. Alla sua gente aveva pro- messo: “Se verrò ucciso, risorgerò nel mio popolo”. Le stesse parole di Gesù: “Io
sono la resurrezione e la vita (Gv 11, 25). Nessuno potrà farmi fuori. Non si può
uccidere l’amore”. Un grande!

In questi giorni al ritorno delle rondini mi piace osservare i loro volteggi nel cielo e ascoltare il lieto garrire che annuncia la primavera. Ho il cuore addolorato
come nel tempo della pandemia, che mieteva paura. La preoccupazione per la ferocia bellica tiene tutti col fiato sospeso. Gli uomini si sono levati gli uni contro
gli altri. C’è ansia, incertezza, buio. Riecheggia l’interrogativo sull’imminenza di un terzo conflitto mondiale. In realtà è già in atto da tempo, solo che finora si è
combattuto lontano dai centri strategici della politica internazionale.

Mimetizzata in un poliedro di crisi, apparentemente isolate, la guerra allunga la sua ombrasinistra sul mappamondo. Non risparmia nessuno. Si è fatta vicina, più crudele,
disumana. Semina morte tra i civili disarmati, i bambini, le donne, gli sfollati.
Bombarda ospedali, scuole, chiese, cimiteri, teatri, case. Seppellisce sotto le macerie i sacrifici di intere generazioni e i sogni più belli dei ragazzi. La tragedia
immane degli Ucraini in fuga si sovrappone e si aggiunge agli esodi dalla Siria, dall’Africa in fiamme, dal jihadismo, dalla violenza latino-americana.

Qualcosa nel mondo tenta di sopraffare i valori della fratellanza e della solidarietà.

Spalancare gli occhi, la testa, il cuore su ciascuna di queste tessere cruente aiuta a
decifrare le chiavi nascoste per curare le ferite del mondo in frantumi.
Sono convinto che questo tempo di dolore non avrà durata lunga. La guerra
ci sta cambiando. Comunque sarà il suo esito, ci trasformerà. Sapremo come
tornare verso la luce. Non sarà più possibile accettare le vecchie narrazioni, che
hanno continuato a farci credere di essere schierati gli uni contro gli altri.

Le diverse stirpi possono vivere insieme e camminare unite sulla via della concordia,
della compassione, della comprensione, cercando il bene comune e l’interesse
planetario. Nulla è più rivoluzionario dell’universalismo. La storia ce lo insegna.
Non so quale lingua parli Dio, ma a tutti i cuori dice la stessa parola: “Amatevi
come io vi ho amato” (Gv 15, 12). La sua voce è possente. Chiama a risorgere
dalle ceneri, ad alzarsi, riprendere vigore, guardare al futuro, operare il bene.
E la pace verrà e non tarderà. “Aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri
sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete.

Vi farò riposare nel vostro paese, saprete che io sono il Signore.

L’ho detto e lo farò” (Ez 37, 13-14).

don Franco Colombini