Sotto il Campanile 3 Marzo 2024

Pubblicato giorno 29 febbraio 2024 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

 

 

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III DOMENICA DI QUARESIMA
03 Marzo 2024 – Foglio n. 252
“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 31)

Quando nelle discussioni si toccano certi tasti, volano parole dure, minacce, sino a diventare odio mortale. È capitato a Gesù in una disputa con i Giudei, che avevano cominciato a seguirlo, poi si ribellarono e reagirono con violenza al suo messaggio:

“Se rimanete nella mia parola, sarete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi” (Gv 8, 31). Libertà e verità. Sono due valori formidabili, che ci conducono al cuore del nostro tempo, con le sue infinite rivendicazioni, i desideri spacciati per diritti, i tentativi di declinare un nuovo alfabeto dell’umano chiuso alla trascendenza e sganciato da qualsiasi regola etica.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Quando si taglia il legame con Dio Creatore e Padre, la libertà senza la Verità diventa un puro e semplice fare ciò che si vuole, che genera solitudine e violenza.

È il grido contro Dio, che Jean Paul Sartre mise in bocca al protagonista del suo dramma teatrale “Le Mosche”. Una ribellione emblematica di molta cultura contemporanea: “Io sono la mia libertà! Appena mi hai creato, io ho cessato di appartenerti. … Non tornerò sotto la tua legge, … perché sono un uomo … e ogni uomo deve inventare la sua strada”.

È vero. Ci sono tante vie. Però in alcune si incappa nei briganti, che sono i mercanti di armi in giacca e cravatta, gli amministratori pubblici interessati al proprio tornaconto più che al bene comune, gli autocrati che sottomettono interi popoli e li conducono al massacro delle guerre, i mercanti di esseri umani, i commercianti della droga venditori di morte, i violenti con l’assurda pretesa di comperare l’amore con la forza, chi specula sui migranti, chi depreda le risorse della Terra, chi ruba l’innocenza violandola con la volgarità e la pornografia, perfino chi rimane intrappolato dalla logica perversa dei like. Una pretesa di libertà, che finisce per diventare schiavitù e porta alla morte. Spesso sono i giovani, affacciati da poco alla ribalta della vita, a farne le spese.
Nella mia lunga esperienza ne ho visti tanti finire male per incontri sbagliati. La strada di Gesù è diversa. Promette ai suoi discepoli: “Diventerete liberi, se rimarrete nella mia parola”. Chiede di condividere la sua amicizia, camminare con lui sulla strada della carità, affidargli la vita, anche a costo di pagare di persona in termini di energie, tempo, affetti, soldi.
Sospeso tra cielo e terra, sedotto e tormentato, il seguace di Gesù è un inguaribile “giocatore d’azzardo”, alle prese con un Dio che non vede e di cui non può assolutamente farne a meno.to ai poveri, agli infelici, agli ultimi della società, felice di prendersi cura di loro. È un “piromane” pericoloso. Scioglie i ghiacciai dell’egoismo, del vizio, del nulla. Libero da se stesso, dai condizionamenti esterni, dal giudizio altrui, dalla sete di vendetta e di accumuli stupidi e dannosi, incendia il mondo con l’amore.

Prigioniero, sì, ma del suo Signore.
Guarda le cose con un occhio disincantato, le apprezza, le studia, le usa senza farsi dominare.
Sa che tutte le ricchezze del mondo non potranno mai saziare il suo cuore immenso. Cerca l’Infinito, l’Eterno. Solo un amore folle per Dio può giustificare il suo continuo peregrinare verso mete irraggiungibili, sempre “oltre”, lungo le praterie sconfinate dell’amore.
Sbagliarsi su Dio vuol dire ingannarsi su tutto. Lo abbiamo visto in Sicilia alcuni giorni fa, quando un uomo, ossessionato dal diavolo, ha ucciso la moglie e due dei suoi tre figli. Un orrore senza fine. Se solo qualcuno gli avesse detto che Dio è Amore … ! Bastava un amico e avrebbe imboccato la strada degli uomini liberi e forti, quella di Gesù, che ha percorso in modo mirabile il Beato don Pino Puglisi: “Se ognuno fa qualcosa, qualcosa di bello succederà”.
Il musicista Giovanni Allevi nel buio della malattia ha visto la luce. L’ha raccontato sul palco di Sanremo e la sua testimonianza mi ha commosso. Dio è Amore e ci aspetta ovunque.

