Sotto il Campanile – 31 Dicembre – Capodanno 2018

Pubblicato giorno 30 dicembre 2017 - Avvisi, NOTIZIARIO

 

 

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Terminiamo il 2017 e iniziamo il 2018 con il messaggio e l’augurio di pace di Papa Francesco per la Celebrazione della LI Giornata Mondiale della Pace: “MIGRANTI E RIFUGIATI: UOMINI E DONNE IN CERCA DI PACE”. “Pace a tutte le persone e tutte le Nazioni della terra! La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale, è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, del quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati. Questi ultimi, come affermò il mio amato predecessore Benedetto XVI, “sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace”. Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta. Con spirito di misericordia, abbracciamo tutti coloro che fuggono dalla guerra e dalla fame o che sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale. … Tutti gli elementi, di cui dispone la comunità internazionale, indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace. La sapienza della fede nutre questo sguardo, capace di accorgersi che tutti facciamo “parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale, come insegna la dottrina sociale della Chiesa. Qui trovano fondamento la solidarietà e la condivisione” (Benedetto XVI, 2011). Queste parole ci ripropongono l’immagine della nuova Gerusalemme. Il Libro del Profeta Isaia (cap. 60) e poi quello dell’Apocalisse (cap. 21) la descrivono come una città con le porte sempre aperte, per lasciare entrare genti di ogni nazione, che la ammirano e la colmano di ricchezze. La pace è il sovrano che la guida e la giustizia il principio che governa la convivenza al suo interno. Abbiamo bisogno di rivolgere anche sulla città in cui viviamo questo sguardo contemplativo, “ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze … , promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia” (EG 71), in altre parole realizzando la promessa della pace. Osservando i migranti e i rifugiati, questo sguardo saprà scoprire che essi non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native e, in questo modo, arricchiscono la vita delle Nazioni che li accolgono. Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti. Questo sguardo contemplativo, infine, saprà guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei “limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso”, considerando cioè le esperienze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi. Chi è animato da questo sguardo sarà in grado di riconoscere i germogli di pace, che già stanno spuntando, e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati” . Il Messaggio di Papa Francesco prosegue indicando quattro pietre miliari, fondamentali per l’azione di pace (accogliere, proteggere, promuovere, integrare), e invitando a sostenere due Patti internazionali delle Nazioni Unite (per i Rifugiati e per le Migrazioni). Le sue parole stridono con quanto è stato annunciato lo scorso 14 dicembre a proposito della missione militare italiana di “addestramento” in Niger contro il terrorismo. Essa si allargherà “in attività di sorveglianza e di controllo del territorio”. I nostri soldati saranno chiamati a pattugliare le piste desertiche, contrastando i trafficanti di esseri umani (e questo va bene!) e dando la caccia ai profughi e migranti irregolari. Sappiamo che il loro valore umano è fuori discussione. Andranno incontro ai poveri con le borracce in mano e non con i bastoni o, peggio, con le bombe. Così hanno fatto in Libano, Afghanistan, Kosovo, Iraq. Ma ci addolorano le meschine intenzioni della politica, che intende raddoppiare la barriera frettolosamente e imperfettamente costruita nel Mediterraneo, di fronte alla Tripolitania e alla Cirenaica, per sigillare le violenze e le sopraffazioni dei rinchiusi nei lager libici, documentati da un rovente rapporto di Amnesty International, dalla stampa internazionale, dal quotidiano Avvenire, dalla voce inascoltata dei Vescovi e dei Missionari. Per i “grandi” del mondo lo sviluppo umano può attendere, non il blocco contro gli scomodi attraversatori dei mari di sabbia, che affrontano aride distese, sognando un “al di là del mare”, protagonisti di drammi, speranze, storie di struggente umanità. Papa Francesco conclude il Messaggio di pace, ricordando la testimonianza di Santa Francesca Cabrini, Patrona dei migranti, e le parole di San Giovanni Paolo II: “Se il ‘sogno’ di un mondo in pace è condiviso da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può diventare sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale ‘casa comune’ ”

                                                                                                                                      don Franco Colombini