Sotto il Campanile 30 maggio 2021

Pubblicato giorno 28 maggio 2021 - Avvisi, NOTIZIARIO

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SANTISSIMA TRINITÀ
30 Maggio 2021 – Foglio n. 153
Dio è un’appassionante avventura d’amore

La festa della Santissima Trinità è un invito “a la-
sciarci affascinare dalla bellezza di Dio; bellezza,

bontà e verità inesauribile. Ma anche bellezza, bontà e verità umile, vicina, che si è fatta carne per entrare nella nostra vita” (Papa Francesco).

Com’è fatto Dio? Nessuno lo sa. Teologi, filosofi, storici, pensatori, artisti, uomini e donne di tutti i tempi hanno indagato con risultati stupefacenti,

ma le loro opere e riflessioni sono solo un balbettio di fronte alla sua

infinita grandezza. Essi stessi hanno riconosciuto la totale insufficienza della mente umana a raggiungere la piena comprensione del Mistero.

La fede non si è mai preoccupata di “spiegare” Dio. L’ha accolto per i suoi gesti im-
prevedibili di amicizia. È possibile chiedere a una donna innamorata di motivare le

ragioni che la spingono a gettarsi nelle braccia dell’uomo che ama? Si affida. Ed è
felice di farlo. Un Dio che prende l’iniziativa, fa il primo passo, si avvicina, ascolta il
grido di dolore, si compiace di stare tra la gente, ne ricerca la compagnia, gli procura

il cibo e l’acqua nel deserto, condivide il cammino non sempre lineare fino a raggiun-
gere la libertà: si udì mai cosa simile a questa? Chiede stupito Mosè al suo popolo.

Un Dio che perdona, risolleva, rimane fedele, ricostruisce, spinge in avanti la storia,
la riprende con pazienza dove il male l’ha interrotta, apre nuove strade, prova pietà
e compassione, confida di non riuscire a starci lontano: come non credere nel Dio
dei Padri, dell’Alleanza, della storia? Predicano i Profeti. Un Dio che sceglie l’ultimo
posto, si fa servo, considera amico chi lo tradisce, insegna la carità e il perdono, sta

dalla parte degli ultimi, chiama beati gli operatori di pace e di giustizia, invita a depor-
re le armi e a non fare del male ai nemici, accetta la morte di croce per incontrare un

ladro: un Dio così è strepitoso, ci vuole bene, è Amore! Prima di salire al cielo, Gesù
disse di aver compiuto tra noi tutto quanto ha visto fare dal Padre. Testimoniò la piena
comunione d’amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo, l’anelito di vivere l’uno per l’altro,
una tenerezza infinita, il rispetto reciproco, il rifiuto della volontà di dominio, l’accoglienza della diversità senza omologazione o sopraffazione, l’uscita da una logica di
autosufficienza per dare spazio alla gioia di una vita donata e condivisa.
La bellezza di Dio avvolge e genera ogni cosa. Nei sentimenti profondi dell’animo
umano, nel cuore della storia, tra le pieghe degli eventi e lo svolgersi di trame apparentemente disordinate, nel sorgere del sole e del suo tramontare, nell’avvicendarsi
delle stagioni, nel trasformarsi continuo della vita attraverso mille intrecci, perdite,
tensioni e rinascite, è custodito un segreto, il sogno dell’unità, non piatta e uniforme,
in cui tutto si confonde e si sovrappone, fino a scomparire. L’unità, a cui aneliamo,
è fatta di diversità che si incontrano e si compongono nell’armonia della comunione.
Monti, valli, fiumi, mari, oceani, venti, stelle, il firmamento intero, tutte le creature
insieme fanno il mondo e lodano Dio Padre, Figlio, Spirito Santo.

L’universo, come l’umanità, è una cosa meravigliosa, opera di Dio, frutto dell’Amore.

