Sotto il Campanile 4 Giugno 2023

Pubblicato giorno 2 giugno 2023 - Avvisi, In home page, in primo piano, NOTIZIARIO

 

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I Domenica dopo Pentecoste

Santissima Trinità

Festa dell’Oratorio 04 Giugno 2023 – Foglio n. 228

 

La Santissima Trinità è un’oasi di pace, dove è bello sostare, contemplando in silenzio. Non è un concetto teologico o una definizione. “Dio è amore” (1 Gv 4, 8.16). “Il nome di Dio è misericordia” (Papa Francesco). Tutta la storia conferma che Dio ci cerca, insegue le nostre tracce, non sta chiuso in se stesso. Ama avanzare, venirci incontro, passeggiare con noi, come faceva nel Giardino della creazione (Gen 3, 8). Non sopporta le distanze, entra nella storia, sino a diventare l’Emanuele, il Dio con noi, per noi, in noi. Di fronte a un Mistero così alto c’è da rimanere stupiti. Scatta nel cuore qualcosa di indicibile, che è più semplice gustare che spiegare. In Gesù risplende il volto di Dio. Ce l’ha raccontato con la vita, fino a manifestare sulla croce la suprema verità: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Parole come grazia, amore, perdono, misericordia sono diventate vive, concrete, af- fidabili, ripetibili.

Le incarneremo nel prossimo Oratorio estivo: “TuxTutti – e chi è il mio prossimo?”. La cura, l’attenzione, la sollecitudine ci faranno andare incontro agli altri per metterci in gioco in prima persona. Che bello sarà vedere bambini, ragazzi, preadolescenti, adolescenti, giovani, adulti gareggiare nello stare vicino ai più piccoli, condividere le ore del giorno, farsi prossimo, diventare amici, privilegiare chi è debole e fragile, prendersi cura di ognuno ad occhi aperti, braccia spalancate, mani in pasta, gambe in spalla, cuore grande! In questo spettacolo di amore apparirà più bello che mai il volto di Dio!

Don Lorenzo Milani è stato un testimone formidabile della cura e del servizio. Nacque a Firenze il 27 maggio 1923 (cento anni fa). Crebbe in una famiglia ricca. Frequentò l’Accademia di Brera, si dedicò all’arte, fino a quando all’età di 20 anni si innamorò del Vangelo e decise di entrare in seminario. Venne ordinato sacerdote il 13 luglio 1947 e nell’autunno dello stesso anno fu inviato nella parrocchia di San Donato di Calenzano. Quando si rese conto delle difficoltà, che si frapponevano ad una autentica evangelizzazione del suo popolo, decise di aprire in canonica una Scuola Popolare per i giovani della Parrocchia. Erano per lo più operai, che si trovavano alla sera a studiare con il giovane prete. Voleva dare loro una parola, indispensabile per comprendere la Parola fatta carne. Fare scuola era diventato il fulcro della sua attività pastorale.

Nel 1954 fu trasferito nella minuscola parrocchia di Barbiana, nemmeno un borgo, soltanto una canonica priva di corrente elettrica, senza una strada per arrivarci, dispersa tra una manciata di cascine sparse sulle pendici del Monte Giovi. Una sorta di esilio, a cui era stato destinato a causa delle scomode prese di posizione a favore dei suoi ragazzi e per una attività pastorale poco convenzionale, non condivisa dai parroci della zona. Anche a Barbiana raccolse attorno a sé i ragazzi e le ragazze che vivevano nelle cascine e iniziò a fare scuola. Per don Milani la scuola era impegno, assunzione di responsabilità, adesione alla situazione dell’altro.

“Su una parete della nostra scuola c’è scritto grande: I CARE”. Era il motto intraducibile dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore”, il contrario esatto del motto fascista: “Me ne frego”. Assumere la responsabilità dell’altro significa esserne coinvolti, ascoltarlo, conoscerlo, uscire da sé, andargli incontro, confrontarsi con le situazioni e i problemi, che diventano domande a cui rispondere. Educare equivale a problematizzare, essere scomodi per trasformarsi e trasformare. Nella famosa “Lettera a una professoressa” don Milani invitava a non cercare a Barbiana un modello da imitare quanto piuttosto uno stimolo per creare qualcosa di nuovo. È uno scritto molto bello, intenso, parla anche a noi, ci interpella e attende una risposta, fatta di impegno e solidarietà, in grado di aprire le porte del futuro alla speranza. Il modo di essere del maestro, il suo mettersi in gioco e spendersi completamente al servizio degli ultimi fu il cuore dell’esperienza di don Milani ed è ciò che lo rende attuale, come ha riconosciuto Papa Francesco a Barbiana, rivolgendosi a tutti gli educatori in un messaggio, che sentiamo oggi rivolto a noi:

“La vostra è una missione piena di ostacoli e di gioie, ma soprattutto è una missione di amore, perché non si può insegnare senza amare e senza la consapevolezza che ciò che si dona è solo un diritto che si riconosce, quello d’imparare. E da insegnare ci sono tante cose, ma quella essenziale è la crescita di una coscienza libera, capace di confrontarsi con la realtà e di orientarsi in essa guidata dall’amore, dalla voglia di compromettersi con gli altri, di farsi carico delle loro fatiche e ferite, di rifuggire da ogni egoismo per servire il bene comune”. È la fida che attende gli educatori e i nostri giovani animatori nel vivere in orato- rio settimane di fuoco, seguendo il motto: “Tu per tutti”. Gesù per primo accolse questo invito dal Padre e la sua vita fu un terremoto di amore, che cambiò il corso della storia.

don Franco Colombini