Sotto il Campanile 30 Ottobre 2022

Pubblicato giorno 29 ottobre 2022 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

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Seconda domenica dopo la Dedicazione 30 Ottobre 2022

– Foglio n. 197

“Venite alle nozze” (Mt 22, 4)

 

Gesù non smette di stupire. Oggi racconta di un re che invita tanta gente per le nozze del figlio, ma molti rifiutano. Deluso, non si dà per vinto. Pur di vedere la sala stracolma, decide di rivolgersi a coloro che si trovano per strada. Come è grande il cuore di Dio!
Li vuole tutti, pensando a suo Figlio. Nessuno escluso. Sogna in Gesù, la rinascita dell’umanità, un futuro nuovo, l’affrancamento dal male, lo Spirito dell’amore riversato nei cuori, la fraternità universale, la certezza della vita che non muore, l’attesa del Cielo. Il suo
regno non è solo vigna da lavorare e impegno, è festa, gioia, allegria, godimento senza fine. “Rivestirci di Cristo” dei suoi sentimenti, dei gesti d’amore che ha compiuto: è il cammino della santità. Molti lo hanno intravisto e percorso.

Due giorni prima di morire nel 1984 in un incidente stradale, Sandra Sabattini, una ragazza ventiduenne, fidanzata, prossima al matrimonio, scriveva: “Non è mia questa vita che sta evolvendosi, ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia”. E nel 1978, a 17 anni, annotava nel suo “Diario”: “Signore, aiutami ad avere pazienza. Aiutami a non affrettare i tempi. Ma ti prego: fammi capire qual è la mia strada; aiutami ad accettare la tua volontà su di me”. Sono piccoli flash che rivelano il segreto
della sua santità: affidarsi totalmente all’amore di Dio, col solo desiderio di fare la sua volontà. Un’impresa titanica, che Sandra ha vissuto in semplicità e umiltà. I testimoni del Vangelo vivono il quotidiano alla grande. E ciascuno a modo suo. Papa Francesco l’ha proclamata Beata.
Suor Lucia dell’Immacolata offrì al Signore la sua grave malattia come do- manda di misericordia per i malati che assisteva in ospedale. È stata chiamata “Apostola” della sofferenza, ma questo titolo non rende tutta la fatica e la grandezza del suo dono. Le mai sporche, la schiena piegata e chissà quante volte sotto il peso della stanchezza e del rifiuto avrà sentito le forze venir meno per poi trovare conforto – ed è la grandezza dei piccoli – in Colui che sa indicare la strada per uscire dal tunnel dell’angoscia. È stata elevata all’onore degli altari
Giuseppe Ambrosoli, medico e sacerdote missionario, morì di fatica e di malattia in Uganda nel 1987, dopo aver messo in salvo dalla guerra civile tutti i malati, cui si dedicava nell’ospedale di Kalongo. “Dio è amore e io sono il suo servo per la gente che soffre”. Con lui sono stati beatificati il sacerdote polacco Giovanni Francesco Macha, martire delle SS Naziste, e Benedetto da Santa Colomba De Gramenet, ucciso in odio alla fede durante la persecuzione degli anni 30 in Spagna.

Sono storie diverse, come infinita è la fantasia dello Spirito, da cui questi “esempi di fede cristiana” hanno accettato di farsi guidare. Sono i giganti del Vangelo, però vicini, raggiungibili, non chiusi in una gabbia dorata, ma vivi in case con le porte sempre aperte. Sono vite cavalcate in pienezza, uomini e donne come noi, giovani e vecchi. Ci accompagnano giorno per giorno nel calendario della vita quotidiana, compagni di viaggio, amici, sempre vicini, testimoni e profeti che, come raggi luminosi, ci indicano il Sole, per non smarrirci nel buio della solitudine. Nell’esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” Papa Francesco usa un’immagine molto efficace: “Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente, nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere”.

Sono convinto che tra i santi di oggi sia giusto annoverare i giovani di Teheran, scesi in piazza a difesa della libertà, della pace, della giustizia. Bruciano i veli, si tagliano i capelli, sfidano i gendarmi, mettono a repentaglio la vita contro leggi
liberticide e un potere opprimente che nullifica le donne. Molte sono le vittime, dopo la tragica fine della ventiduenne Masha Amini, morta “misteriosamente”, mentre era in custodia della “polizia morale”, per non aver indossato correttamente il velo. E “altri giovani moriranno”, ha preconizzato la scrittrice Marina Nemat, fuggita dall’Iran all’inizio degli anni Novanta, dopo aver sperimentato la tortura in carcere.
Accade la stessa cosa in Russia, dove in diverse città agenti antisommossa infieriscono sui giovani che non vogliono sottostare alla mobilitazione e partecipare a una guerra ingiusta. A mani nude, scaraventati a terra, trascinati via, identificati e richiamati alle armi con la beffa della cartolina precetto o messi in carcere. C’è chi pensa di scappare e chi si sta organizzando in forme di resistenza. Non conosciamo l’entità delle proteste. Il numero conta poco. È importante il segnale, la breccia che si è aperta. Esiste un’ “altra Russia”, un paese parallelo, fatto di studenti e giovani lavoratori, che non si riconoscono nelle politiche del Governo, stretti fra una guerra, che non è la loro, e un Occidente determinato a chiudere i rapporti con Mosca col rischio di tagliarli fuori.

Questi giovani sono i profeti del nostro tempo. Annunciano e preparano un mondo nuovo, rischiano la pelle, dicendo no alle ingiustizie, alla violenza, alle guerre, all’annullamento dei diritti fondamentali, allo strapotere delle dittature, a una società divisa in blocchi, dove i ragazzi sono mandati al massacro, obbligati ad odiarsi e uccidersi. Lottano senza violenza, sognano la pace e un futuro di libertà. Non lasciamoli soli. Sono i “Santi del nuovo millennio”.
don Franco Colombini