I romanzi di Orwell e di Huxley presentano l’incubo di una unità a tutti i costi, un blocco
compatto, una pretesa di dominio, un sistema onnipervasivo di controllo, un diktat, che
stritola ogni singolarità, soffoca le profondità del sentire e del vivere, teme l’individuo,
appiattisce, omologa, annulla. Una autorità forte, sotto la quale collocarsi e lasciarsi
condurre, fa paura.
Dalla mia lunga esperienza ho imparato che l’unità è una tensione interiore, un andare

verso l’altro, desiderarlo. Ha il sapore del sogno, la forza e la creatività di ciò che so-
vrabbonda nel cuore, il fascino di un cammino sempre aperto. È una rivoluzione, fatta di

cura, tenerezza, affetto, fraternità. Si china su ogni frammento, prova compassione, fa

attenzione ai dettagli, coglie i nessi e le sfumature delle situazioni, delle storie, dei con-
testi. Si lascia toccare dall’umanità, non rimane indifferente al suo grido e ai suoi sogni.

Vede quello che ancora non è ma che può essere, scorge risorse e potenzialità dove

sembrano esserci solo macerie, alimenta la speranza, mobilita energie, si fa ascolto, so-
stegno, ricerca, sforzo, impegno perché il bene fiorisca nella trama di relazioni buone. Va

oltre gli interessi particolari e l’emergenza del momento. Non sopporta il monopolio di un
pensiero assoluto, dà spazio alle idee, alle competenze, alla sperimentazione di percorsi
nuovi. È lungimiranza, profezia, creatività, immaginazione, visione, gusto e passione
dell’insieme. Possiede uno sguardo e una intelligenza inclusiva. Riconosce prezioso e

necessario l’apporto di tutti. Solo uniti si sta dentro la realtà senza subirla, si può imma-
ginare e costruire un mondo migliore “in cui avrà stabile dimora la giustizia” (2 Pt 3, 13).

L’unità è l’icona più bella del Dio Uno e Trino, creatore e redentore.

“Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mon-
do creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21). In questo tempo di crescente stanchezza

e disorientamento, i discepoli di Gesù sono mandati a risollevare le sorti dell’umanità

portando nella storia la testimonianza di una limpida comunione d’amore, un’umile Chie-
sa, lievito nell’impasto, granello di senape, luce per il mondo, un piccolo resto, fortissimo

nella sua debolezza e fragilità, perché “è la dimora di Dio con gli uomini!” (Apc 21, 3). La
Chiesa, Sacramento della Trinità, dona Colui che ha detto di essere “la resurrezione e la
vita”. Non ci rimane che vivere nella gioia dei tempi nuovi già iniziati.

In questi giorni sono stato toccato dalla morte di Franco Battiato.

Ricordo di aver parte cipato a un suo concerto. Un amico, che era con me, ascoltando quella musica a lampi
e tuoni, mi disse all’orecchio: “Sono bastonate sulle ginocchia”. Era vero. Anch’io mi
sentivo percuotere da quei suoni elettrici pieni d’amore. Battiato amava la gente. Voleva
aiutarla, proteggerla. Più di una volta ho colto nei suoi versi il brivido della vicinanza, del
contatto umano, quasi fisico. La canzone più bella, che mi è rimasta impressa, è quella
che s’intitola: “Io avrò cura di te”, chiunque tu sia, perché sei unico, un “essere speciale”.

Custodire la vita, occuparci degli altri, stare vicini, alleviare le sofferenze, camminare
insieme è la via “che porta all’essenza”. Il senso dell’esistenza.
In questa ultima domenica di maggio, Festa del Santuario, non potremo dare corpo alla
tradizionale e bella processione con le barche sul Naviglio. Siamo ancora nell’emergen za Covid.

Pregheremo con il Rosario e affideremo alla Madonna, Patrona della Bassa,
la nostra città, invocando la fine della pandemia e la pace tra le Nazioni, nelle famiglie,
in comunità. Maria è la Madre dell’umanità e della Chiesa, colei che apre alla speranza,
ci dice di volerci bene, ci invita ad abbandonare ogni paura, perché Dio Padre, Figlio,
Spirito Santo ha in serbo per noi la pienezza della vita. Non lascerà mancare il vento ai
nostri velieri pronti a salpare e andare incontro alla storia in un’appassionante avventura
d’amore.

don Franco Colombini