Riccardo Maccioni ha scritto questa bella lezione di umanità sul quotidiano Avvenire del 9 Febbraio.
L’ANIMA PIÙ LIBERA DI GIOVANNI ALLEVI
“La malattia non è mai un dono. Perché non puoi amare chi ti fa piegare in due dal dolore, chi ti
toglie il respiro, chi ti fiacca i muscoli dell’anima. Nelle forme più gravi l’angoscia è così forte che
non riesci neppure a piangere. E con i capelli che cadono, allo specchio non sembri neanche tu.
Però è proprio in quel momento, quando fatichi a ritrovarti e tutto ti sembra estraneo, che si gioca
il tuo rapporto con la sofferenza, la decisione di diventarne schiavo o di allearti con lei, sapendo
peraltro che cercherà di fregarti a ogni passo. La sfida passa per il riconoscersi in quell’estraneo
che porta il tuo nome e il tuo cognome.
“Com’è liberatorio essere se stessi”, ha detto Giovanni Allevi a Sanremo scoprendo la nuvola di
ricci, ingrigiti dalle terapie, nascosta sotto un berretto. Lui il cammino dentro il buio più nero, il
percorso di recupero del proprio cuore, l’ha percorso fino in fondo. E allora la malattia è diventata
un dono. O, meglio, il musicista ne ha imparato il vocabolario, ha scoperto che in fondo al pozzo

della sofferenza il grido della maledizione poteva sfumarsi in dolore muto, fino a diventare un fati-
coso, e per questo nobilissimo, grazie. Gratitudine non per la sofferenza, ovvio, ma per l’opera di

“pulizia”, di estetica dei sentimenti che ha realizzato in lui. Perché Allevi sa che se anche guarirà
completamente, come gli auguriamo sperando che succeda in fretta, non tornerà quello di prima.
Ora Il respiro sebbene faticoso, è più libero, e sono puliti gli occhi così da vedere il bello nascosto

anche sotto una cappa di solitudine e di abbandono. Gli esperti lo chiamano “riscoperta dell’es-
senziale” quando riesci a comprendere con chiarezza ciò che conta e cosa no. Noi che siamo

semplici viandanti in cerca di senso, poveri mendicanti d’infinito, preferiamo considerarlo un bagno
di umanità. Profonda, dura, spinosa e per questo magnifica. L’umanità di chi ti abbraccia perché
sei una persona come lui, l’umanità di chi è pronto ad ascoltarti, l’umanità di chi ha la tua stessa
ferita nel cuore e per questo sa trovare le parole giuste. L’umanità che si riassume nell’espressione
umanissima del “prendersi cura”. Sul palco dell’Ariston, Allevi ha raccontato gli uomini e le donne

che l’hanno fatto con lui e li ha definiti doni. Sono i medici, gli infermieri e tutto il personale sani-
tario, sono i ricercatori scientifici, sono i malati e i loro parenti. Sono, soprattutto, i piccoli pazienti

e i loro genitori. Ma se li guardi bene, sono doni anche il cielo stellato, i capelli che ricrescono, e
il rosso dell’aurora che è diverso dal rosso del tramonto. E poi i tasti del pianoforte, lo spartito, le
dita che cercano il ritmo.
Aveva gli occhi pieni di lacrime Allevi al festival, e le mani tremanti, ma forse non ha mai suonato
così bene. Perché è andato al cuore della musica, quella che libera l’anima e la fa volare in alto,
oltre la paura e il giudizio del mondo. Un giorno ricordando il festival 2024, diremo che una sera
anche la malattia ci è sembrata scola di libertà. E che quella sera abbiamo capito che non serve

molto per sentirsi amati. È sufficiente essere uomini e donne, persone e, se siamo credenti, cre-
ature. Tutti figli unici dello stesso Padre, che sa cambiare una melodia dolorosa in una sinfonia

calda e consolante, come un umanissimo abbraccio d’amore.”

don Franco Colombini