scarica ==> sotto il campanile 04 Dicembre 2022
Quarta Domenica di Avvento
04 Dicembre 2022 – Foglio n. 202
“Osanna al Figlio di Davide!” (Mt 21, 9)
“C’era una volta …”, così iniziano le favole e finiscono con “… e vissero felici e contenti per molti anni”.
Ascoltandole dalla viva voce della nonna, vicino al caldo della stufa, mi rimaneva nell’animo un bel sapore di pace, perché il bene aveva vinto il male, la cattiveria era stata sconfitta dalla bontà e l’amore regnava. Erano davvero belli quei momenti! Ancora oggi, quando sono un po’ giù, cerco serenità leggendo le favole di Andersen oppure qualche pagina dei Promessi Sposi del Manzoni. Ho bisogno di ritornare a quei racconti, scaturiti dalla sapienza di chi ha saputo ascoltare il cuore, la fede, l’intuizione di qualcosa che va oltre se stessi. Sono vere storie di vita. Dicono che il bene c’è e ogni piccolo sforzo per non arrendersi al male, trovare vie d’uscita, aiutare e proteggere chi si ama, sopportare lotte, delusioni e difficoltà alla fine trionfa e saremo “felici e contenti per sempre”.
Oggi non stiamo vivendo una bella favola. Siamo schiacciati da un potere assoluto e paranoico, che non dà spazio per sognare un mondo diverso, più buono, dove essere felici, tutti quanti insieme. Rinchiuso nella prigione del proprio io, riduce gli altri e l’intera realtà a oggetti da dominare, sezionare, manipolare, afferrare. E alla fine distruggere. La sete del potere crea intolleranza e ossessione verso tutto ciò che cambia, si muove, parla, vive, al punto da voler cancellare la vita solo perché non coincide più con la propria visione. E l’aspetto inquietante è che questa deriva ha creato una macchina di dominio, che sta causando grandi disastri. Sembra incredibile, ma nel 2022 il mondo è
ancora infestato da una logica distruttiva.
Viene subito in mente il Presidente della Russia. Dopo aver tacitato ogni voce critica interna, ha iniziato una sciagurata “operazione militare speciale” allo scopo di annettere con la forza un Paese confinante, scatenando un inferno da cui lui stesso ora non sa come uscire. Se la prende con i più fragili, i civili, gli anziani, le donne, i bambini, gli ammalati, distruggendo case, ospedali, scuole, centrali elettriche, lasciando intere città al buio, nel fango, al gelo dell’inverno. Un’azione vigliacca. Non molto diversa è la situazione dell’Iran. Il regime teocratico da 40 anni cerca di tenere 85 milioni di persone sotto la cappa di una visione monolitica della realtà. Un’operazione impossibile, perché il pensiero e il desiderio non possono essere conculcati. Così, per reprimere l’insurrezione di tanti giovani e donne, che reclamano solo un po’ di libertà, il regime non si fa scrupolo di ricorrere all’uso della violenza.
In un contesto tutto diverso, l’uomo più ricco del pianeta, dopo aver comprato Twitter per la cifra astronomica di 44 miliardi di dollari, decide di punto in bianco di licenziare per mail metà dei suoi dipendenti. Padrone assoluto dell’azienda, si sente autorizzato a fare quello che vuole, spazzando via con una comunicazione digitale la lunga storia di chi ha operato con sacrificio e intelligenza organizzativa.
Ischia, a rischio vulcanico, sismico, idrogeologico. Un territorio devastato dall’abusivismo edilizio, aggravato dal disboscamento e dagli incendi. Tanto cemento a sfregiare quella che viene chiamata: “L’isola verde”. A Casamicciola le piogge torrenziali di questi giorni hanno innescato una gigantesca frana, che ha travolto case e auto, arrivando fino al mare. Un territorio che non ha saputo prevedere e mitigare i rischi, anzi l’esatto contrario per incuria, eccesso di burocrazia, interessi economici, al prezzo di vite umane .
Dietro la politica, la religione, la tecnica si nascondono le grandezze e le miserie dell’animo umano. Nel suo profondo c’è anche la possibilità di reagire. Non si tratta di magia, ma del dono della speranza che Dio ha messo nei nostri cuori, venendo tra noi. Il Vangelo è il più bel racconto che possiamo ascoltare, rileggere, imparare a memoria, narrare. Gesù entra nella storia del mondo in un corpo nato da donna, diventa uno di noi. Rinuncia ad ogni apparato regale. Nasce povero in una stalla, non ha una pietra dove posare il capo, varca le porte di
Gerusalemme, cavalcando un’asina nel segno della mitezza e della pace.
La condizione dell’uomo è quanto mai fragile e fugace. È come l’erba e il fiore che appassiscono quando il vento rende arido il terremo. Il Signore non soffia sull’uomo per strapparlo alla vita, al contrario se ne prende cura come un pastore che “fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna, porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri” (Is 40, 11). La volontà di Dio è quella di riscattare l’uomo dai pericoli mortali in cui egli stesso sceglie di trovarsi. Non si trattiene indifferente nei cieli, ma fa ingresso nella vita terrena per
condividerla: “Ecco il vostro Dio! Ecco il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio” (Is 40, 9-10). Il “lieto fine” è reale, proprio quello che ci aspetta, dopo che avremo cercato di vivere come hanno vissuto Gesù e Maria, la Madre che lo ha dato al mondo. “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”.
Sì, c’era una volta … una ragazza di Nazareth, di nome Maria, innamorata di Dio e promessa sposa a Giuseppe, che divenne mamma dello stesso Figlio di Dio. La sua vita, attraversata da vicissitudini, momenti sereni e ore tremende, fu piena di fede, di speranza, di amore. Per questo alla fine si aprì il cielo su di lei ed entrò nel Regno, dove la felicità è piena.
Ci fa bene ogni tanto alzare lo sguardo in alto per incrociare quello di Maria e di Gesù, sentire il loro incoraggiamento a non lasciarci sopraffare dallo sconforto e dalle fatiche quotidiane, mettere in moto le migliori energie di bene e camminare,
passo dopo passo, verso il “lieto fine” che ci attende, quando gli uomini “forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra” (Is 2, 4). E Dio sarà tutto in tutti.
don Franco Colombini