Sotto il Campanile 8 Ottobre 2023

Pubblicato giorno 5 ottobre 2023 - Avvisi, In home page, NOTIZIARIO

 

 

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VI DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI
08 Ottobre 2023 – Foglio n. 231
“Siamo servi inutili” (Lc 17, 10)

Essere servo è il DNA di Gesù, la sua natura, la caratteristica più qualificante del cuore di Dio, il filo rosso che attraversa l’intera sua
esistenza, la spiega e la giustifica. Una vera rivoluzione nel panorama delle religioni! Davanti all’immagine di un Dio, crocifisso per
amore, anche il cuore più indurito si smuove, provando lo stupore d’esser al cospetto di un mistero insondabile. Questo ci basta e ci sprona.

La strada della Chiesa è tracciata. “Siamo servi inutili” (Lc 17, 10), mandati nel mondo a confortare, consolare, annunciare, diffondere il buon profumo di Cristo, contagiare di gioia, testimoniare la vita come un dono e non come un peso, lasciarci
smuovere dalle lacrime della gente, cercare i lontani nei deserti dell’esistenza, prenderci cura di chi è debole e fragile, amare e servire senza un ritorno, camminare sulle vie del Vangelo, missionari di giustizia e di pace.

 Poter dire:
“Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17, 10), è la più bella ricompensa
di una vita ben vissuta.
Ottanta preadolescenti di Prima Media ieri hanno ricevuto il Sacramento della
Cresima. Una nuova Pentecoste per la nostra comunità, una invasione dello
Spirito, un fuoco travolgente di passione ed entusiasmo, un vento impetuoso
che spinge alla missione fino agli estremi confini della terra a portare il bello
della fede e la gioia di credere.
Sono una speranza per la Chiesa di oggi, raccolta nell’assemblea Sinodale
in ascolto “dello spirito della verità”, per conoscere ciò che “dice alle Chiese”,
discernere e interpretare i “gemiti inesprimibili” nascosti nel popolo di Dio e
nell’umanità, camminare sulle strade del mondo, uniti, fedeli, contenti. Sono
il volto giovane di una Chiesa, che cresce nella comunione con Dio e nella
fraternità, così come è stata descritta da Riccardo Miccioni sul quotidiano
Avvenire di domenica 1 Ottobre.
UNA TAVOLOZZA E MILLE COLORI

Il rosso intenso indossato dai Cardinali. I mille colori dei partecipanti alla veglia ecumenica Together, che anticipa il Sinodo.

A voler giocare con la fantasia, la Chiesa mai come ieri sembrava una tavolozza nelle mani del Pittore dell’universo. Come una Pentecoste di speranza nuova. E poi chi lo dice che l’immagine variopinta sia solo un effetto della fantasia?

A unire la piazza San Pietro del mattino con la creazione di 21 porporati e quella della preghiera serale, infatti,
non erano solo tonalità e chiaroscuri. C’era un vocabolario intero di domande, di
propositi, di prospettive da ridefinire. Il Papa le ha tenute insieme, le ha avvolte
strette l’una all’altra nell’immagine della sinodalità, a riassumere l’idea dell’orchestra, che vive nell’armonia degli archi e dei fiati con le percussioni a tenere il timbro per sottolineare un passaggio particolare.
Nei mesi passati ci siamo detti cosa non è il Sinodo, non una convention, non un
parlamento, tanto meno un congresso o una raccolta di opinioni. Adesso abbiamo capito un po’ meglio cosa invece sia.
È un dialogo tra battezzati che aprono le porte all’azione dello Spirito, è pregare, ascoltare, camminare insieme.

È soprattutto la Chiesa che si interroga su se stessa e sulle dinamiche fondamentali che sono, citando il tema dell’assemblea
dei Vescovi che inizia mercoledì, la comunione, la partecipazione e la missione.
Dentro troviamo l’immagine dell’universalità, ben riassunta nella scelta dei nuovi
Cardinali, e il dovere della ricerca dell’unità tra i cristiani, resa anche plasticamente dalla presenza vicino al Papa del Patriarca ortodosso Bartolomeo I e del Primate anglicano Welby.

Insieme, Together, come la comunità delle origini il giorno di Pentecoste, ha detto il Pontefice, come la grande folla dell’Apocalisse,
come, tornando all’oggi, le diverse anime che compongono la comunità.

Insieme come i giovani, che dalla GMG di Lisbona a piazza San Pietro, portano l’entusiasmo della carta d’identità verde ma anche il grigio di un domani senza certezze, della precarietà, della consapevolezza di ereditare un mondo più brutto di quello
trasmesso dalle generazioni precedenti ai loro genitori.

Vanno ascoltati i ragazzi e le ragazze, ripetono un po’ tutti, non solo nei bisogni, ma anche nelle risposte,
che cercano a tentoni in una quotidianità calibrata sulle esigenze dei più grandi.
A loro, agli adulti, figli e nipoti chiedono tempo e relazioni vere. In cambio offrono
interrogativi e dubbi, che sono materia preziosa su cui imbastire il cambiamento
e quindi anche lo stimolo per far avanzare il Cammino sinodale. Si parte senza
certezze su cosa trasformare, senza conclusioni pronte, senza che i “musicisti”
abbiano provato lo spartito definitivo.

Ma proprio la mancanza di un finale già scritto è garanzia che la voglia di mettersi in ascolto è autentica.

Non a caso, anche se quasi paradossalmente, alla piazza della veglia ecumenica il Papa
ha chiesto silenzio, essenziale per la vita dei credenti e della Chiesa, anima e
respiro della preghiera che va in profondità, giù giù fino alle sofferenze che non
abbiamo il coraggio di raccontare neppure a noi stessi. Far tacere il cuore per
aprirlo all’ingresso dello Spirito, chiudere le labbra perché parlino gli occhi, mettersi in ginocchio a testimoniare che c’è Qualcuno di più grande cui rivolgersi.
Pronti a consegnargli il disegno delle nostre paure e speranze, perché ci aiuti a
correggerlo e a colorarlo come solo Lui sa fare.

               
don Franco Colombini