Sotto il Campanile 30 Aprile 2023

Pubblicato giorno 29 aprile 2023 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

 

 

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IV Domenica di Pasqua

30 Aprile 2023 –

Foglio n. 223 “Io sono il buon pastore” (Gv 10, 11)

L’Arcivescovo non ci ha fatto mai mancare la sua presenza e vicinanza. Lo scorso Luglio venne pel- legrino nella nostra chiesa parrocchiale a invoca- re la pioggia davanti alla Madonna Patrona della Bassa. Anche oggi attendiamo il Vescovo Mario per chiudere la “Porta Santa” a conclusione dell’Anno Giubilare per il Centenario della nascita di Santa Gianna Beretta Molla. Ne spalancherà altre, che resteranno aperte. Benedirà una nuova Casa di Riposo per ospitare 130 anziani. Toglierà il velo che copre l’albero della vita, composto da tante piastrelle colorate dai bambini in Oratorio con gli educatori, gli animatori, le catechiste, i genitori. Santa Gianna ha tracciato la strada a una santità quotidiana, non fatta di gesti straordinari, ma di una esistenza normale, che si lascia plasmare dall’incontro con Cristo. Lo cercava nella preghiera e nell’Eucaristia, desiderosa di scoprire la sua volontà. Nella familiarità con Lui si sentì chiamata ad amare e a servire la vita, soprattutto quella dei più fragili e deboli. La precarietà della salute le impedì di raggiungere in Brasile il fratello Padre Alberto, medico missionario. Si laureò in medicina per stare al fianco degli ammalati. Durante la festa di una Prima Messa a Mesero conobbe l’Ing. Pietro Molla, direttore della Saffa, dove lavorava mio papà. Nacque tra loro un affetto profondo. Gianna comprese che il Signore le chiedeva di formare una famiglia, piccola Chiesa e Sacramento dell’Amore di Dio. Aveva trovato la sua strada. Era felice. Si sposò a Magenta. Visse i suoi primi anni in semplicità, facendo la moglie, la mamma, il medico. Ogni mattina iniziava la giornata con la Messa, che ascoltava nella vicina chiesetta di Pontenuovo, dove abitava. Non poteva fare a meno di Dio. Quando arrivò la sua quarta bambina, l’accol- se con gioia, come un dono e, al sopraggiungere della malattia, la difese col marito Pietro fino al sacrificio di se stessa.

“Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (Gv 10, 11). Così fece Gianna. La sua storia continua oggi nella grande famiglia dell’Oratorio, una terra be- nedetta, dove si semina l’amore a larghe mani, perché generi uomini e donne dal cuore grande – come Gianna – , aperto all’Infinito e alle dimensioni del mondo. I santi che rinnoveranno la faccia della terra. I genitori sono i “pastori buoni” dei figli. A loro sono stati affidati, per crescerli nel calore della famiglia e incamminarli sulle vie del bene. Ogni uomo e donna è “pastore” di chi incrocia sul cammino. Lo accoglie con pazienza e tenerez- za, lo aiuta, lo accompagna con l’affetto di un amico e di un fratello. Allarga Sotto il campanile Domenica 30 Aprile 2023 le braccia a chiunque, anche a chi viene da lontano, è straniero, sconosciuto, diversamente abile, anziano ammalato, senza una dimora e una pietra dove po- sare il capo, rinchiuso nella cella di un penitenziario. Nessuno – proprio nessuno – deve andare perduto. Dio rimprovera i cattivi pastori, che anziché interessarsi del gregge, pensano ai divertimenti e agli affari. E promette: “Io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna” (Ez 34, 11). Gesù si è preso cura dell’umanità.

Ha affidato il compimento di questa antica profezia ai suoi amici più cari, ai quali confidò il segreto della felicità e la strada per fare bella la storia: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv, 15, 13). Qualche giorno fa ho ricevuto la lettera di uno che mi conosce bene e mi suggeriva: “La gen- te ti annuserà per capire di che odore sei. Che tipo sei. Papa Francesco dice che dobbiamo avere l’odore delle pecore. Tu ricorda sempre che il tuo primo impegno è diffondere il buon profumo di Cristo”, che è l’amore. Parole che non dimenticherò. Ho avuto dei genitori formidabili. Ho toccato con mano i sacrifici, il lavoro, le ri- nunce, che hanno sostenuto per dare un futuro a me e a mio fratello. Lo fecero in silenzio, con umiltà, nel nascondimento, contenti di vivere per i figli. Le loro azioni mi hanno spronato, commosso e portato al pianto tante volte. Sono stati per me un segno luminoso della presenza di Dio, “buon pastore” . Mi è stata data la fortuna di conoscere la grandezza di cuore dei tanti preti che la Provvidenza mi ha messo accanto. Li ho visti con la talare al vento, di corsa, afferrati e divorati dalla carità, generosi, staccati dal denaro e dal potere, liberi, disponibili al prossimo, in ginocchio davanti all’Eucaristia, dalla quale riceve- vano la gioia di servire. La stessa voce, che li aveva affascinati, attirava anche me, fino a sentirla nitida in una fumeria di drogati in una lontana periferia di una metropoli: “Pasci le mie pecore”, prenditi cura di loro (cfr Gv 21, 15-19) .

Così è iniziata la mia avventura sacerdotale, che non cambio per niente al mondo. Sono un prete felice. Conservo nel cuore un ricordo vivissimo e riconoscente del mio maestro delle elementari. Veniva dal Sud. Ci voleva bene. Credeva in ciascuno di noi. Si ado- perava come un artista a tirar fuori capolavori umani. Insegnava con passione. Mi ha inculcato l’amore per la ricerca e il sapere, il rispetto e la libertà. Ogni parola era importante per me e, quando non capivo, cercavo il significato sul vocabolario Palazzi, annotandolo in un quaderno a parte. Aveva visto le atrocità delle guerra e voleva non accadessero più. Ci leggeva in classe il Libro Cuore e il Piccolo Alpino. Ogni tanto si fermava, sgranchiva la voce, tossiva, preso dalla commozione, e poi riprendeva. Noi ascoltavamo in silenzio, attenti, presi dal racconto. Non volava una mosca.

Ad una parete aveva appeso il quadro di don Carlo Gnocchi, il padre dei mutilatini, e noi bambini a turno gli portavamo i fiori, che andavamo a raccogliere nei prati dopo le ore di scuola. Un prete a me caro, perché aveva fatto la ritirata di Russia come il papà e, quando riuscì a tornare, rispose all’odio con una grandiosa opera di carità, che ha valicato i confini degli oceani. Il maestro Silvio è stato per me un padre, un “pastore secondo il cuore di Dio” (cfr Ger 3, 15). Plasmò una generazione di cittadini liberi e onesti. Già in quei primi anni di vita il Signore mi cercava, si presentava sui banchi di scuola, mi parlava nella mia aula, che rivedo ancora in ogni particolare. Si avvicinò e bussò alla porta del cuore. Ed io gli dissi di sì.

don Franco Colombini