scarica ==> sotto il campanile 7 Febbraio 2021
DOMENICA PUNULTIMA DOPO L’EPIFANIA
07 Febbraio 2021 – Foglio n. 137
Giornata Nazionale in difesa della Vita
“I tuoi peccati sono perdonati. La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”. Così Gesù disse alla donna peccatrice nella casa di Simone il Fariseo. Dio è misericordia, clemenza, perdono. Non sa stare lontano dalle persone che ama. Le insegue. Le cerca su ogni strada, in tutti gli angoli. Va dove nessuno oserebbe mai andare, come sul patibolo della croce, dove incontrò un ladro disperato. Gli voleva un bene infinito. Nell’amore l’uomo rinasce più forte di prima, puro, felice. Ritrova la vita, la gioia, l’entusiasmo.
Mi vengono alla mente le parole di Madre Speranza: “Bisogna far sì che gli uomini conoscano Dio non come un padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un padre buono, che studia con tutti i mezzi la maniera di confortarli, aiutarli e farli felici e che li segue e li cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro”.
Nel carcere di Opera, quando ero cappellano, conobbi un giovane detenuto, che partecipava ogni domenica alla Messa, pur affermando di non essere credente. Un giorno, incuriosito, gli chiesi il perché. Mi diede una risposta, che non ho più dimenticato. Mi disse che la Chiesa era l’unico luogo dove veniva chiamato fratello. Aveva bisogno di sentirselo dire. Il calore, l’affetto, l’amicizia, la stima erano più importanti del pane che mangiava. E Dio lo nutriva. È questo l’amore con il quale accogliere e accompagnare ogni essere umano, dal concepimento fino alla sua morte naturale, come ci viene raccomandato dai Vescovi in questa Giornata dedicata alla Vita.
“La pandemia ci ha fatto sperimentare in maniera inattesa e drammatica le limitazioni delle libertà personali e comunitarie, portandoci a riflettere sul senso profondo della libertà in rapporto alla vita di tutti. Nelle settimane di forzato lockdown quante privazioni abbiamo sofferto, specie in termini di rapporti sociali! Nel contempo, quanta reciprocità abbiamo respirato, a riprova che la tutela della salute richiede l’impegno e la partecipazione di ciascuno; quanta cultura della vita donata per far fronte comune all’emergenza!
Qual è il senso della libertà? Qual è il suo significato sociale, politico e religioso? Si è liberi in partenza o lo si diventa con scelte che costruiscono legami liberi e responsabili tra persone? Con la libertà che Dio ci ha donato, quale società vogliamo costruire?
Sono domande che in certe stagioni della vita interpellano ognuno di noi, mentre torna alla mente il messaggio chiaro del Vangelo: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 31-32). I discepoli di Gesù sanno che la libertà si può perdere, fino a trasformarsi in catene: “Cristo ci ha liberati – afferma San Paolo – perché restassimo liberi; state saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5, 1).
La Giornata per la Vita 2021 vuole essere un’occasione preziosa per sensibilizzare tutti al valore dell’autentica libertà, nella prospettiva di un suo esercizio a servizio della vita: la libertà non è il fine, ma lo “strumento” per raggiungere il bene proprio e degli altri, un bene strettamente interconnesso.
A ben penarci, la vera questione umana non è la libertà, ma l’uso di essa. La libertà può distruggere se stessa: si può perdere! Una cultura pervasa di diritti individuali assolutizzati rende ciechi e deforma la percezione della realtà, genera egoismi e derive abortive ed eutanasiche, interventi indiscriminati sul corpo umano, sui rapporti sociali e sull’ambiente. Del resto, la libertà del singolo, che si ripiega su di sé, diventa chiusura e violenza nei confronti dell’altro. Un uso individualistico della libertà porta, infatti, a strumentalizzare e a rompere le relazioni, distrugge la “casa comune”, rende insostenibile la vita, costruisce case in cui non c’è spazio per la vita nascente, moltiplica solitudini in dimore abitate sempre più da animali, ma non da persone. Papa Francesco ci ricorda che l’amore è la vera libertà, perché distacca dal possesso, ricostruisce le relazioni, sa accogliere e valorizzare il prossimo, trasforma in dono gioioso ogni fatica e rende capaci di comunione (Udienza, 12.09,2028).
