Sotto il Campanile 3 Gennaio 2021

Pubblicato giorno 1 gennaio 2021 - Avvisi, NOTIZIARIO

 

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DOMENICA DOPO L’OTTAVA DEL NATALE

03 Gennaio 2021 – Foglio n. 132
Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio (Lc 4, 18)

Le belle storie vanno sempre raccontate. Forse anche per questo non si riesce fare a meno della tradizione del Presepe, perché è una narrazione viva, straordinaria, di quelle che emozionano, rigenerano, fanno sperare. Ne vedo tanti in questo periodo. Assembramento: è il mio primo pensiero. Sono affollati di statuine. Un via vai di persone che dalle montagne scende come un fiume in piena fino a raggiungere la capanna della Sacra Famiglia. Ognuno ha un posto. Mestieri nuovi mescolati a quelli antichi. La quotidianità di un mondo in cammino verso Gesù. Nel Presepe nessuno è scartato e messo da parte. Non esistono privilegi. Tutti vanno da Colui che è venuto “a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 19). Mi viene spontaneo ricordare la parola del Profeta Isaia: “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere” (Is 60, 3). Per incontrare Dio dobbiamo muoverci, scendere tra gli umili, cercarlo nei bassifondi dell’umanità. Là saremo come gli abitanti di Greccio: “Tutti attorno alla grotta e ricolmi di gioia, senza più alcuna distanza tra l’evento, che si compie, e quanti diventano partecipi del mistero”. Avvolti dalla luce di chi ci ama, cadono le barriere e ci ritroviamo fratelli, sorelle. “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 28). Ecco spalancarsi la nuova strada della pace.

Nei presepi non mancano i Magi. Sono stranieri sapienti, ricchi, assetati di assoluto e di verità. Insegnano che si può partire da lontano per raggiungere Cristo. Davanti al “Re dei Giudei” provarono una grande gioia. Uno dei tre è rappresentato in ginocchio. In adorazione. In un “Bambino, avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia” (Lc 2, 12) trovarono “il punto di appoggio per sollevare il mondo”. Eureka! Sono una grazia gli amici che, come una stella, accompagnano al Cristo! Il mondo oggi è sottoposto a un incrociarsi di poteri forti: economico-politico, scientifico-tecnocratico, mediatico, militare. Sembrano fili di alta tensione: chi tocca muore. Si spalleggiano, si intrecciano, si sostengono. Creano divisioni, massacri, povertà. A Betlemme cadde per sempre la legge della violenza e del dominio e nacque quella dell’amore e del servizio: “I capi delle Nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20, 24-28). Davanti al “Verbo fatto carne” anche i grandi poteri si prostrano, chinano il capo – come i Magi – , si riconoscono servi, chiamati a operare per il bene dell’uomo, di ogni uomo, di tutta l’umanità. Perfino il primo Kennedy aveva affermato nel famoso discorso delle nuove frontiere che non ci potrà essere pace sulla terra finché ci sarà un solo povero a patire ingiustizia. La strada è tracciata e va percorsa, per dare compimento alla speranza, coltivata da sempre come un sogno nel cuore degli uomini: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia … perché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle, il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian” (Is 9, 1-3a). Non più ricchi padroni e dominatori occulti, ma fratelli e servi.

il paesaggio dei presepi è fatto di colline, pianure, deserti, con case umili, diroccate, grotte dove rifugiarsi. Era un mondo in crisi, in difficoltà, in rovina quello che Dio venne ad abitare. Anche il nostro tempo è tutt’altro che semplice. La pandemia e la solitudine stanno sfaldando le relazioni. In molte case è entrata la morte, resa più triste dal dramma di vedere andar via i propri cari senza poterli avvicinare, accarezzare, stringere la mano, vestirli come a loro piaceva prima di deporli nella tomba. Tante volte mi sono chiesto se tanta disumanità fosse necessaria e non potesse esserci risparmiata. Molte persone sono rimaste sole, altre hanno perso il lavoro e vivono in una condizione di precarietà senza progetti credibili per il futuro. Sono i poveri a pagare il prezzo più alto. Ma quando tutto sembra perduto Dio, decide di scendere e abitare questo tempo complicato. Dobbiamo accoglierlo con lo stesso entusiasmo con il quale i genitori abbracciano la vita che nasce e se la stringono al petto con infinita tenerezza. Inizia una storia nuova, sorprendente, inarrestabile. Mi ha fatto bene ascoltare le parole Card. Joseph Ratzinger “È una certezza divina, per noi, che nelle segrete profondità della storia la luce ha già vinto e tutti i progressi del male nel mondo, per grandi che siano, mai potranno assolutamente più cambiare il corso delle cose. Il solstizio d’inverno della storia è irrevocabilmente accaduto con la nascita del Bambino di Betlemme” .

Dio è con noi. “Egli viene e con lui viene la gioia”. Ci chiama a custodire la vita, a donarla, a osare. Ci chiede di addentrarci nel buio della notte senza temere. L’Emanuele nella sua piccolezza e nella scelta di essere servo per amore ci mette sulla via giusta. Mi è capitato di pensare ad altri momenti difficili, agli anni 70, alla paura che provocava il terrorismo. In una città come Milano ogni giorno qualcuno veniva colpito. Dolore, vite spezzate, famiglie distrutte, sangue innocente! Ci chiedevamo quando tutto questo sarebbe finito. Vivevamo sospesi nell’incertezza. Per reagire ci inventammo i raduni nelle piazze a farci forza, gridare col silenzio, pregare. Oggi siamo in una situazione diversa ma, come allora, dobbiamo pensare al mondo che verrà, dargli forma, facendo ricorso ai grandi ideali, ai valori, alla creatività, alle migliori risorse interiori. È il momento di agire, riscoprire la responsabilità pubblica, rilanciare l’impegno per il bene comune, riprendere la lotta contro le ingiustizie, la fame, le disuguaglianze, scegliere persone idonee a cui affidare le leve decisive in tema di ecologia, immigrazione, sviluppo, pace, esigere interventi sui cambiamenti climatici, educare i giovani ad essere cittadini del mondo – è la nostra casa e non ne abbiamo un’altra – , annunciare il Cristo come una rivoluzione strepitosa.

Nella sinagoga di Nazareth Gesù si presentò con le parole di Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore” (Lc 4, 18-19). La missione di Gesù continua. Non è finita. Finché ci sarà un solo uomo sulla terra, noi saremo al suo fianco a difendere la vita e la libertà. L’Amore è il nome più bello di Dio.

don Franco Colombini