Sotto il Campanile 5 Novembre 2023

Pubblicato giorno 2 novembre 2023 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

 

 

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NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO
GIORNATA MONDIALE DEI POVERI –

GIORNATA DIOCESANA DELLA CARITÀ
“Non distogliere lo sguardo dal povero” (Tb 4, 7)
05 Novembre 2023 – Foglio n. 235

“Ogni giorno siamo impegnati nell’accoglienza dei poveri, eppure non basta.

Un fiume di povertà attraversa le nostre città e diventa sempre più grande fino a straripare; quel fiume sembra
travolgerci, tanto il grido dei fratelli e delle sorelle, che chiedono aiuto, sostegno e solidarietà, si alza sempre più forte.

Per questo, nella domenica che precede la festa di Gesù Cristo Re dell’Universo, ci ritroviamo intorno alla sua
mensa, per ricevere nuovamente da Lui il dono e l’impegno di vivere la povertà e di servire i poveri” (Papa Francesco).

Gesù sfidò Pilato affermando: “Io sono re, ma il mio regno non è di questo mondo” Gv, 18, 36-37).
Il Regno di Gesù non appartiene ai padroni che si fanno grandi seminando brutture e violenze.

È fatto da coloro che credono all’amore, sacrificano la vita per il bene altrui, combattono i mali del mondo con la misericordia e il dono di sé.

L’unico potere, che bramano, è servire la causa dell’uomo. Gesù è il “povero” che vince ogni povertà,
come dimostra questa commovente testimonianza riportata dal quotidiano Avvenire lo scorso 19 settembre.
“In quell’uomo senza volto abbiamo visto il volto sofferente del Signore”. Così il Cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, inizia il racconto dell’incontro con Mirolaslaw, “Mirko” per tutti, il senza dimora slovacco di 60 anni, al quale un cancro devastante aveva consumato il volto. Per un anno è stato ospite del Papa nel dormitorio di Palazzo Migliori, realizzato accanto al colonnato di San Pietro. Sabato 16 settembre Padre Konrad ne ha celebrato i funerali.

“Lo abbiamo accompagnato in tanti, c’erano due vescovi, una decina di sacerdoti, più di cento volontari e senza dimora come lui. Mirko non è morto solo”. Eppure a lungo ha vissuto da solo, per strada, nei giardini dell’Aventino, uno dei più antichi quartieri di Roma, su uno dei famosi “sette colli”. il dolore, gli scartati, in tante parti del Mondo, dove lo invia il Papa.

“Uno può essere sfasciato, può avere la mancanza di una parte del corpo, penso a un braccio, a una
gamba, ma quando manca il viso è molto più difficile. Sono stato molte volte in Ucraina e ho visto cose terribili, ma questa mi ha colpito, perché stava in mezzo all’Europa, in un quartiere benestante, ci sono case dei ricchi, molte ambasciate”. E qui il
Cardinale cita il Vangelo, la parabola di Lazzaro e del ricco epulone.

Mirko era come Lazzaro per loro, ma non si sono accorti che era per loro, chiamavano le Forze dell’Ordine, perché dava fastidio vedere un uomo così”. Già, perché Mirko copriva il viso con un lungo fazzoletto, ed era pieno di mosche e formiche, attirate dalle ferite aperte.

Eppure non voleva essere aiutato. “Sono venuti tutti, carabinieri, poliziotti, un’ambulanza. Lo volevano portare in ospedale. Ma non voleva. Diceva di no e cominciava a strillare, quando lo volevano prendere. Così lo hanno dovuto lasciare”.

Una storia che viene segnalata a Padre Konrad, che lo va a trovare. “Per due lunghi mesi sono andato da lui per convincerlo. Invano. Non voleva spostarsi, non voleva andare in ospedale. Diceva: “Queste sono cose tra me e il Signore, sono nelle sue mani”. Voleva morire lì, circondato dalle mosche e dalle formiche. Era veramente una cosa difficile da accettare, guardandolo.
Ma palava, si confessava e prendeva da noi la Comunione. Questo ci dice che uno non è solo il corpo, la carne, che si può anche non avere la faccia, ma essere lo stesso un uomo. Siamo davvero corpo e anima”.

Ma il Cardinale non molla. “Lui viveva in un giardino e allora gli ho proposto di ospitarlo nei Giardini Vaticani, in un angolo molto degno, bello, tranquillo. Ma diceva di no. Gli ho proposto una stanza nella casa Generalizia dei Domenicani di Santa Sabina, che mi avevano detto subito di sì, ma lui ha rifiutato. Infine un giorno gli ho detto: “Ti invita il Santo Padre Francesco”. Mi ha detto che mi avrebbe dato una risposta dopo tre giorni. E ha accettato. Forse aveva fiducia che nessuno gli avrebbe fatto male. La ferita gli faceva molto male. In ospedale ogni giorno gli avrebbero fatto la medicazione, ma per lui era una sofferenza, invece da solo riusciva a difendersi . Così è stato con noi per poco più di un anno”. Stanza singola, “la migliore del dormitorio. Con la finestra che dà proprio su Piazza San Pietro.

Stava sempre lì ad osservare. Così poteva seguire l’Angelus del Santo Padre e tutte le celebrazioni. Ma soprattutto non era più solo, ma in un ambiente pulito, buono, amichevole”.
Un anno in cui è tornato a comunicare e a sorridere. Perché il cancro “gli aveva risparmiato la bocca, le labbra. Ed è importante perché, se non c’è un contatto, è difficile, invece lui parlava, ma poco. Non si lamentava mai, mai diceva che soffriva, che aveva bisogno di qualcosa. Invece diceva sempre “grazie”. Per ogni cosa, “grazie che sei venuto”, “grazie che mi ospitate”, “grazie di quello che mi hai portato”. Lo ha fatto anche dal Santo Padre, dove l’ho portato un giorno. Ha ricevuto la sua benedizione. Il Papa è stato molto colpito perché ha visto un uomo senza faccia, senza viso”. Però le labbra, la parola la usava anche per altro. “Quando sono venuti quattro vescovi slovacchi lui ha cominciato a parlare del Vangelo, faceva una meditazione del Vangelo. Quella bocca veramente dava una testimonianza”.
E qui, però, non può mancare una riflessione sul perché della sofferenza. Padre Konrad, che il dolore conosce bene, la domanda se l’è fatta tante volte, “ma risposta è il mistero della Fede. Noi non sappiamo perché questo uomo è stato così provato. il Santo Padre una volta mi ha detto che quando non sai risolvere i problemi, non sai cosa dire, cerchi nel Vangelo una risposta, in una situazione simile alla tua. È così. Gesù diceva: “ero malato, ero in carcere, ero nudo”. Ero anche senza il volto. E mi avete accolto”.

Un mese fa la morte, ma la burocrazia ha fatto attendere un mese per i funerali. “Ho cominciato l’omelia dicendo che Mirko è morto, quindi vive. È proprio così. Abbiamo ricevuto tanto da lui durante questo lungo anno. Ci siamo santificati tanto grazie a lui. Siamo
cresciuti spiritualmente perché, come dice il Santo Padre, “se volete adorare Gesù stesso, uscite per le strade e aiutate i poveri”. Noi avevamo Gesù Cristo nel Palazzo Migliori e potevamo adorarlo sempre, vedendo questo benedetto che si chiama Mirko, slovacco,
uomo senza volto, volto di Cristo”.

Don Franco Colombini