Sotto il Campanile 31 marzo 2019

Pubblicato giorno 31 marzo 2019 - NOTIZIARIO

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Domenica IV di Quaresima 31 Marzo 2019 – 

Foglio n. 67 Gesù libera la vita

Un giorno Gesù incontrò un uomo cieco dalla nascita – una situazione disperata, alla quale tutti si erano rassegnati – . Egli prese l’iniziativa, gli dette qualcosa da fare per smuoverlo, lo guarì. Il suo gesto amorevole scatenò un’ondata di polemiche. Molti reagirono male, cercando scappatoie per non vedere. Alla gioia si preferì la rabbia. La gente, che ruota attorno a Gesù, può essere divisa in tre categorie, che ci rappresentano: chi gli dice di no e lo rifiuta, chi ha compreso e non vuole compromettersi, chi si decide e crede.

Al primo gruppo appartengono principalmente i farisei. Essi portano con sé dei giudizi già fatti su Gesù, sui quali non vogliono più ritornare. Lo stimano poco. Lo considerano un peccatore. Sono convinti di conoscere ogni cosa della Scrittura e di non avere nulla da apprendere. Sono invidiosi. Temono per il loro potere. L’atteggiamento dei farisei mi fa riflettere. Siamo spesso attaccati a possessi inquietanti, che non vogliamo perdere, perché ci fanno comodo. Per difenderli, mentiamo a noi stessi, diciamo il falso, ci arrampichiamo sui vetri, asseriamo cose con emotività eccessiva e sicurezza ostentata, ma sappiamo che non sono vere. In realtà non vogliamo né vedere né sentire. Abbiamo paura del cambiamento.

Alla seconda categoria appartiene chi non si vuol compromettere. Sono persone semplici, oneste, vedono e capiscono e, siccome non hanno privilegi da difendere, la loro prima reazione è sana. Poi, come subentra una paura dall’esterno o una pressione sociale, subito si tirano indietro. Si arrendono ai “capi”: “Tocca a loro giudicare, hanno studiato, sanno quello che fanno, a noi sfuggono tante cose, non vogliamo grane né noie, …” . È l’atteggiamento della folla e dei parenti del cieco nato. Qui riconosco la paura. Il pensiero dominante, il timore dell’emarginazione, la solitudine della diversità, il rischio di essere derisi diventano montagne del tutto insuperabili. Non osiamo andare oltre, ci nascondiamo nel quieto vivere, troviamo rifugio nell’anonimato della massa. Non c’è nulla di più tremendo della pressione sociale. Bastano otto o dieci persone per fare ambiente e chiuderci irreparabilmente in noi stessi.

Il terzo tipo di persone – purtroppo pochissime – è costituito da coloro che si decidono per Gesù. Sono alcuni farisei, che si interrogano su quanto è avvenuto, e soprattutto
il cieco guarito, il quale, proprio di fronte alla contestazione, si eleva ad una comprensione sempre più chiara dell’evento che gli è capitato. Rimane tranquillo, dà le risposte più ovvie, lasciandosi guidare dalla naturalezza delle cose, che vanno succedendo, ed aprendo gli occhi ai segni, così come sono. Giunge a comprendere. Gesù, l’uomo che tanti contestano e rifiutano fino a desiderarne la morte, gli vuole bene, è un amico, gli ha aperto gli occhi. E adesso vede. Vede il mondo, vede il volto di Dio, vede l’Amore. E crede. “Io credo, Signore!”. Nella scalata alla fede del cieco scorgo l’onestà di chi riconosce l’azione di Dio nella propria vita. Mi capita sovente di rileggere la mia storia. Fatti, eventi, parole, incontri, sguardi, esperienze, … scorrono davanti al cuore. Mi accorgo di aver ricevuto infiniti doni. Trovo la mano amica di Gesù che mi accompagna. Sento la vicinanza di Dio. Mi perdo nella sua Pace. Viene meno la paura. Vedo la Luce. Credo.  Sono convinto che ancora oggi Gesù cammina sulle strade del mondo, opera nelle nostre comunità, bussa alla porta dei cuori. Tutti possono scorgere i segni della sua presenza. Non si stanca di volerci di bene.

La notte di Pasqua Laetitia diventerà cristiana. Riccardo, Rocco, Patrizia, Alessia riceveranno il Sacramento della Cresima. Sono giovani che diranno di sì al Signore. Quella notte verranno avvolti dallo Spirito del Signore Risorto. Brilleranno di luce, come la veste bianca del Battesimo. Tutta la loro esistenza diventerà nuova. Manifesteranno nella carità l’ampiezza infinita del cuore di Dio. Vivranno nell’Amore. Cambieranno il mondo, prendendosi cura di ogni fratello e sorella in cammino sulla stessa strada. Anche i bambini, che si confessano oggi per la prima volta, con il perdono riceveranno la gioia. È il segno della presenza del Signore. Dove Lui c’è, essa esplode, la vita diventa una festa, ogni volto è un amico, tutta la gente sembra sorriderci. Gesù è un’esuberanza interiore che contagia e coinvolge.

La storia di questi ragazzi è una conferma della vicinanza di Dio. Egli ci fa entrare in un progetto straordinario, del quale desidera renderci partecipi. Promette la gioia piena. Chiama a qualcosa di grande, di unico, di meraviglioso. La sua voce invita ad alzarsi, a “prendere il largo”, ad avanzare verso i vasti orizzonti dell’Infinito. Con la sua resurrezione libera la vita ed essa ci viene incontro con la forza di un terremoto, che la sconvolge. Non può restare impigliata nelle reti del non senso, della paura, di ciò che la anestetizza, la chiude, la impoverisce, la fa morire, come quella del cieco nato. Serve audacia, coraggio, fiducia per seguirlo. Ma è bello. Sulla strada che ha pensato per noi, per la nostra felicità e per il bene di coloro che ci stanno accanto, noi non verremo delusi. Ne sono testimone.

 

don Franco Colombini