Il binomio “libertà e vita” è inscindibile. Costituisce un’alleanza feconda e lieta, che Dio ha impresso nell’animo umano per consentirgli di essere davvero felice. Senza il dono della libertà, l’umanità non sarebbe se stessa, né potrebbe dirsi autenticamente legata a Colui che l’ha creata; senza il dono della vita non avremmo la possibilità di lasciare una traccia di bellezza in questo mondo, di cambiare l’esistente, di migliorare la situazione in cui si nasce. L’asse che unisce la libertà e la vita è la responsabilità. Essa è la misura, anzi il laboratorio che fonde insieme le virtù della giustizia e della prudenza, della fortezza e della temperanza. La responsabilità è disponibilità all’altro e alla speranza, è apertura all’Altro e alla felicità. Responsabilità significa andare oltre la propria libertà, per accogliere nel proprio orizzonte la vita di altre persone. Senza responsabilità, libertà e vita sono destinate a entrare in conflitto tra loro; rimangono, comunque, incapaci di esprimersi pienamente.
Dire “sì” alla vita è il compimento di una libertà che può cambiare la storia. Ogni uomo merita di nascere e di esistere. Ogni essere umano possiede, fin dal concepimento, un potenziale di bene e di bello, che aspetta di essere espresso e trasformato in atto concreto; un potenziale unico e irrepetibile, non cedibile. Solo considerando la “persona” come “fine ultimo”, sarà possibile rigenerare l’orizzonte sociale ed economico, politico e culturale, antropologico, educativo e mediale. L’esercizio pieno della libertà richiede la Verità: se desideriamo servire la vita con vera libertà occorre che i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà s’impegnino a conoscere e far conoscere la Verità, che sola ci rende liberi veramente. Così potremo accogliere con gioia “ogni vita umana, unica e irrepetibile, che vale per se stessa e costituisce una valore inestimabile” (Papa Francesco, 25.03.2020, a 25 anni dall’Evangelium Vitae). Gli uomini e le donne veramente liberi fanno proprio l’invito del Magistero: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà, pace e felicità”.
Sono tanti oggi i problemi, le ferite, gli attentati, le offese nei confronti della vita: l’aborto, la maternità surrogata, la Gpa (gestazione per altri), il mercato degli ovociti, le banche del seme, l’eutanasia, l’accanimento terapeutico, la selezione e la manipolazione genetica, la denatalità, la pena di morte, la scarsa attenzione ai diversamente abili, ma anche l’intelligenza artificiale, la custodia dell’ambiente, la questione dei migranti, il razzismo, l’abbandono della scuola, la criminalità, la casa, il lavoro, i vaccini, … . La sacralità della vita e la sua intangibilità sono principi immutabili scritti nel Dna umano. Davanti ai problemi non serve arenarsi nelle contrapposizioni di principio, fermarsi alle polemiche, scegliere il compromesso al ribasso, ma dispiegare la vela alla ricerca di un approdo più valido, cercare una soluzione alta di valore, tendere verso il meglio. Abbiamo da poco celebrato il Giorno della Memoria, perché non si ripetano più gli stermini di massa. L’uomo è capace di tutto, quando l’egoismo, l’odio, il potere, l’indifferenza, l’ideologia prendono il sopravvento. Solo l’amore apre alla luce della vita e alla gioia di servirla, proteggerla, custodirla. “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10). Se un giorno, ricordando i tanti volti incontrati, potessi anch’io ripetere le stesse parole di Gesù, sarei l’uomo più felice del mondo.
don Franco Colombini